[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1506500205046{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Forte con i deboli, debole con i forti. E’ questo il tratto caratteristico del ministro che più piace alle destre, e che con le peggiori destre del Paese si sente a casa. Gigioneggia con loro, Marco Minniti.
E mentre gigioneggia, l’opacità nel sistema dell’accoglienza non viene in alcun modo affrontata. Quella stessa opacità che nei mesi scorsi ha alimentato la narrazione razzista e xenofoba, secondo la quale tutti gli immigrati riceverebbero 35 euro al giorno. Un’opacità che fa comodo, molto comodo, ai criminali di cui Minniti dovrebbe occuparsi, che troppo spesso hanno sguazzato nella parte gestita secondo logiche “straordinarie”: una criminalità che fa rima con “mafia”, parola impronunciabile ai tempi del ministro Minniti.
Minniti fa come Alfano, anzi peggio, perché oltre a non aver fatto nulla per invertire le proporzioni tra sistema straordinario di accoglienza (Cas, 80% dei posti) e sistema ordinario (Sprar, 15% dei posti) ha anche rimosso i dati riguardanti questa suddivisione (oltre che la suddivisione territoriale) dal sito del suo ministero. L’abbiamo denunciato a metà maggio: nulla è cambiato e non abbiamo avuto risposta. Anche per questo non si capisce che senso abbia, se non propagandistico, quello che viene annunciato in queste ore come “Piano per l’Integrazione”, che nei fatti contiene cose già previste nello Sprar, tranne i principi cardine dello Sprar (dall’accoglienza diffusa alla partecipazione delle comunità locali, quest’ultima particolarmente importante per una piena inclusione).
Continuano a sovrapporsi percorsi non chiari, con la netta prevalenza dei Cas e quindi di una gestione verticistica che fa male a tutti (alle comunità locali e alle persone accolte), ma che fa molto bene a chi sull’accoglienza ha costruito un business. Profugopoli continua indisturbata.
Ci guadagnano italiani più veloci o furbi di altri, ci perdono tutti. Gli stranieri per la qualità dell’assistenza e le possibilità di inclusione, gli italiani per la mancanza di regole e di percorsi condivisi. Dobbiamo reagire a questo stato di cose.
Giuseppe Civati
Andrea Maestri
Stefano Catone[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]