[vc_row][vc_column][vc_column_text]Pubblichiamo di seguito un contributo alla discussione inviato ieri, prima dell’apertura degli Stati Generali di Possibile tenutisi a Bologna.
Come contributo alla discussione degli Stati generali di Possibile e, immediatamente, ai suoi iscritti, presentiamo qui di seguito un rapporto sulle attività di Possibile, sui «lavori in corso», che hanno proseguito e accompagnato la campagna elettorale: progetti già pienamente avviati, in alcuni casi, in altri risultato di ciò che già stavamo facendo o pensando.
Punti che segnano una naturale evoluzione del lavoro svolto in questi anni in termini di attivismo e elaborazione politica, allargando lo spettro dei temi di cui ci occupiamo e il numero delle persone che se ne occupano, e che si sono distinte per l’impegno nella loro promozione, nel tempo. Inoltre, tengono conto delle evoluzioni intervenute negli ultimi mesi, anche dal punto di vista della necessità di una evoluzione dell’assetto organizzativo, e del campo più ampio e più complicato in cui abbiamo operato, in primis nel rapporto con altri soggetti, un campo che nel breve futuro ci auguriamo più largo di quello fotografato dai recenti risultati elettorali.
Si tratta come sempre di uno schema aperto al contributo di tutte e tutti, e che viene proposto ai nostri iscritti perché vi partecipino o intervengano per arricchirlo: la loro prosecuzione ne terrà ovviamente conto.
Appunti per un manifesto per l’Europa
Elly Schlein e Giuseppe Civati
In collegamento con #giorni migliori e con il lavoro fatto da Possibile in previsione della campagna per le Politiche 2018, lavoriamo a un manifesto per le Europee del 2019. Fin da ora. Siamo partiti il 1 marzo, prima ancora che finisse la campagna elettorale delle Politiche, con Elly Schlein, a Bergamo, sulla base di principi chiari e una iniziativa politica che abbiamo sostenuto in questi anni, senza smettere mai. Dispiace constatare che per LeU l’Europa non sia stata al centro della proposta politica, come molti di noi ci auguravamo.
Prepararsi alle Europee significa avviare una ricognizione dei sostenitori e dei possibili candidati. Significa aprire un’area di elaborazione discussione sulla nostra piattaforma. Significa fare un’unica lista progressista trans (nazionale) e trans (partitica) e trans (familiare, non nel senso deluchiano, perché tutte le famiglie europee sono in discussione), perché il mondo progressista non si disperda in mille rivoli e si riesca a rappresentare un punto di vista che sia rappresentativo e di alto profilo: una lista plurale intorno a un programma e a parole chiare, in un sistema elettorale proporzionale che consente l’espressione delle preferenze.
Significa focalizzarsi fin d’ora su alcune questioni-campagna, che indagheremo insieme: democratizzazione del sistema, migrazioni e riforma di Dublino, questione fiscale per le multinazionali, abolizione dei paradisi interni, condivisione del debito, investimenti in ricerca e conversione ecologica, disarmo e guerra alla fame.
Dal comitato scientifico al Think tank aperto e inclusivo
La cifra di Possibile è culturale e programmatica. Sulla base del lavoro di #giornimigliori avvieremo un rilancio del nostro comitato scientifico in una versione più simile a quella di un vero e proprio think tank anglosassone. Un «think&move», per la precisione, per invitare all’impegno e alla mobilitazione, attivando competenze e esperienze in ogni campo. Un comitato che avrà autonomia e insieme canali autonomi di finanziamento, perché si possa sostenere la sua attività di approfondimento e di divulgazione.
La visione del futuro
Come ha notato Carlo Massironi, bisogna osare, proporre all’Italia di diventare nei prossimi dieci anni il paese più forte in Europa nella ricerca e nell’ingegneria (in tutte le accezioni del termine), in una politica industriale diffusa e per noi immediatamente ecologica, per creare lavoro: vero e buono.
Perché ogni posto di lavoro qualificato legato all’innovazione ne fa vivere cinque non qualificati intorno a lui. E tra i «molti» a cui ci rivolgiamo, contro i «pochi» che decidono al posto loro e contro di loro, ci sono migliaia di operatori economici a cui la politica si propone solo con promesse irrealizzabili, sconti impossibili, regalie d’ogni tipo, ma mai con un progetto, in un sistema bloccato nel quale in «pochi», anzi «pochissimi» siedono nei consigli di amministrazione di tutti i principali gruppi economici del paese.
Diventare promotori di una politica che indichi una strada percorribile verso il futuro, credibile, libertaria (non distopica, come comunità, rassicurante, che protegge i deboli). Ridando un ruolo all’Italia e agli italiani nel mondo. Un senso di “grandezza” di tipo diverso, una ricchezza più condivisa e distribuita che si coniughi con le politiche e le economia di piattaforma, che ci consenta di arrivare sani e salvi, come genere umano, #primadeldiluvio. Un viaggio in Italia che inizia dall’Estonia — dove Possibile sarà tra qualche giorno — e dalla digitalizzazione, dalle piattaforme, dall’innovazione sociale.
