Non serve ripeterlo, potete leggerlo ovunque, e non avete nemmeno bisogno di leggerlo. Se non tra di noi direttamente, tra i nostri parenti, amici, conoscenti, c’è la testimonianza viva e diretta della secchiata d’acqua gelida che le elettrici e gli elettori hanno tirato addosso alla sinistra in ogni sua forma e in ogni sua gradazione, da quella più sbiadita a quella più intensa.
Chi parla di anno zero non ha torto.
Le macerie delle larghe intese lasciano una sinistra al suo minimo storico, tanto come rappresentanza che come prospettive.
In particolare è evidente che per il progetto di Possibile e per il percorso di Liberi e Uguali, al quale abbiamo aderito in seguito a tre diverse votazioni dei nostri Stati Generali, la batosta è stata ed è fortissima.
Forte al punto che da mettere a repentaglio l’esistenza stessa di una sinistra politica e partitica in Italia.
Forte al punto da indurre in molte e molti di noi la tentazione di lasciare tutto e di ritirarsi ciascuno nel proprio particolare.
Forte al punto da produrre ora più che mai l’esigenza di un rilancio del progetto per una nuova sinistra, in grado di portare i suoi ideali storici in quello che sarà il futuro a partire da questo anno zero, in grado di produrre e portare avanti a partire da quegli ideali nuove battaglie, nuove ricette per rispondere ai bisogni della nostra società frantumata, ora come non mai avrebbe bisogno di sinistra, non solo e non tanto nei palazzi, ma nelle strade, nelle piazze, nelle case.
Nell’immaginazione delle persone.
Sì, nell’immaginazione, perché ciò che più manca, a manca, è l’idea di un futuro diverso, migliore, desiderabile, POSSIBILE. E manca perché i mutamenti del tardo ‘900 prima e la crisi economica poi l’hanno cancellata dalla mente delle persone, costrette dallo status quo a vivere in un eterno presente di bisogni e di paure.
Ma manca perché la sinistra, quando non si è fatta status quo lei stessa, ha fallito il suo compito più alto, più importante, cioè quello di alimentare questa immaginazione, di darle ossigeno, nutrimento.
Ecco, per noi la sinistra, tutta, deve ripartire da qui. Dall’esigenza di costruire un nuovo linguaggio per raccontare un domani diverso da quello che le forze attualmente dominanti preparano per tutte e tutti.
Possibile nasce proprio per questo, perché come ha detto Giuseppe Civati nel 2015 nell’assemblea fondativa dei Pini Spettinati, “il punto non è mettere insieme pezzi, ma costruire obiettivi, sfide che rappresentino le esigenze della società”. E farlo, banalmente, con chi ci sta.
Noi vi invitiamo a starci. E a farlo con noi, se anche voi credete che la sinistra può recuperare una ragione d’esistere nella società attuale solo se affronta le grandi questioni planetarie che attraversano oggi la vita di tutte e tutti.
Ci auguriamo che l’Italia e l’Europa siano ben governate, nei prossimi anni, ma abbiamo la netta sensazione che così non sarà, e che le ricette proposte dalle forze uscite vincitrici da queste elezioni siano del tutto inadeguate a rispondere alle sfide che il presente ci propone.
E non è certo il momento di sederci a commentare con amarezza e sdegno, di stare a guardare. È il momento di scommettere su ciò in cui si crede, di dare il proprio contributo perché le cose vadano finalmente in un’altra direzione.
Ci sarà nei mesi e negli anni a venire più che mai bisogno di futuro, di cambiamento, di innovazione, e se vogliamo che tutto questo volga finalmente a favore delle molte e dei molti, è ora il momento di cominciare a disegnarlo noi, il futuro. Potrebbe arrivare prima di quanto pensiamo.
Possibile è pronta a partire, a ripartire. Si potrebbe dire che siamo nati pronti, perché questo è sempre stato il nostro obiettivo. E intendiamo aprirci a tutte e tutti quelli che vorranno darci una mano, a partire dai nostri comitati, che inviteremo a riunirsi nei prossimi giorni.
Il momento è ora, proprio quando nessuno se lo aspetta.
Riprendiamoci il nostro destino, costruiamo insieme il percorso verso giorni migliori.