I cinque punti di Marta Fana

Giuseppe Civati aveva consigliato, prima di altri, la lettura del libro di Marta Fana, Non è lavoro, è sfruttamento, come base culturale da cui partire per scrivere un nuovo progetto per l’Italia.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Giu­sep­pe Civa­ti ave­va con­si­glia­to, pri­ma di altri, la let­tu­ra del libro di Mar­ta Fana, Non è lavo­ro, è sfrut­ta­men­to, come base cul­tu­ra­le da cui par­ti­re per scri­ve­re un nuo­vo pro­get­to per l’Italia. Poi la stes­sa Fana ha inte­so pole­miz­za­re con Civa­ti su Twit­ter dichia­ran­do­si delu­sa dal­le pro­po­ste di Possibile.

Alla fine del suo libro lei segna­la cin­que pun­ti fon­da­men­ta­li, che elen­chia­mo qui di segui­to con le nostre osser­va­zio­ni. Giu­di­che­rà il let­to­re se vi sono moti­vi per una pole­mi­ca o piut­to­sto per una col­la­bo­ra­zio­ne.

«Rico­min­cia­re a par­la­re di subordinazione».

Sia­mo per la ridu­zio­ne del­le for­me con­trat­tua­li, per l’introduzione di un vero con­trat­to uni­co con un bre­ve perio­do di pro­va, alla fine del qua­le ci sia l’articolo 18 (come scri­ve­va­no Boe­ri e Gari­bal­di, nel­la pro­po­sta ori­gi­na­ria). Ed abbia­mo scrit­to a chia­re let­te­re che nel­la disci­pli­na del­la col­la­bo­ra­zio­ni coor­di­na­te e con­ti­nua­ti­ve, deve esse­re rein­se­ri­to, in caso di ete­ro-orga­niz­za­zio­ne, la pre­sun­zio­ne asso­lu­ta di subor­di­na­zio­ne fin dal­la sti­pu­la del con­trat­to, con la riqua­li­fi­ca­zio­ne del col­la­bo­ra­to­re come lavo­ra­to­re dipendente.

«Non è pos­si­bi­le ammet­te­re che i con­trat­ti a ter­mi­ne ven­ga­no usa­ti sen­za alcu­na ragio­ne tec­ni­ca e pro­dut­ti­va, ma sol­tan­to per abbat­te­re il costo del lavoro».

Abbia­mo con­te­sta­to le scel­te di Polet­ti che han­no aumen­ta­to pro­ro­ghe e tol­to le cau­sa­li. Il lavo­ro a ter­mi­ne deve esse­re moti­va­to e più costo­so del lavo­ro a tem­po inde­ter­mi­na­to, come si soste­ne­va pri­ma che la sta­gio­ne del Jobs Act impo­nes­se altre scel­te. Va da sé che l’a­do­zio­ne del Con­trat­to Uni­co com­por­te­reb­be la can­cel­la­zio­ne del con­trat­to a tem­po deter­mi­na­to. E per quan­to riguar­da il lavo­ro in som­mi­ni­stra­zio­ne, oggi la for­ma pre­va­len­te nel­la dina­mi­ca del­le atti­va­zio­ni con­trat­tua­li, deve esse­re oppor­tu­na­men­te limitato.

«Por­re fine al siste­ma di defi­sca­liz­za­zio­ne degli straor­di­na­ri e al loro assog­get­ta­men­to ai pre­mi di produttività».

Sia­mo d’accordo anche su que­sto e nel pro­gram­ma di Libe­ri E Ugua­li ci saran­no note e impe­gni precisi.

«Lavo­ra­re tut­ti ma lavo­ra­re meno a pari­tà di salario».

È una pro­po­sta da rive­de­re alla luce del con­te­sto che si andrà defi­nen­do con la pro­gres­si­va auto­ma­zio­ne dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi e il ricor­so a siste­mi di intel­li­gen­za arti­fi­cia­le e sem­pre meno al lavo­ro. Le 35 ore era­no il caval­lo di bat­ta­glia di Ber­ti­not­ti nel 1997. L’at­tua­le mer­ca­to del lavo­ro, ridot­to in fran­tu­mi da una pre­ca­riz­za­zio­ne fero­ce, con­si­ste in mol­ti casi di rap­por­ti di pre­sta­zio­ne d’o­pe­ra inter­mit­ten­ti, di qual­che gior­no, di qual­che ora. Non vi è cer­tez­za che la ridu­zio­ne d’o­ra­rio per i lavo­ra­to­ri cosid­det­ti insi­ders non libe­ri altro spa­zio per nuo­va pre­ca­rie­tà. Tut­ta­via, il dibat­ti­to cir­ca il bilan­cia­men­to fra lavo­ro e tem­po libe­ro meri­ta cer­ta­men­te il suo spa­zio.

«Pun­ta­re a intro­dur­re una vol­ta per tut­te un sala­rio mini­mo per legge».

Ne par­lia­mo da tem­po: non un sala­rio mini­mo qual­sia­si ma uno che rife­ri­sca ai mini­mi retri­bu­ti­vi pre­vi­sti dai CCNL e comun­que non sia infe­rio­re ad una soglia (nazio­na­le o regio­na­le) comu­ne a tut­ti. Non essen­do immu­ne da rischi — se scrit­to male, può gene­ra­re lavo­ro nero, disoc­cu­pa­zio­ne, infla­zio­ne — occor­re che sia ade­gua­ta­men­te indi­ciz­za­to alla pro­dut­ti­vi­tà. Soprat­tut­to, non può esse­re usa­to per scal­za­re la con­trat­ta­zio­ne col­let­ti­va in fun­zio­ne di un model­lo di rela­zio­ni indu­stria­li deman­da­to alle sin­go­le aziende.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.