Jean Wyllys e l’addio al Brasile: storia della sconfitta di uno Stato democratico

Jean Wyl­lys, gior­na­li­sta, pro­fes­so­re uni­ver­si­ta­rio e poli­ti­co bra­si­lia­no, è sta­to elet­to come depu­ta­to fede­ra­le per la pri­ma vol­ta nel 2010 per il PSOL (Par­ti­to Socia­li­smo e Liber­tà). Nel­le ele­zio­ni del 2014, è sta­to il set­ti­mo depu­ta­to più vota­to tra i can­di­da­ti di Rio de Janei­ro ed è sta­to elet­to depu­ta­to fede­ra­le nel­le ulti­me, recen­ti ele­zio­ni. Omo­ses­sua­le e atti­vi­sta del­le cau­se LGBT, la rivi­sta bri­ta­ni­ca The Eco­no­mi­st ha clas­si­fi­ca­to Wyl­lys come una del­le 50 per­so­na­li­tà al mon­do che più lot­ta­no per la diver­si­tà. È sta­to auto­re di diver­si Pro­get­ti di Leg­ge, uno dei qua­li ha por­ta­to alla rego­la­men­ta­zio­ne del matri­mo­nio e dell’unione tra per­so­ne del­lo stes­so sesso.

A par­ti­re del 2016, però, ha comin­cia­to a subi­re innu­me­re­vo­li minac­ce di mor­te, che si sono inten­si­fi­ca­te dopo l’assassinio di Mariel­le Fran­co, del suo stes­so par­ti­to, nel mar­zo del 2018. In segui­to a que­sto tra­gi­co even­to, si è rivol­to alla Com­mis­sio­ne Inte­ra­me­ri­ca­na di Dirit­ti Uma­ni dell’Organizzazione degli Sta­ti Ame­ri­ca­ni (OEA) per richie­de­re pro­te­zio­ne. La Com­mis­sio­ne ha accet­ta­to la sua richie­sta e ha impo­sto al Gover­no Fede­ra­le un regi­me di pro­te­zio­ne a favo­re del par­la­men­ta­re. Negli ulti­mi mesi, Jean Wyl­lys usci­va poco di casa, solo per impe­gni di lavo­ro e sem­pre sot­to scor­ta. Ma le minac­ce non sono ces­sa­te e han­no rag­giun­to anche alcu­ni paren­ti del depu­ta­to, attra­ver­so mes­sag­gi che cita­va­no il nome di sua madre e dei suoi fra­tel­li, così come i nume­ri di tar­ga del­le loro macchine.

L’ex Pre­si­den­te dell’Uruguay, Pepe Muji­ca, nel sape­re di que­sta situa­zio­ne, ha dichia­ra­to che i mar­ti­ri non sono eroi, invi­tan­do Jean Wyl­lys a pro­teg­ge­re innan­zi­tut­to  la sua vita. La set­ti­ma­na scor­sa, Jean Wyl­lys ha annun­cia­to di ave­re lascia­to il Pae­se, rinun­cian­do al suo man­da­to di depu­ta­to. Deci­sio­ne mol­to dolo­ro­sa, ma che vuo­le pro­teg­ge­re la sua vita e quel­la dei suoi congiunti.

Il Pre­si­den­te Jair Bol­so­na­ro, il cui figlio sena­to­re è inve­sti­ga­to per cor­ru­zio­ne e coin­vol­gi­men­to con per­so­ne appar­te­nen­ti alle mili­zie di Rio de Janei­ro, sot­to inda­gi­ne per l’omicidio di Mariel­le Fran­co, inve­ce di garan­ti­re la pro­te­zio­ne del depu­ta­to, ha festeg­gia­to il suo esi­lio nei social net­work, dichia­ran­do che è sta­to un “Gran­de gior­no”. Un atteg­gia­men­to che dimo­stra chia­ra­men­te il carat­te­re auto­ri­ta­rio e fasci­sta del gover­no, che, attra­ver­so i social, mani­po­la l’opinione pub­bli­ca, ser­ven­do­si di fake news per “spor­ca­re” l’immagine dei suoi avver­sa­ri e di tut­ti colo­ro che la pen­sa­no diversamente.

La scel­ta di Jean Wyl­lys segna la fine di uno Sta­to demo­cra­ti­co, con­qui­sta­to negli anni ‘80, dopo tan­te bat­ta­glie. San­ci­sce la per­di­ta dei dirit­ti e del­la liber­tà d’espressione del­le mino­ran­ze. Il Bra­si­le per­de momen­ta­nea­men­te uno dei suoi miglio­ri e più corag­gio­si par­la­men­ta­ri, ma la sini­stra com­pren­de e sostie­ne que­sta scel­ta. David Miran­da, attua­le Con­si­glie­re Comu­na­le del­la cit­tà di Rio de Janei­ro, nero, omo­ses­sua­le, nato e cre­sciu­to in una fave­la, pren­de­rà il suo posto. In rispo­sta al post di Jair Bol­so­na­ro, ha già scrit­to: “Rispet­ta Jean, Jair, trat­tie­ni la tua alle­gria. Esce un LGBT, ma ne entra un’altro, che vie­ne dal Jaca­re­zi­n­ho (NdR, una impor­tan­te fave­la di Rio de Janei­ro). Uno che in 2 anni ha fat­to appro­va­re più pro­get­ti di te, in 28 anni. Ci vedia­mo a Brasília”.

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