La storia di Irene (la bimba italiana affetta da una grave disabilità) e Cindy (la sua tata di origine indiana che rischia l’espulsione perché titolare di un permesso di soggiorno per motivi religiosi non convertibile in pds per motivi di lavoro) rappresenta un esempio concreto di come parlare di migranti e di disciplina giuridica dei processi migratori significhi parlare di noi stessi, della nostra quotidianità, della qualità della nostra vita.
Senza il calore e le cure di Cindy, la piccola Irene perderebbe l’unica tata disponibile alla fatica di assisterla: tante ne sono passate, ma se ne sono andate e solo Cindy è riuscita a rimanere al fianco di Irene e della sua famiglia.
Questa storia accende un faro sul Testo Unico in materia di immigrazione, che in modo cinico e inutilmente ostile non consente (espressamente) la conversione del permesso di soggiorno per motivi religiosi in permesso per lavoro.
Una strada potrebbe essere quella — giustamente indicata dal suo avvocato — del ricorso al TAR e, in grado di eventuale appello, al Consiglio di Stato contro il diniego di conversione emesso dal Questore.
Un’altra strada, impervia ma non impraticabile, soprattutto se percorsa in chiave costituzionalmente orientata può essere la richiesta di un permesso per motivi umanitari al Questore.
Infatti, l’art. 5 comma 6 del Testo Unico prevede che “Il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno possono essere altresì adottati sulla base di convenzioni o accordi internazionali, resi esecutivi in Italia, quando lo straniero non soddisfi le condizioni di soggiorno applicabili in uno degli Stati contraenti, salvo che ricorrano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è rilasciato dal questore secondo le modalità previste nel regolamento di attuazione.”
Nel caso di Irene e Cindy ricorrono senz’altro quei seri motivi di carattere umanitario che hanno radice nei principi fondamentali della Costituzione e nel principio del superiore interesse del minore che attraversa tutta la nostra legislazione.
Ma la strada maestra è quella di una riforma puntuale del Testo Unico che il Governo potrebbe approvare anche domattina con un decreto-legge, modificando la norma e introducendo espressamente la possibilità di conversione.
Possibile (insieme a singoli deputati di diversi altri gruppi parlamentari di centro-sinistra) ha depositato una proposta di legge a prima firma Andrea Maestri di riforma organica del Testo Unico sull’Immigrazione ( si tratta dell’A.C. 4551 presentata il 15 giugno 2017).
All’art. 18 della nostra proposta così si dispone: (Convertibilità di tutti i tipi di permesso di soggiorno) 1. All’articolo 5 comma 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286 è aggiunto, infine, il seguente periodo: «Ogni permesso di soggiorno è convertibile in un permesso di soggiorno ad altro titolo qualora lo straniero attesti il possesso dei requisiti previsti per tale permesso dal presente Testo Unico o dal regolamento d’attuazione.»
Una soluzione a portata di mano, che risolverebbe tanti casi dolorosi come quello di Irene e Cindy.
Ci sarà la volontà politica di approvarla subito? Ne dubitiamo ma ci speriamo.
On. Giuseppe Civati
On. Andrea Maestri