[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il programma “Mais Médicos” (Più Medici) è stato creato nel governo di Dilma Roussef, nell’anno 2013, per superire la carenza di medici in comuni dell’interno degli stati brasiliani di difficile accesso, nelle periferie povere delle grandi città brasiliane, comunità indigene e quilombolas.
I medici brasiliani hanno avuto priorità per i posti di lavoro disponibili. Quelli avanzati sono stati offerti prima ai brasiliani laureati all’estero e dopo a medici stranieri. Mentre spagnoli, argentini e portoghesi si sono iscritti volontariamente nel programma, i cubani erano prestatori di servizio di un pacco venduto dal governo di Cuba, che tratteneva il 60% dello stipendio dei medici, fatto che è stato oggetto di molte critiche dall’opposizione, particolarmente dall’allora deputato Jair Bolsonaro, e dalle associazioni mediche, che hanno ricevuto i medici cubani in maniera molto negativa.
Nei cinque anni di programma, il lavoro di 8.322 medici cubani ha contribuito alla riduzione della mortalità di bambini, adulti e anziani e alla diminuzione delle file negli ospedali o pronto soccorsi. Inoltre, tali medici andavano a posti difficilissimi da raggiungere, posti in cui i medici brasiliani si rifiutavano di andare, facendo delle visite più umane e affettuose, in base al loro modello di medicina familiare e comunitaria. Più di 700 comuni brasiliani hanno avuto un medico per la prima volta nella storia.
Però, dopo le minaccie di Jair Bolsonaro, eletto nuovo presidente del Brasile, di mandare via i professionisti cubani, mettendo in dubbio la loro competenza e professionalità e condizionando la loro permanenza alla convalida dei loro titoli di studio in Brasile e all’assunzione individuale, il Ministero della Sanità di Cuba ha annunciato di lasciare il programma il 14 novembre, che significherà il ritorno al caos per la sanità pubblica brasiliana e una regressione delle conquiste nell’ambito della sanità pubblica.
E così finisce uno dei programmi più belli della storia del Brasile. E a noi non resta altro che ringraziare e chiedere scusa ai cari medici cubani, che hanno fatto un bellissimo lavoro nel nostro paese e che adesso ci lasciano con la dignità di chi lavora con amore e sa che vite umane sono molto più importanti che la forza del capitale.
Di Thais Bonini
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