Chi opera nella scuola non può non ricordare Salvatore Giuliano, preside dell’Istituto Majorana di Brindisi, come un entusiasta difensore della legge 107, cosiddetta “Buona scuola”. Quando gran parte di noi, il 5 maggio 2015, era a Roma a manifestare contro quella legge, lui mise addirittura per iscritto la sua contrarietà a tale sciopero, accusandoci di demagogia, mentre lodava invece il coraggio con cui il Governo Renzi si riprometteva di rinnovare la scuola italiana; lode e sostegno ribaditi in più occasioni e immortalati in video che oggi forse gli creano un qualche imbarazzo. Evidentemente non allora, quando gli valsero un incarico di consulenza presso il Ministero dell’Istruzione.
E delle “innovazioni” ministeriali Giuliano è sempre stato tra i più pronti e volenterosi esecutori: dall’autoproduzione dei libri di testo, in apparenza sposando la modernità e il basso costo per gli utenti del formato e‑book, ma nella realtà rischiando di estendere anche alle scuole la pessima abitudine delle dispense universitarie, che finiscono per presentare al/alla studente un sapere monolitico e totalitario; alla sperimentazione del “liceo breve”, passando, come si diceva, per un ruolo attivo e di primo piano rivestito nell’attuazione della legge 107. “Eccellenza” e conformismo sono sempre state le sue stelle polari. Con qualche tocco estemporaneo di originalità, come l’annunciato inizio delle lezioni alle 10 del mattino dal prossimo anno scolastico.
È difficile capire come un tale pilastro dell’establishment avesse improvvisamente deciso di candidarsi alle Parlamentarie del M5S, che da sempre si dichiara contro il sistema. Eppure ci aveva provato, senza essere però inserito tra i papabili. Ma Salvatore Giuliano non è uno che si arrende facilmente: escluso dal voto on-line, ha invitato Luigi Di Maio nella sua scuola, nel pieno della campagna elettorale (una mossa che non ci appare esattamente un capolavoro di correttezza, tanto più che l’incontro è stato filmato e diffuso sui social), e se lo dev’essere conquistato, se ora viene presentato come il possibile Ministro dell’Istruzione, in caso di vittoria elettorale.
A quanto pare, “Parigi val bene una messa”: lesto, lesto, Giuliano ha prontamente cambiato le sue opinioni sulla 107, che nel giro di poche ore è passata da coraggiosa riforma della scuola italiana a legge con alcuni passaggi da superare, infine, a testo da buttare e riscrivere integralmente. Chi può dire quale sarà la sua posizione, il giorno che dovesse insediarsi a Viale Trastevere? Prevarranno le scelte maturate e difese nel corso degli anni o questo repentino giro di valzer?