Lettera alla ministra Valeria Fedeli

Una lettera a tutto campo, indirizzata alla ministra Valeria Fedeli, sull'istruzione scolastica e non solo

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1503468706927{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]22 ago­sto. In que­sti ulti­mi gior­ni di ferie, pas­sa­ti a pre­di­spor­re tut­to quel­lo che ser­ve per l’avvio immi­nen­te del nuo­vo anno sco­la­sti­co e a cer­ca­re di non lasciar­mi demo­ra­liz­za­re dal­le noti­zie poco ras­si­cu­ran­ti pro­ve­nien­ti dal MIUR, man­ten­go anco­ra il pigro rito esti­vo di una len­ta cola­zio­ne accom­pa­gna­ta dal­la let­tu­ra dei gior­na­li e da uno sguar­do a Face­book. E mi imbat­to in una bel­lis­si­ma Let­te­ra alla Mini­stra Fede­li scrit­ta da un col­le­ga tosca­no, Dario Cec­che­ri­ni, che con­di­vi­de le mie stes­se pre­oc­cu­pa­zio­ni e, nel far­lo, trac­cia una rap­pre­sen­ta­zio­ne mol­to chia­ra di come vor­reb­be la scuo­la pub­bli­ca chi — come lui, come me, come tan­ti e tan­te di noi — ci lavo­ra e la ama. È un atti­mo: la con­di­vi­do, ma non mi basta; l’intelligenza dei con­te­nu­ti e la sapien­za del­lo sti­le meri­ta­no una miglio­re desti­na­zio­ne. Allo­ra, gli scri­vo e gli chie­do il per­mes­so di pub­bli­car­la sul sito di Pos­si­bi­le, in modo che pos­sa anda­re ad arric­chi­re la rifles­sio­ne fin qui con­dot­ta sul­la scuo­la, da Firen­ze a Roma fino a Reg­gio Emi­lia, con l’auspicio di poter incon­tra­re di per­so­na il Pro­fes­sor Cec­che­ri­ni a uno dei nostri futu­ri appun­ta­men­ti. Eccola.

Maria Lau­ra Mare­scal­chi — Comi­ta­to Mode­na Possibile

 

Gen­ti­le Ministra,

non Le dispiac­cia leg­ge­re alcu­ne con­si­de­ra­zio­ni al ter­mi­ne di un’estate in cui più vol­te si è par­la­to di scuo­la anche per effet­to di Sue dichia­ra­zio­ni. Lei ha una respon­sa­bi­li­tà impor­tan­te e sa bene che la paro­la respon­sa­bi­li­tà, che deri­va dal lati­no respon­sa­re, for­ma inten­si­va di respon­de­re, impli­ca il pote­re e la capa­ci­tà di dare rispo­ste veri­di­che e fon­da­te a giu­ste richie­ste e legit­ti­mi bisogni.

PRIMO MOVIMENTO

Alle­gret­to

Pro­prio sul fini­re dell’anno sco­la­sti­co (9 giu­gno), a segui­to di una sol­le­ci­ta­zio­ne di geni­to­ri che non sape­va­no come occu­pa­re i figli nel lun­go tem­po del­la sospen­sio­ne del­le lezio­ni, Lei ha pre­so l’impegno di garan­ti­re dal pros­si­mo anno l’apertura esti­va del­le scuo­le. Natu­ral­men­te l’avrà det­to dopo aver fat­to veri­fi­ca­re la pos­si­bi­li­tà di dif­fu­si inter­ven­ti di riqua­li­fi­ca­zio­ne dei nostri edi­fi­ci sco­la­sti­ci per dotar­li di ambien­ti ospi­ta­li, adat­ti all’accoglienza, di cor­ti­li ombreg­gia­ti, di sale cli­ma­tiz­za­te; senz’altro avrà in men­te un pro­get­to di atti­vi­tà adat­te al perio­do esti­vo e non v’è dub­bio che avrà avu­to con­fer­ma del­la pos­si­bi­li­tà di retri­bui­re nel­la misu­ra dovu­ta gli inse­gnan­ti e gli edu­ca­to­ri che svol­ge­ran­no quel­le atti­vi­tà. Per­ché vede, Mini­stra, da que­sto ango­lo remo­to dal qua­le Le scri­vo, per la mia ridot­ta espe­rien­za di 29 anni di inse­gna­men­to, ad oggi, sal­vo alcu­ne ecce­zio­ni, apri­re nel perio­do esti­vo le nostre scuo­le potreb­be con­sen­ti­re nul­la più che atti­vi­tà di sau­na col­let­ti­va, pra­ti­ca del­la sof­fe­ren­za con­di­vi­sa, osser­va­zio­ni di spe­cie varie — e fors’anche mutan­ti — di insetti.

