Energia e ambiente: perché una legge di iniziativa popolare #primadeldiluvio

Dobbiamo portarla in giro per il Paese, tra le persone che ci somigliano meno di quelle che conosciamo già. Dobbiamo rimboccarci le maniche, tradurla in "lingue" diverse e metterla alla prova delle critiche, delle domande più astruse e di quelle più semplici.

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1495610929609{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]In que­sti gior­ni di mobi­li­ta­zio­ne, di lavo­ro e di con­fron­to, mi è capi­ta­to più vol­te di dover rispon­de­re ad una doman­da: «Per­ché una leg­ge di ini­zia­ti­va popo­la­re? Per­ché non depo­si­ta­re la leg­ge in Par­la­men­to in manie­ra “clas­si­ca” e diretta?».

Il moti­vo prin­ci­pa­le, a fron­te di uno sfor­zo cer­ta­men­te non bana­le per la rac­col­ta del­le fir­me, zavor­ra­to ad arte da un siste­ma arcai­co e respin­gen­te di buro­cra­zia car­ta­cea, è mol­to sem­pli­ce: una buo­na (o per­si­no otti­ma) rispo­sta resta car­ta strac­cia se la doman­da non è quel­la giu­sta.

E la doman­da arran­ca per­ché non è anco­ra evi­den­te la con­nes­sio­ne tra il lavo­ro che man­ca e l’e­ner­gia sola­re, tra le spe­se sani­ta­rie da taglia­re e l’ef­fi­cien­za ener­ge­ti­ca, tra le migra­zio­ni e l’e­co­no­mia cir­co­la­re, tra la lot­ta alle dise­gua­glian­ze e la qua­li­tà del­l’a­ria, tra l’I­MU sul­la pri­ma casa e la chi­mi­ca ver­de, tra il cibo sano e i cam­bia­men­ti climatici.

Nel Pae­se che si impe­gna a Pari­gi a decar­bo­niz­za­re l’e­co­no­mia entro il 2050 e che intan­to sogna gasdot­ti e chie­de obiet­ti­vi meno ambi­zio­si all’Eu­ro­pa in fat­to di effi­cien­za ener­ge­ti­ca ed ener­gia rin­no­va­bi­le, nel Pae­se in cui ven­go­no sov­ven­zio­na­te dal­lo Sta­to “atti­vi­tà svan­tag­gio­se per l’am­bien­te” ogni anno per 16 miliar­di di euro, men­tre, sem­pre ogni anno, i mor­ti per cau­se diret­ta­men­te lega­te all’in­qui­na­men­to sono cir­ca 90.000…  In que­sto Pae­se non è anco­ra evi­den­te che la chia­ve di vol­ta esi­ste e che pos­sia­mo pre­ten­de­re che ven­ga uti­liz­za­ta. Man­ca la desi­de­ra­bi­li­tà di un model­lo tan­to nuo­vo quan­to ormai con­cre­to di eco­no­mia, di lavo­ro, di socie­tà, di cultura.

E se è vero che la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca si affer­me­rà quan­do sapre­mo ren­der­la desi­de­ra­bi­le, sosti­tuen­do al cata­stro­fi­smo e al cini­smo la spe­ran­za, impe­den­do alla pau­ra di man­giar­si la voglia di anda­re a pren­der­si un futu­ro più bel­lo e giu­sto, allo­ra è vero anche che non pos­sia­mo tener­ci que­sta con­vin­zio­ne per noi.

Dob­bia­mo por­tar­la in giro per il Pae­se, tra le per­so­ne che ci somi­glia­no meno di quel­le che cono­scia­mo già. Dob­bia­mo rim­boc­car­ci le mani­che, tra­dur­la in “lin­gue” diver­se e met­ter­la alla pro­va del­le cri­ti­che, del­le doman­de più astru­se e di quel­le più sem­pli­ci. Rac­con­tar­la e stu­diar­la, rischia­re di capi­re che non è per­fet­ta e segnar­ci su un tac­cui­no come miglio­rar­la quan­do sarà in parlamento.

Pos­sia­mo far­lo a par­ti­re da quel­l’u­mil­tà e da quel­la deter­mi­na­zio­ne che ven­go­no dal­la nostra sin­ce­ra e coc­ciu­ta pas­sio­ne eco­lo­gi­sta, con cui vor­rem­mo poter con­ta­gia­re il Pae­se, scrol­lan­do­ci di dos­so l’as­sue­fa­zio­ne del­l’op­pio di Benal­tro, che “ci vuo­le” sem­pre, ma non risol­ve mai niente.

Nel­le scor­se set­ti­ma­ne sia­mo sta­ti a Geno­va, a Trie­ste, a Roma, a Fro­si­no­ne, a Pisto­ia, a Ter­ra­ci­na, e anco­ra sare­mo a Por­to San Gior­gio il 27 mag­gio, a Pado­va (ma anche ad Alba­no) il 31, a Vero­na il 1 giu­gno e poi anco­ra in mol­ti altri posti e luo­ghi in cui ci stan­no invi­tan­do a por­ta­re il nostro tour #pri­ma­Del­Di­lu­vio e le nostre pro­po­ste (per le qua­li non ser­vo­no opi­na­bi­li coper­tu­re, ma solo fer­me volontà).

Il con­ta­gio è in cor­so, insom­ma. Ci vedia­mo in giro!

Nel frat­tem­po un po’ di biblio­gra­fia varia per ini­zia­re ad entra­re #nel­me­ri­to:

E, ovvia­men­te, il bel­lis­si­mo film-docu­men­ta­rio di Di Caprio, “Pun­to di non ritor­no” (Befo­re the flood), per­fet­to per com­pe­te­re con quel­li che par­la­no solo alla pan­cia, miran­do, per una vol­ta, al cuo­re e alla testa.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.