Le intese infeltrite per la stabilità senza direzione

Da giorni il dibattito elettorale è larghe intese-centrico. Nel senso che è al centro del confronto, ma anche nel senso del centro inteso come posizione politica: la grancassa mediatica indica difatti l'approdo a un neo-centrismo

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Da gior­ni il dibat­ti­to elet­to­ra­le è lar­ghe inte­se-cen­tri­co. Nel sen­so che è al cen­tro del con­fron­to, ma anche nel sen­so del cen­tro inte­so come posi­zio­ne poli­ti­ca: la gran­cas­sa media­ti­ca indi­ca difat­ti l’ap­pro­do a un neo-cen­tri­smo, in cui gli ex prin­ci­pa­li con­ten­den­ti, For­za Ita­lia e Pd, a tra­zio­ne ren­zian-gen­ti­lo­nia­na-min­ni­tia­na, ven­go­no rap­pre­sen­ta­ti più come cor­ren­ti di un gran­de sog­get­to cen­tri­sta. Non sono descrit­te come for­ze poli­ti­che alter­na­ti­ve, inten­zio­na­te a con­ten­der­si la mag­gio­ran­za. Le ele­zio­ni del 2018 sono viste alla stre­gua di un con­gres­so del­la Dc. E acca­de anche a cau­sa di una leg­ge elet­to­ra­le, su cui è ormai inu­ti­le sof­fer­mar­si, se non per auspi­ca­re una can­cel­la­zio­ne imme­dia­ta nel­la pros­si­ma legislatura.

In que­sto cli­ma da nostal­gia demo­cri­stia­na, gli spon­sor del­le lar­ghe inte­se pro­li­fe­ra­no. Non si par­la d’al­tro, omet­ten­do che la lar­ghez­za è nel­la paro­le, nel­le espres­sio­ni, ma man­ca nei nume­ri. Per­ché l’i­po­te­ti­ca mag­gio­ran­za del­le lar­ghe inte­se è ristret­ta, esi­gua, risi­ca­ta. Le inte­se infel­tri­te, al mas­si­mo, o una mag­gio­ran­za sexy, per cita­re Roma­no Pro­di (del 2006), tor­na­to dirom­pen­te sul­la sce­na poli­ti­ca. La nar­ra­zio­ne, secon­do cui l’e­sem­pio tede­sco indi­ca la via mae­stra da segui­re il 5 mar­zo pre­sen­ta un vizio di for­ma. O meglio: un pro­ble­ma nume­ri­co. La Große Koa­li­tion è ‘gros­sa’ anche nel­la soli­di­tà del­la mag­gio­ran­za: su 709 seg­gi, l’al­lean­za tra Cdu/Csu e Spd arri­va a 399 depu­ta­ti, 44 in più rispet­to alla soglia mini­ma richie­sta per sup­por­ta­re l’a­zio­ne di gover­no. Sen­za dimen­ti­ca­re che i social­de­mo­cra­ti­ci han­no segui­to un per­cor­so di con­sul­ta­zio­ne inter­na, dimo­stran­do dispo­ni­bi­li­tà di ascol­to del­la base. Nel caso ita­lia­no, la situa­zio­ne è diver­sa: la con­ta è nel­l’or­di­ne di una man­cia­ta di (ipo­te­ti­ci) par­la­men­ta­ri deci­si­vi, pro­ba­bi­li “respon­sa­bi­li” last minu­te, per dare fidu­cia a un gover­no non meglio pre­ci­sa­to, in nome di una sta­bi­li­tà sen­za dire­zio­ne né tan­to­me­no una visio­ne.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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