SECONDO MOVIMENTO

Alle­gro moderato

Era il 30 giu­gno e, pri­ma anco­ra che l’OCSE cer­ti­fi­cas­se che gli inse­gnan­ti ita­lia­ni sono tra i peg­gio retri­bui­ti di Euro­pa (in que­sto caso tut­ta­via l’adeguamento agli stan­dard euro­pei non è pre­so in con­si­de­ra­zio­ne né tan­to meno ripe­tu­to ad nau­seam), Lei, gen­ti­le Mini­stra, ha det­to che i docen­ti ita­lia­ni dovreb­be­ro gua­da­gna­re il dop­pio. E qui vor­rei chie­der­Le se nel dire que­sto Lei si sta anche impe­gnan­do per­ché acca­da o se inve­ce si è trat­ta­to del­la con­sue­ta gra­ti­fi­ca­zio­ne ver­ba­le, di fat­to deri­so­ria, di cui nes­su­no sen­te il biso­gno. Dopo cir­ca die­ci anni di bloc­co dei con­trat­ti avre­mo a quan­to pare un aumen­to in busta paga di 45 euro cir­ca net­ti (peral­tro anco­ra non del tut­to cer­ti). Sia­mo un po’ lon­ta­ni dal dop­pio che secon­do Lei meri­te­rem­mo. Lasci dun­que sta­re cer­te affer­ma­zio­ni se non cor­ri­spon­do­no a nes­su­na inten­zio­ne o pos­si­bi­li­tà rea­le. Mol­to meglio il silen­zio. Ma senz’altro mi sba­glie­rò e nell’anno a veni­re le tabel­le OCSE cer­ti­fi­che­ran­no un radio­so bal­zo in avan­ti del trat­ta­men­to eco­no­mi­co degli inse­gnan­ti ita­lia­ni, cosa di cui La rin­gra­zio fin da ora.

A que­sto pun­to Lei mi dirà che in que­sti anni qual­co­sa si è fat­to per la Scuo­la, che final­men­te si è tor­na­ti ad assu­me­re. Vero, non sarò io a negar­lo. Pare tut­ta­via che fos­se un obbli­go e, se un obbli­go, non si vede per qua­le ragio­ne si dovreb­be applau­di­re, come non si applau­de chi par­cheg­gia cor­ret­ta­men­te, chi paga rego­lar­men­te le tas­se, chi rego­lar­men­te vie­ne a scuo­la. Sen­za poi ricor­da­re gli ubria­chi algo­rit­mi che lo scor­so anno gover­na­ro­no l’assegnazione di sede dei neoassunti.

