[vc_row][vc_column][vc_column_text]Varese, Arosio, Como, Morbegno, Lodi, Milano: sono solo le ultime città lombarde ad essere state nelle ultime settimane tristemente protagoniste di episodi di razzismo. Episodi eclatanti, e che quindi arrivano sulla stampa. Perché non possiamo sapere in realtà quanti piccoli gesti di razzismo si consumano in mezzo a noi ogni giorno.
A Varese, un commesso è stato aggredito: “non voglio essere servita da un negro”.
Ad Arosio, un prete manifesta preoccupazione sull’invasione dei musulmani e Forza Nuova se ne compiace (ovviamente).
A Morbegno, un ragazzo senegalese di 28 anni viene picchiato mentre sta andando al lavoro durante la notte – fa il panettiere – esclusivamente per il colore della sua pelle.
Sul treno Milano – Trieste una signora cambia posto perché “vicino a una nera non ci sto”.
A Lodi, i figli di persone immigrate vengono esclusi dalla mensa perché la sindaca pretende dalle loro famiglie documentazione impossibile da produrre nel loro Paese di origine, mettendo in pratica una vera e propria discriminazione contro gli stranieri che hanno anche la colpa spesso di essere poco abbienti. A farne le spese, i bimbi di oggi, gli adulti di domani.
Messi in fila questi eventi fanno accapponare la pelle, e diventa difficile liquidarli come episodi isolati. Tanto più quando vediamo rafforzarsi, con il benestare spesso di amministrazioni compiacenti, gruppi di estrema destra che incoraggiano questi gesti. È il caso di Como, dove l’amministrazione pare intenzionata ad aprire a un accordo con il leader regionale di Forza Nuova per la gestione di spazi verdi.
O del tentativo di FN di istituire delle ronde fasciste sulla tratta Milano Bergamo, denunciata anche da ANED.
Il tempo riservato alla circolazione di queste notizie è poco più di un attimo, mentre la rilevanza data a reati compiuti da stranieri sul nostro territorio è inversamente proporzionale, grazie all’amplificazione proveniente da gran parte della maggioranza di Governo e dei suoi esponenti. E così la paura cresce, anche persone miti si convincono che lo straniero – soprattutto nero – sia un pericolo, che la presenza di immigrati sia abnorme, che ci stiano invadendo, che siano dei fannulloni capaci solo di infrangere la legge. Insomma, il vecchio mito dell’uomo nero, quello a cui vieni affidato per un mese intero nella ninna nanna se non ti addormenti veloce veloce e fai contenti mamma e papà. Non si spiegherebbe altrimenti la crescita di episodi di razzismo anche in città coinvolte solo marginalmente da fenomeni migratori e presenze straniere, spesso ben integrate tra l’altro.
Come Comitati di Possibile della Lombardia siamo preoccupati della rassegnazione – a volte vera e propria connivenza — che spesso vediamo attorno a noi nei confronti di questo fenomeno, anche da parte di chi riveste incarichi istituzionali. Non possono esserci ambiguità, non accettiamo nessuno spazio di fraintendimento. Il razzismo è una malattia per la democrazia e non si può tollerare in nessuna sua manifestazione. Perché le malattie vanno curate appena se ne intravedono i sintomi, non sottovalutate nella speranza che passino da sé.
Volete contribuire a iniettare #antivirus nel Paese per fermare questa escalation? Vi aspettiamo alla prossima riunione del Comitato a voi più vicino. Insieme, è #Possibile
I Comitati di Possibile della Lombardia[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]