[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1506090983928{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Non avete altro di cui parlare?
Il benaltrismo è il primo nemico della legalizzazione. Si segnala che la legalizzazione della cannabis è uno spaccato, anzi una sintesi dei problemi principali del nostro paese: la presenza capillare della mafia e della criminalità organizzata, il nero, la scarsa prevenzione sanitaria e la debolezza delle leggi.
La legalizzazione è una manovra economica che vale miliardi di euro (tra risparmi e entrate fiscali, dirette e indirette), decine di migliaia di posti di lavoro (legali) nelle stime più prudenti, la riduzione della liquidità della mafia e del suo raggio di azione, in contatto con la popolazione, la possibilità di utilizzare le ingenti risorse recuperate per la prevenzione e per la sanità.
La legalizzazione permetterebbe di evitare la criminalizzazione di comportamenti di minimo impatto sociale, passando da un approccio meramente e pesantemente repressivo a un approccio più accurato nell’affrontare casi di disagio sociale.
Il proibizionismo favorisce il contatto e la complicità di comuni cittadini (onesti!) con gli ambienti della criminalità: chi si fa uno spinello, spesso finanzia le mafie e il narcotraffico.
Da ultimo, il fallimento della strategia proibizionistica e repressiva fa pensare che l’impianto legislativo che la sostiene sia del tutto inadeguato: non vi è cosa peggiore di una legge (sproporzionata) che non è rispettata.
A ciò si aggiunge che la legalizzazione consentirebbe un più facile accesso alla cannabis terapeutica, riducendone i costi, e darebbe nuovo slancio alla filiera industriale della cannabis, ambito nel quale il nostro paese era leader mondiale fino alla metà del Novecento.
I giovani consumerebbero di più!
La legge si rivolge ai maggiorenni. Per i giovani rimarrebbe l’attuale legislazione, che non evita che milioni di persone consumino cannabis. C’è chi dice che con la legalizzazione aumenterebbero i consumatori minorenni perché il consumo della cannabis diverrebbe più accessibile e consuetudinario. In verità le statistiche di chi ha legalizzato, come alcuni stati degli Stati uniti, dicono che con la legalizzazione non aumentano né i giovani consumatori né il consumo di cannabis, ma diminuiscono. Peraltro la cannabis legale che dovesse arrivare nelle disponibilità dei minorenni sarebbe prodotto certificato rispetto alle schifezze attualmente in circolazione, che possono essere tagliate con altre sostanze, appesantite da materiali di risulta o anche solo contaminate per via del trasporto. La legalizzazione consentirebbe, inoltre, di verificare molto più di quanto non accada oggi la ‘potenza’ della cannabis e dei suoi derivati, controllando maggiormente i loro effetti sui consumatori, per un consumo molto più consapevole.
La legalizzazione liberalizza comportamenti sbagliati!
In verità la cannabis è già liberalizzata di fatto, in Italia. L’azione repressiva si è rivelata costosissima e inefficace. La cannabis è accessibile in pochi minuti in qualsiasi città del paese. I consumatori in totale sono cinque milioni. Soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione è tutt’altro che bandita. E tutto ciò in presenza di un sistema proibizionistico che si è spinto fino al parossismo della legge Fini-Giovanardi, dichiarata incostituzionale.
Peraltro, chi vende cannabis spesso vende dell’altro, in circuiti criminali che avvicinano il consumatore di cannabis ad altre sostanze: un connubio che la legalizzazione spezzerebbe, separando le modalità di accesso alle diverse sostanze.
E se poi chi assume cannabis legale guida?!
Con l’approvazione della proposta dell’intergruppo non cambia nulla (ovviamente) per la guida in stato di ebbrezza e di alterazione, che sarebbe sanzionata come lo è oggi. L’argomento però è fallace: nessuno si sognerebbe di vietare l’assunzione di alcol solo perché poi qualcuno, sbagliando, si potrebbe mettere alla guida di un auto.
Però la cannabis fa male!
La legalizzazione della cannabis non è un invito al suo consumo. Vale lo stesso argomento che si adotta per l’alcol (più nocivo della cannabis) e che non porta nessun legislatore a immaginare di renderlo illegale. Il consumo consapevole può evitare abusi o comunque ridurre il danno e la legalizzazione consentirebbe di superare alcune conseguenze del proibizionismo, che spesso aggrava la situazione sanzionando in modo sproporzionato comportamenti che non sono di nocumento a terzi. A ciò si aggiunge che è cresciuta in questi anni l’influenza nella nostra società di sostanze assolutamente legali — pasticche e oppioidi — che provocano forti dipendenze e causano numerose morti per overdose (anche accidentali) che la cannabis, invece, non comporta affatto. Si segnala da ultimo che l’uso personale non è sanzionato nemmeno ora, in regime di proibizione.
La cannabis porta all’uso di droghe pesanti!
La «teoria del passaggio» è considerata del tutto infondata in assoluto, anche in presenza del proibizionismo che già conosciamo e di cui subiamo le conseguenze. Come già illustrato qui sopra, la legalizzazione peraltro aumenta (non diminuisce) la distanza da altre sostanze, che rimarrebbero illecite e non sarebbero certo vendute da chi offre cannabis, come accade ora. La legalizzazione distingue la cannabis da altre sostanze più nocive, in termini di impatto sull’organismo e di dipendenza.
Per ulteriori informazioni, numeri e ragioni a favore della legalizzazione, mi permetto di suggerire la lettura di Giuseppe Civati, Cannabis. Dal proibizionismo alla legalizzazione, Fandango 2016.
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