TERZO MOVIMENTO

Ada­gio

Sul fini­re di que­sta esta­te ecco il lan­cio, accom­pa­gna­to da fan­fa­ra, del­la spe­ri­men­ta­zio­ne per cen­to scuo­le del cosid­det­to “liceo bre­ve” (quat­tro anni anzi­ché cin­que), dopo una pri­mis­si­ma fase che ave­va riguar­da­to sol­tan­to poche scuo­le. L’indirizzo è chia­ro. Subi­to si è det­to che si trat­ta di ade­guar­si a uno stan­dard euro­peo, che, così come acca­de negli altri pae­si, anche da noi gli stu­den­ti devo­no poter­si con­ge­da­re dagli stu­di supe­rio­ri a 18 anni. Tut­ta­via, in diver­si Sta­ti, evi­den­te­men­te asia­ti­ci, qua­li la Ger­ma­nia, la Dani­mar­ca, la Sve­zia, la Fin­lan­dia, la Polo­nia, la Litua­nia, la Slo­ve­nia, la Repub­bli­ca Ceca, la Slo­vac­chia, la Bul­ga­ria, l’Ungheria, il Lus­sem­bur­go, l’Estonia, gli stu­den­ti si con­ge­da­no dai licei a 19 anni. Insom­ma nien­te più che improv­vi­da reto­ri­cuz­za. Pas­so oltre e leg­go e ascol­to quel che si inten­de fare – a dire il vero la chia­rez­za non è mol­ta. Si dice che non sarà un impo­ve­ri­men­to, che in quat­tro anni dovrà esse­re assi­cu­ra­to lo stes­so patri­mo­nio di cono­scen­ze e di com­pe­ten­ze rag­giun­gi­bi­li negli attua­li cin­que anni di cor­so, si affer­ma che il mon­te ora­rio com­ples­si­vo dovrà esse­re lo stes­so, si ipo­tiz­za un ini­zio del­le lezio­ni anti­ci­pa­to al pri­mo set­tem­bre, ora­ri pome­ri­dia­ni, la col­lo­ca­zio­ne del­le atti­vi­tà di alter­nan­za scuo­la-lavo­ro esclu­si­va­men­te nei perio­di di vacan­ze nata­li­zie, pasqua­li, esti­ve (di not­te no?), si garan­ti­sce anco­ra, se il mon­te ora­rio non potrà esse­re lo stes­so, che comun­que, gra­zie all’uso inten­si­vo del­le nuo­ve tec­no­lo­gie infor­ma­ti­che, saran­no rag­giun­ti gli stes­si risul­ta­ti. Tut­to que­sto ho let­to e ascol­ta­to, gen­ti­le Mini­stra. Al di là dell’evocazione dell’atto magi­co per eccel­len­za, quel­lo affi­da­to alle nuo­ve tec­no­lo­gie, con­si­de­ra­te con eufo­ria ver­ba­le acce­le­ra­to­ri e mol­ti­pli­ca­to­ri di sape­re e saper fare (e nes­su­no che dimo­stri pre­ci­sa­men­te come potreb­be acca­de­re), osser­vo, e sono que­stio­ni que­ste alla fine meno impor­tan­ti, che for­se solo Escher potreb­be imma­gi­na­re archi­tet­tu­re (ora­rie) capa­ci di con­te­ne­re cin­que anni di lezio­ni in quat­tro, che ini­zia­re il pri­mo set­tem­bre non baste­reb­be e obbli­ghe­reb­be tut­ta­via ad ave­re un ser­vi­zio tra­spor­ti già pron­to e solo per quel­la scuo­la in quel­la data, che gli ora­ri pome­ri­dia­ni richie­de­reb­be­ro per giun­ta scuo­le dota­te di spa­zi di acco­glien­za e per­ma­nen­za, ser­vi­zi men­sa. Imma­gi­no infi­ne l’entusiasmo degli stu­den­ti nell’impegnare tut­te le loro vacan­ze nell’alternanza scuo­la-lavo­ro. Ma Lei mi rispon­de­reb­be o mi fareb­be rispon­de­re che saran­no le scuo­le che libe­ra­men­te si can­di­de­ran­no a garan­ti­re il rispet­to del­le con­di­zio­ni poste dal Suo Mini­ste­ro. E io non potrei che acco­glie­re la Sua obiezione.

