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«Siamo rimasti (ius) soli», scriveva Andrea Maestri qualche giorno fa, commentando l’ennesimo rinvio in Senato della discussione sulla nuova legge sulla cittadinanza. Una legge approvata alla Camera quasi due anni fa, tornata in Parlamento nello scorso giugno e ora appesa al solito filo della tenuta delle larghe intese, in attesa di settembre.
Gli “Italiani e le Italiane senza cittadinanza” sono quel milione di cittadini, di cui 800mila minori, nati in Italia o arrivati in tenera età ma considerati dallo Stato, ostinatamente, stranieri.
In questo Paese si consuma la loro intera esistenza: imparano a camminare e a parlare, crescono, studiano, lavorano, proprio come tutti i loro coetanei che hanno ereditato la cittadinanza italiana secondo la legge 91 del 1992, legge che però condanna loro a restare “estranei nel loro paese” perché chi li ha messi al mondo è straniero.
Sono in ballo le vite e i sogni di questi ragazzi e bambini, le loro decisioni più importanti e soprattutto la loro identità non ancora riconosciuta a livello burocratico. Non possono viaggiare liberamente nella nostra Europa se scade loro il permesso di soggiorno o se vanno al di fuori del territorio nazionale per più di tre mesi. Spesso non possono neanche andare ad una gita scolastica o partecipare al progetto Erasmus all’Università.
A volte questi ragazzi sono portatori di competenze culturali e linguistiche che il nostro paese non sfrutta a suo vantaggio. Senza dimenticare i giovani sportivi che anche vincendo i campionati nazionali spesso non posso rappresentare il paese che li ha cresciuti nelle competizioni internazionali e quindi non possono indossare la maglia azzurra pur essendo al 100% italiani.
Di questo si parla quando si parla di nuova legge sulla cittadinanza, e queste sono le storie che abbiamo ascoltato sabato scorso a Reggio Emilia, al tavolo sui “Nuovi Cittadini” del Politicamp.
Con Youness, Ilham, Fatou, Marwa, Xavier e tanti altri, che ci hanno ripetuto che la loro è una battaglia per essere riconosciuti dallo Stato di cui si sentono parte. Una battaglia che riguarda, molto semplicemente, i diritti civili, e si trova legata alla questione degli sbarchi e dell’accoglienza solo dalla retorica tossica delle destre e dalla debolezza del governo nelle ultime settimane.
Durante la discussione sono emersi alcuni consistenti aspetti migliorabili della legge, nata già come compromesso al ribasso all’interno dello schema di larghe intese, come altri provvedimenti della storia recente.
Lo ius soli temperato prevede infatti che il diritto dei bambini nati in Italia sia legato alla titolarità del permesso di soggiorno di lungo periodo da parte dei genitori, che si ottiene solo con un reddito superiore all’assegno sociale, discriminando quindi i minori in base al reddito della loro famiglia.
Ed è da rivedere anche il meccanismo dello ius culturae, cioè il diritto a conseguire la cittadinanza se si è frequentato un ciclo di studi “positivamente”: anche in questo caso assistiamo a una discriminazione, in base all’andamento scolastico del minore, che perde i requisiti se non conclude positivamente il ciclo di studi. Si tratta di un meccanismo che non tiene conto della particolare delicatezza delle discriminazioni intersezionali, anzi, le istituisce per legge, per così dire.
È anche per questo che è nato il movimento Italiani Senza Cittadinanza, per dare voce proprio ai diretti interessati, facendo essi stessi pressing politico sul Senato. Per avvicinare i rappresentanti istituzionali alle vite di questo milione di giovani e bambini che in Italia sono cresciuti o nati.
Tornando alla riforma, nonostante rappresenti un compromesso al ribasso e quindi da rivedere, riteniamo giusto e necessario che il tema dello ius soli non esca dall’agenda politica e dell’informazione, e che il testo di questa legge venga discusso e approvato in Senato il prima possibile, per permettere al milione di Italiani Senza Cittadinanza di uscire dall’invisibilità.
Per questo motivo abbiamo aderito alla campagna #1milione di #invisibili lanciata dopo la rabbia di un Italiano Senza Cittadinanza (Youness Warhou) in risposta all’ennesimo rinvio della riforma. Una foto con l’indice alzato, a rappresentare l’”uno” di #unmilione e la I di #Invisibili.
Il movimento Italiani Senza Cittadinanza ha anche lanciato la petizione “Un milione di Italiani senza diritti: approviamo subito la legge sulla cittadinanza”, diretta ai capigruppo del Senato. E che ha già raggiunto quasi 50.000 firme.
Youness Warhou, attivista
Marco Vassalotti, Comitato Agorà 7 Luglio[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]