Giornata Mondiale del Rifugiato, le ragioni della solidarietà che si fanno proposta politica

Nel­la Gior­na­ta Mon­dia­le del Rifu­gia­to (oggi, 20 giu­gno), le ragio­ni del­la soli­da­rie­tà che si fan­no pro­po­sta politica

La nostra pro­po­sta  — affer­ma il capo­grup­po del PD alla Came­ra Gra­zia­no Del­rio — non è una chiac­chie­ra (rife­ren­do­si alla pro­po­sta di leg­ge sull’estensione del red­di­to di inclu­sio­ne, n.d.r.) men­tre ne sen­tia­mo mol­te, ad esem­pio che si bloc­ca­no gli immi­gra­ti men­tre con­ti­nua­no ad arri­va­re, che si faran­no cen­si­men­ti che poi non si faran­no. Que­sta inve­ce non è una chiac­chie­ra”.

Umber­to Eco, citan­do Ione­sco, nel suo pre­zio­so libel­lo Il fasci­smo eter­no, ci ricor­da che “Con­ta­no solo le paro­le, il resto sono chiac­chie­re.”

E a tale pro­po­si­to, le paro­le dell’esponente del PD dovreb­be­ro chia­ri­re anche ai più super­fi­cia­li e cini­ci che una sini­stra che sia tale non può com­pren­de­re il PD, ormai par­ti­to mode­ra­to en mar­che ver­so il macro­ni­smo alla but­te­ra, pro­ba­bil­men­te sen­za ritor­no.

Del­rio defi­ni­sce chiac­chie­ra “che si bloc­ca­no gli immi­gra­ti e inve­ce con­ti­nua­no ad arri­va­re”, men­tre for­se dovreb­be dire qual­co­sa di diver­so, ad esem­pio che il proi­bi­zio­ni­smo migra­to­rio ha fal­li­to, la Bos­si-Fini tut­to­ra in vigo­re è una fab­bri­ca di irre­go­la­ri (loro mal­gra­do), i migran­ti con­ti­nue­ran­no ad arri­va­re fin­ché ci saran­no guer­re (dove si usa­no anche armi pro­dot­te in Ita­lia), regi­mi auto­ri­ta­ri, cri­si uma­ni­ta­rie, muta­men­ti cli­ma­ti­ci avversi…

Ed è un pre­ci­so obbli­go giu­ri­di­co acco­glier­li, un obbli­go che la poli­ti­ca non può sce­glie­re di adem­pie­re o meno.

E inve­ce no, Del­rio si duo­le che gli immi­gra­ti con­ti­nua­no ad arri­va­re nono­stan­te le chiac­chie­re di Sal­vi­ni e Di Maio; come a dire che quan­do c’eravamo noi (cioè loro) e Min­ni­ti era Mini­stro dell’Interno, allo­ra sì che gli sbar­chi (che poi sareb­be­ro appro­di, man­co fos­si­mo in guer­ra con l’umanità dispe­ra­ta) sono diminuiti.

Pec­ca­to che il costo di quei fat­ti (il calo degli sbar­chi) sia la paten­te, fla­gran­te, con­ti­nua vio­la­zio­ne dei dirit­ti uma­ni nei luo­ghi ille­ga­li di trat­te­ni­men­to libi­ci (don­ne stu­pra­te, esse­ri uma­ni ridot­ti in schia­vi­tù e ven­du­ti, per­so­ne sot­to­po­ste a tor­tu­re e trat­ta­men­ti disu­ma­ni e degradanti).

Altre­sì, Del­rio defi­ni­sce chiac­chie­ra “che si faran­no cen­si­men­ti che poi non si faran­no”, come se Sal­vi­ni pro­met­tes­se cose giu­ste che tut­ta­via non met­te­rà in pra­ti­ca.

Ovvia­men­te quel­le cose non sono ne’ giu­ste ne’ leci­te per­ché con­tra­rie alla Costi­tu­zio­ne (che vie­ta trat­ta­men­ti discri­mi­na­to­ri) e alla leg­ge del­lo Stato.

Il discri­mi­ne tra ciò che dice e ciò che inve­ce ci si aspet­te­reb­be che dices­se un par­ti­to di sini­stra è tal­men­te evi­den­te che sem­bra cer­ti­fi­ca­re l’allargamento ine­so­ra­bi­le di una faglia che non potrà più rive­de­re uni­ti i due ter­ri­to­ri frontistanti.

