Mio figlio ha tre mesi, e viene da un finesettimana di politica intenso.
Perché a tre mesi, nel caldo di luglio, i suoi genitori matti l’hanno portato a Reggio Emilia per il suo primo Politicamp nella speranza che per osmosi acquisisca determinati valori, e nella convinzione che per avere adulti decenti il lavoro vada iniziato il prima possibile.
Abbiamo indossato magliette rosse perché la paura di quei genitori che vestono di rosso i propri figli prima di attraversare il Mediterraneo su un barcone possa essere cancellata.
Anche Ernesto aveva una magliettina rossa, perché la sua mamma ha una paura differente: io ho paura che possa diventare una di quelle persone che stanno zitte di fronte alla violenza, al bullismo e al razzismo.
Una di quelle persone che stanno zitte quando dicono a un bambino di 5 anni “fai schifo, sei nero, vattene”.
Che stanno zitte quando aizzano un cane contro una donna musulmana in metropolitana o un venditore ambulante in spiaggia.
Abbiamo portato nostro figlio di tre mesi a Reggio, non al mare, perché impari fin da subito a non stare zitto, a non abbassare la testa di fronte alla violenza e alle storture di una società egoista e di una politica becera, che insegnano a dare la caccia al nemico sbagliato.