Vor­rei allo­ra, gen­ti­le Mini­stra, alzar­mi dal­le con­te­sta­zio­ni di ordi­ne pra­ti­co. Veda, che si pos­sa con­clu­de­re a 18 anni il ciclo sco­la­sti­co, è senz’altro pos­si­bi­le, ma solo se si ripen­sa a tut­to il per­cor­so e a ogni sin­go­lo seg­men­to, a ogni ciclo, ride­fi­nen­do­ne con­te­nu­ti e obiet­ti­vi. Così è un atto di improv­vi­sa­ta e immo­ti­va­ta ghi­gliot­ti­na. O for­se un moti­vo ci sarà. I più mali­zio­si dico­no che sareb­be un modo per ridur­re il biso­gno di per­so­na­le sco­la­sti­co, ma sicu­ra­men­te non sarà così, ci man­che­reb­be. Quan­do mai le “rifor­met­te” del­la scuo­la negli ulti­mi decen­ni sono sta­te deter­mi­na­te dal taglio del­la spe­sa? Come è noto, sem­pre e sol­tan­to il frut­to di un lun­go e appas­sio­nan­te dibat­ti­to peda­go­gi­co. Oggi però l’esigenza moder­nis­si­ma è di fare pre­sto (per esse­re com­pe­ti­ti­vi, natu­ral­men­te). La scuo­la deve esse­re un tran­si­to rapi­do e in que­sta bre­vi­tà gli stu­den­ti devo­no impa­ra­re qual­co­sa — ma non trop­po -, ten­ta­re di capi­re che cosa fare dopo, inol­trar­si in cen­ti­na­ia di ore di alter­nan­za scuo­la-lavo­ro, devo­no esse­re coin­vol­ti in ogni gene­re di uti­le e meri­te­vo­le cam­pa­gna infor­ma­ti­va; a nes­su­na pro­fes­sio­ne poi, a nes­su­na divi­sa può e potrà esse­re nega­to un incon­tro al mat­ti­no con gli stu­den­ti per far sape­re loro cosa sono e cosa fan­no (ad oggi non si sono pre­sen­ta­ti sol­tan­to le Giub­be ros­se, i Lupi dell’Ontario, la Guar­dia pre­to­ria­na, i Lan­zi­che­nec­chi). Gli inse­gnan­ti poi devo­no sape­re fare di tut­to e in tem­pi di lavo­ro sem­pre mino­ri: cono­sce­re la mate­ria, saper­la inse­gna­re, meglio se con abi­li­tà istrio­ni­che, cono­sce­re una lin­gua stra­nie­ra e i più van­tag­gio­si pro­gram­mi infor­ma­ti­ci, saper coglie­re gli smot­ta­men­ti emo­ti­vi di un alun­no, saper risol­ve­re gli intri­chi rela­zio­na­li di un grup­po clas­se, sape­re inter­lo­qui­re con fame­li­ci geni­to­ri, dar vita ad atti­vi­tà extra­cur­ri­cu­la­ri, saper pro­cac­cia­re dena­ri con pro­get­ti capa­ci di inter­cet­ta­re finan­zia­men­ti regio­na­li, nazio­na­li, euro­pei. Man­ca di saper bal­la­re e can­ta­re. Per ora.

Nel deser­to edu­ca­ti­vo e civi­le del nostro pae­se alla scuo­la si chie­de tut­to, negli spa­zi resi­dui anche di inse­gna­re. Per­ché il sen­so comu­ne che da tem­po si sta costruen­do è che le cose impor­tan­ti sono al di fuo­ri del­la scuo­la o in quel che acca­drà dopo, che la scuo­la è sol­tan­to un tem­po di atte­sa fat­to di mero adde­stra­men­to e sem­pre più da riem­pi­re con ipo­te­si e illu­sio­ni di futu­ro. Così ecco il sem­pre mag­gior peso dato all’alternanza scuo­la-lavo­ro, la pos­si­bi­li­tà sem­pre più fre­quen­te di esse­re ammes­si al pri­mo anno di uni­ver­si­tà ancor pri­ma di aver supe­ra­to l’Esame di sta­to, l’anticipo di un anno dell’uscita dai Licei.