È una dia­spo­ra cul­tu­ra­le, pri­ma anco­ra che poli­ti­ca, una dif­fu­sa apo­li­dia di cit­ta­di­ni ed elet­to­ri già di sini­stra che non han­no più una casa pro­pria e che paga­no un affit­to caris­si­mo ad altri par­ti­ti per ave­re un tet­to dove dare tem­po­ra­neo rifu­gio al pro­prio voto.

Si com­pren­de, allo­ra, age­vol­men­te che il lavo­ro che atten­de le sini­stre spar­se non è un mero eser­ci­zio tat­ti­co di coa­gu­lo elet­to­ra­le ma la rico­stru­zio­ne di una casa ine­vi­ta­bil­men­te lon­ta­na e altra da quel­la demo­cra­ti­ca.

Più che una casa, un arci­pe­la­go che lasci spa­zio al mare ed inter­sti­zi libe­ri al ven­to, dove il pen­sie­ro sia pro­fu­go e migran­te, fat­to di radi­ci ma anche di per­cor­si ine­di­ti e mai esauriti.

Dove il pen­sie­ro sia ela­bo­ra­zio­ne di nuo­va cul­tu­ra intor­no alle fra­gi­li­tà del­la Repub­bli­ca, cul­tu­ra dei dirit­ti uma­ni dif­fu­sa e con­ta­mi­nan­te, cul­tu­ra del dirit­to e del­la pro­te­zio­ne del debo­le, cul­tu­ra del rispet­to e del­la valo­riz­za­zio­ne del­le dif­fe­ren­ze, cul­tu­ra dell’ecosistema fisi­co e cul­tu­ra dei beni comu­ni immateriali.

Ser­vo­no bat­ta­glie, pic­co­le e gran­di, ma radi­cal­men­te con­cre­te, di cui una nuo­va visio­ne poli­ti­ca sap­pia coglie­re il signi­fi­ca­to uni­ver­sa­le e raccontarlo.

Tut­to que­sto si tie­ne se si rie­sce a col­ti­var­ne il tes­su­to con­net­ti­vo: la soli­da­rie­tà, paro­la anti­ca ma sen­za tem­po, che il tem­po ha con­su­ma­to, rela­ti­viz­zan­do­la, o meglio attri­buen­do­le un valo­re relativo.

Si dice che se ha un costo (che gra­va sul­la fisca­li­tà gene­ra­le in ter­mi­ni di vero e pro­prio dirit­to e sul siste­ma pri­va­ti­sti­co sus­si­dia­rio in ter­mi­ni di bene­fi­cen­za o cari­tà), la soli­da­rie­tà può esse­re, come tut­ti i costi, mini­miz­za­ta o con­di­zio­na­ta, per­si­no sospesa.

E inve­ce no, per­ché la Costi­tu­zio­ne ci richia­ma nien­te­me­no che ai dove­ri “inde­ro­ga­bi­li” di soli­da­rie­tà poli­ti­ca, eco­no­mi­ca e sociale.

Quei dove­ri, pro­prio per­ché inde­ro­ga­bi­li, non sof­fro­no le ristret­tez­ze dei con­fi­ni nazio­na­li, respi­ra­no in una dimen­sio­ne mate­rial­men­te pla­ne­ta­ria, eti­ca­men­te universale.

Ricor­dia­mo­ce­ne oggi più che mai, nel­la Gior­na­ta Mon­dia­le del Rifugiato.

Ricor­dia­mo­ci (e testi­mo­nia­mo con­tro e mobi­li­tia­mo­ci con­tro) le gab­bie di bam­bi­ni al con­fi­ne di Texas e Messico.

Ricor­dia­mo­ci (e testi­mo­nia­mo con­tro e mobi­li­tia­mo­ci con­tro) i respin­gi­men­ti col­let­ti­vi di richie­den­ti asi­lo nel Medi­ter­ra­neo per­pe­tra­ti dal gover­no italiano.

Ricor­dia­mo­ci (e testi­mo­nia­mo con­tro e mobi­li­tia­mo­ci con­tro) i cam­pi di deten­zio­ne libi­ci, il muro tur­co di 760 km al con­fi­ne con la Siria, il muro e il filo spi­na­to che iso­la la Stri­scia di Gaza e impri­gio­na il popo­lo palestinese…

Ricor­dia­mo­ci (e testi­mo­nia­mo per e mobi­li­tia­mo­ci per) il dove­re inde­ro­ga­bi­le di soli­da­rie­tà.

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