[vc_row][vc_column][vc_column_text]ll 27 gennaio scorso, Giornata della Memoria, il Comune di Catanzaro ha concesso la sala della biblioteca comunale all’esponente neofascista di Casa Pound, Simone Di Stefano. Si è trattato di un atto gravissimo e offensivo che non può non essere stigmatizzato da chi ha a cuore i valori assoluti dell’antifascismo sui cui è fondata la nostra Costituzione Repubblicana. Mi chiedo perché, come se lo sono chiesto i sopravvissuti delle persecuzioni nazifasciste: perché è successo, perché io sono vivo e tanti altri no? E’ stato un perché che per decenni si sono tenuti nel cuore e in gola. Solo dopo tanti anni hanno cominciato a “gridarlo” pubblicamente. Quel perché ha scosso le coscienze di tutto il mondo, ci ha messo di fronte alla vergogna e alla disumanità. Per questo perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 60/7 del 1° novembre 2005, ha proclamato il 27 gennaio di ogni anno come Giornata internazionale per ricordare le vittime dell’Olocausto.
Io ora mi chiedo perché il Comune di Catanzaro ha deciso di concedere la biblioteca ad un’organizzazione neofascista proprio nella Giornata della Memoria del 27 gennaio. Non possiamo sottovalutare, non più. Ormai è uno stillicidio continuo di episodi e parole che tentano di minare i valori da cui è nata la nostra Costituzione Repubblicana. In questi valori c’è la lotta contro il nazifascsimo, c’è la lotta contro ogni forma di discriminazione, c’è anche il rifiuto come male assoluto di ciò che ricordiamo il 27 gennaio, che è una data simbolo e, come tutti i simboli, esprime un comune sentire, un sentimento condiviso.
La decisione del Comune di Catanzaro è andata contro questo simbolo, ha creato un “equivoco”, ha permesso che un disvalore potesse essere messo al posto di un valore, quello della memoria di un genocidio che ha ucciso milioni di persone prima, durante e anche dopo. Secondo uno studio del 2013 dell’Holocaust Memoriale Museum di Washington, studio che sarà pubblicato in sette volumi nel 2025, potrebbero essere tra 15 e 20 milioni le persone imprigionate o uccise dai nazifascsiti. L’olocausto non è stato solo Auschwitz, ma un sistema grande e complesso, un sistema di cui molte persone erano a conoscenza e al quale vi hanno preso parte e per il quale molti Paesi hanno allestito una propria rete di campi proprio per dare corso alla “soluzione finale”.
Il fascismo ha avuto un ruolo di protagonista assoluto in tutto questo, non c’è stato niente di buono in quel regime. Le leggi razziali e le deportazioni sono state le naturali conseguenze di una dittatura crudele, liberticida, criminale e assassina, come ha ben sottolineato di recente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Se leggiamo il manifesto della razza, ci vengono i brividi solo a pensare che qualche essere umano lo abbia solo potuto ideare e concepire, eppure è avvenuto. Benito Mussolini, confidò a Galeazzo Ciano che l’aveva quasi completamente redatto lui. Evidentemente il virus, da cui sono stati affetti milioni di persone, è ancora vivo e “anime belle” stanno provando ad inocularlo di nuovo nel nostro corpo sociale, politico ed economico. Lo dimostra l’intitolazione di strade a Pino Rauti, lo dimostrano le recenti dichiarazioni di Attilio Fontana, di Sergio Pirozzi, di tal Riccardo Iaccarino, tutti candidati a ricoprire una carica istituzionale della nostra Repubblica, che, ricordiamolo ancora una volta, è antifascista.
Allora se questo virus è ancora vivo e lotta tra di noi, noi siamo chiamati ancora di più a lottare ed a somministrare in dosi abbondanti gli antibiotici della democrazia, dell’antifascsimo e perciò dei valori costituzionali
Gianfranco Mammone[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]