Alla ricerca della politica perduta
Francesca Druetti e Stefano Schwarz
Bernie Sanders nella sua Guide to a Political Revolution alla fine di ogni capitolo propone alcune modalità per mobilitarsi e indica collegamenti a studi attraverso i quali approfondire la conoscenza della questione che caldeggia, indicando le fonti e soprattutto i luoghi di iniziativa politica. Non i suoi comitati, né la sua rete di sostegno: Sanders offre una rassegna delle reti e delle associazioni indipendenti che se ne occupano (a prescindere da ciò che Sanders fa, per capirci), mostrando ciò che nella società americana è già presente e attivo. Quel «possibile», diremmo noi, che è già in campo, che non dipende da noi, che non ci ha aspettato. Che rende migliore la società in cui viviamo, che dà battaglia su questioni che riguardano la giustizia, economica e sociale, che si preoccupa di estendere i diritti, di tutelarli, di trovare soluzioni più avanzate per vivere meglio, tutti quanti. La nostra ricerca è indirizzata alla politica, perché solo se ritroveremo la politica, ritroveremo anche la sinistra.
E se davvero vogliamo una riforma della politica, dobbiamo tenere conto di una questione fondamentale: è la politica che non è più da nessuna parte o, nelle rare occasioni in cui si manifesta, dalla parte sbagliata.
È fuori dal tempo e dallo spazio, la politica. Da luogo dell’utopia, alla negazione dell’utopia e poi a utopia (non luogo) essa stessa. Una classe dirigente di vassalli di interessi economici, grandi o piccoli, e subalterni a schemi di potere che si impongono senza incontrare resistenza. È strumentale, la politica, nel senso deteriore. Perché non si colloca dove dovrebbe stare. Non solo le sue forme, i suoi modi, i suoi metodi, i suoi strumenti, vanno riformati. Non solo i suoi luoghi sono cambiati, e non troviamo dove farla: è il posto dove deve stare la politica che va ripensato. Non è un caso che si affermino coloro che dicono che la politica che fa schifo, come Berlusconi dice da vent’anni, raggiunto poi da molti altri: una politica che al massimo «serve», perché è serva di altri interessi e altri soggetti. Per questo, dobbiamo ritrovarle un posto. Che sta più in alto e insieme più vicino alla vita delle persone. La politica non può che essere un progetto collettivo. Non si cambia il mondo da soli. Né per via individuale, individualistica, né con i blitz, né con gli slogan o le trovate estemporanee di chi vuole solo battere un colpo. Lo si cambia se c’è un progetto, un progetto comune. Lo faranno i «molti» se sapranno organizzarsi. E se sapranno mobilitarsi, in forme nuove e al passo con i tempi.
I supporter, non solo gli iscritti
Momentum insegna che oltre agli iscritti più direttamente coinvolti nella vita di un partito, c’è un’area molto più larga di attivismo. Una rete di supporter, ci deve accompagnare: le persone che credono alle stesse cose in cui crediamo noi sono molto più di quelle che pensiamo. Il nostro movimento ha sempre viaggiato su un doppio binario, tra militanti e sostenitori. Lo abbiamo visto alle primarie del 2013, lo abbiamo visto alle europee del 2014, lo abbiamo visto, più recentemente, nella campagna del 2x1000 dello scorso anno. Quello che vi proponiamo è di permettere a questi sostenitori, a questi supporter di dare il loro contributo rispettando il loro desiderio di restare “laterali” rispetto alla militanza classica. Diamo loro la possibilità di registrarsi sul nostro sito, creiamo uno spazio a loro dedicato, mettiamoli in rete e in relazione tra loro e con noi. Come Jeremy Corbyn ha fatto con Momentum, dando vita a uno straordinario esempio di partecipazione alternativa, ampliamo il nostro raggio d’azione, creiamo un cerchio esterno ai nostri circoli, che si possa stringere assieme a noi durante le nostre campagne. Siamo molti più di quanti pensiamo, facciamolo sapere a tutte e tutti. Per questo abbiamo chiesto a Andrea Braga, Stella Casola e altri di fare i promotori e (absit) i «testimonial» per tutti coloro che vogliono partecipare senza essere eccessivamente vincolati, nel modo in cui vorranno farlo, a seconda delle loro possibilità.
Progetto/Campagna Social (non quel social)
Beatrice Brignone e Marta Costantini
Tra Senigallia e Marotta è nato un magazzino, un rifugio, con l’intento di essere non solo luogo di aggregazione e riunioni, ma, soprattutto, di iniziativa solidale. Un modo per unire la politica delle istituzioni a quella per strada, tra le persone, a partire da quelle che sono più in difficoltà.