Gen­ti­le Mini­stra, appren­de­re (bene) e com­pren­de­re (bene) sé stes­si, dotar­si degli stru­men­ti neces­sa­ri, costrui­re sen­so cri­ti­co non richie­de fret­ta. Anzi. Ha biso­gno di tem­pi diste­si, di sedi­men­ta­zio­ne, di rigo­re e di inte­sa. È il frut­to più bel­lo di una rela­zio­ne con uno spa­zio uma­no e con un ambien­te didat­ti­co che non può esse­re gene­ra­to da una con­fu­sa for­za cen­tri­fu­ga. Usci­re pri­ma dal­la scuo­la, taglian­do un anno ai licei, con mino­ri cono­scen­ze, mino­ri capa­ci­tà, mino­re con­sa­pe­vo­lez­za, crea un rischio anco­ra più gran­de di sban­da­men­to, di dera­glia­men­to, di asser­vi­men­to, che si scel­ga di ten­ta­re di entra­re nel mon­do del non-lavo­ro o di pro­se­gui­re con stu­di uni­ver­si­ta­ri. Mi sono anco­ra care le paro­le di Karl Kraus, che ricor­da­va «che la vita non si fon­da esclu­si­va­men­te sul pro­fit­to. Che l’uo­mo è posto nel tem­po per ave­re tem­po e non per arri­va­re con le gam­be da qual­che par­te pri­ma che col cuore».

Apra, gen­ti­le Mini­stra, una rifles­sio­ne e una discus­sio­ne vera su tut­to que­sto, Lei ne ha la respon­sa­bi­li­tà e la facol­tà. Ope­ri per con­ser­va­re la mol­ta qua­li­tà che c’è nel­la scuo­la pub­bli­ca, garan­ten­do­ne le eccel­len­ze e le pecu­lia­ri­tà (non sem­pre è buo­na cosa uni­for­mar­si ad altri model­li). E poi, impe­gni il Suo Mini­ste­ro e il Gover­no a raf­for­za­re e qua­li­fi­ca­re sem­pre più le scuo­le che ope­ra­no in aree di disa­gio (e quan­te ce ne sono nel nostro pae­se!); ripen­si in pro­fon­di­tà e dia nuo­va digni­tà alle scuo­le pro­fes­sio­na­li; com­bat­ta in ogni luo­go e in ogni modo la disper­sio­ne sco­la­sti­ca; coin­vol­ga e rimo­ti­vi, con serie­tà e con­cre­tez­za, gli inse­gnan­ti; fac­cia in modo che si inter­ven­ga sul patri­mo­nio edi­li­zio, dall’adeguamento alle nor­ma­ti­ve anti­si­smi­che all’efficienza ener­ge­ti­ca fino alla riqua­li­fi­ca­zio­ne di spa­zi inter­ni ed ester­ni. Vedrà che, se cor­ret­ta­men­te sol­le­ci­ta­te, non man­che­ran­no idee ed ener­gia per costrui­re al meglio il futu­ro del­la Scuo­la pubblica.

Ma La pre­go anche di inter­ro­gar­si sul fat­to che la scuo­la non basta, che c’è una sfi­da edu­ca­ti­va che va oltre i 18 anni o i 19 anni, che riguar­da le gene­ra­zio­ni dei padri, quel­le gene­ra­zio­ni sem­pre più aggre­di­te non sol­tan­to da anal­fa­be­ti­smo fun­zio­na­le, ma anche da un anal­fa­be­ti­smo di ritor­no cul­tu­ra­le e civi­le che le ren­de per­mea­bi­li alle reto­ri­che e alle misti­fi­ca­zio­ni, ai lin­guag­gi dell’egoismo, del­la pre­va­ri­ca­zio­ne, del­la vio­len­za. Anche di que­sto dovrem­mo parlare.

Que­sto Le scri­ve, dal­la penom­bra del­la pro­vin­cia, un inse­gnan­te di liceo che ama e spe­ra di con­ti­nua­re ad ama­re il suo lavoro.

Cor­dia­li­tà

Dario Ceccherini[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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