L’idea è nata dopo le raccolte di scarpe che abbiamo fatto con l’aiuto di Hope For Children per i profughi che, scalzi, scappavano lungo la rotta balcanica, e poi le successive raccolte di generi di prima necessità per le vittime del sisma. La risposta amplissima e generosa di tante persone ci ha fatto capire che c’è un tessuto forte e solidale intorno a noi, ma è la politica ad essersene privata in questi anni.
La fraternità, quel terzo principio rivoluzionario che accompagna la libertà e l’uguaglianza che dimentichiamo sempre e che vogliamo rimettere al centro della nostra azione politica. È la principale urgenza che noi in questo momento avvertiamo: rammendare un tessuto che in questi anni difficili si è sfilacciato, unendo i tanti fili buoni che ci sono intorno a noi.
Rimboccarsi le maniche per essere vicini a chi è in difficoltà, ma tenendo insieme l’azione politica fatta di studio, di atti, di approfondimento serio e rigoroso. Siamo al lavoro per capire quali interventi possano essere più utili e urgenti e cosa siamo in grado di offrire, lo faremo con l’aiuto di tutti quelli che vorranno offrire un po’ di tempo, competenza e disponibilità.
Non sappiamo quanto durerà questa lunga notte, ma siamo pronti a prendere ciascuno la propria lanterna per attraversarla. E pensiamo che ovunque si possa replicare questo esperimento, come è stato fatto anche a Genova, debba essere prioritario rispetto a mille altre cose.
Progetto/campagna Giusta paga [giustapaga.it]
Davide Serafin
Una campagna permanente per l’aumento dei salari e delle retribuzioni di chi lavora, per potenziare i controlli sul lavoro perché sia sempre garantita la sua dignità, perché non esistano cottimo e sfruttamento, perché chi lavora non sia povero, perché si affermi una vera parità salariale di genere, perché gli ispettori del lavoro e in generale chi si occupa dell’ordine e della sicurezza (questa è l’emergenza nazionale, caro ministro) siano messi nelle condizioni di contrastare il dumping salariale, per il rispetto delle regole, per la concorrenza leale tra i soggetti economici, per una società più matura e meno corrotta.
Un luogo di studio e di denuncia, di informazione e di proposta, promosso da Possibile ma aperto a tutte e tutti.
Progetto/campagna Noemergenza [noemergenza.it]
Stefano Catone, Andrea Maestri, Valeria Mercandino
L’accoglienza non è una emergenza, è un delicato percorso amministrativo che si basa su norme imprecise e spesso lacunose, che ha consentito in questi anni sperequazioni, inefficienze, sprechi micidiali.
L’accoglienza, la prima accoglienza, deve svilupparsi in un processo di inserimento nelle comunità, senza drammi e traumi, garantendo a tutti rispetto e tutela della dignità delle persone, in ogni momento, sia per chi ospita sia per chi è ospitato. Altri paesi investono nei percorsi di inclusione, parola molto migliore dell’abusatissima integrazione, l’Italia è ferma a soluzioni improvvisate e interessate, che arricchiscono qualcuno senza il rispetto di chi ospita e di chi è ospitato, in un clima di irresponsabilità collettiva.
Progetto/campagna Addioallearmi
Stefano Iannaccone
La questione del disarmo si impone, a livello internazionale e anche nella nostra vita quotidiana. Le statistiche dicono che diminuiscono i reati e aumentano le persone che fanno richiesta di porto d’armi. Vendiamo serenamente armi a regimi che non rispettano i diritti umani, a paesi in guerra, nonostante la Costituzione e la legge 185/90 lo vietino espressamente. Luigi Ferrajoli spiega, nel suo ultimo libro, perché la pace sia condizione e sorella dell’uguaglianza. Non dimentichiamolo mai.
Rappresentanti dei territori, regionali o omogenei, eletti
Per continuare a discutere con le altre formazioni politiche, nel contesto di Liberi e Uguali e con le liste civiche e gli altri soggetti politici, Possibile provvederà a dotarsi di portavoce a livello regionale o di ambito omogeneo, sulla base di una scelta dei comitati territoriali. Condizione necessaria sarà la massima partecipazione e condivisione da parte di iscritti e di comitati, perché non si snaturi il principio statutario di Possibile. Collegamenti e relazioni che devono essere più forti e costanti se si vuole essere nelle condizioni di gestire processi complessi, senza esporci a ulteriori fragilità e imbarazzi.
Le nostre proposte, rinnovabili
Ripresenteremo fin dai primi giorni della nuova legislatura tutte le proposte di legge depositate nella precedente, aggiungendo al novero delle proposte già presentate le leggi di iniziativa popolare su cui Possibile ha lavorato, autonomamente o in collaborazione con altri soggetti. Il nostro lavoro prosegue, senza soluzione di continuità.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]