Un paese per donne, contro il disegno regressivo del World Congress of Families

C’è un dise­gno vio­len­to e regres­si­vo che riguar­da tut­te noi.

È il dise­gno di chi imma­gi­na le don­ne solo in due modi: chiu­se in casa, o nel­le case chiu­se, come abbia­mo scrit­to com­men­tan­do la recen­te pro­po­sta del­la Lega.

È il dise­gno di chi, sedu­to a un tavo­lo a sti­la­re il “con­trat­to di gover­no”, non ha mai par­la­to di “don­ne”, ma solo di “madri”.

È il dise­gno di chi, scri­ven­do la mano­vra eco­no­mi­ca, non ha avu­to alcun inte­res­se a inse­ri­re una visio­ne che tenes­se con­to dei dirit­ti del­le don­ne, inter­ve­nen­do anzi in manie­ra sur­rea­le con­tro di loro: dal respin­gi­men­to del­la tam­pon tax (che ha lascia­to l’Iva sui pro­dot­ti per l’igiene fem­mi­ni­le al 22%, come fos­se­ro beni di lus­so) alla man­can­za di una stra­te­gia per la lot­ta alla dispa­ri­tà sala­ria­le e per rimuo­ve­re la discri­mi­na­zio­ne che fa sì — anco­ra oggi — mol­to più faci­le che a fare car­rie­ra sia­no gli uomini.

È un dise­gno che si vede nel­la ste­su­ra e nel model­lo cul­tu­ra­le che sta die­tro al DDL Pil­lon: un dise­gno di leg­ge che vuo­le stra­vol­ge­re il dirit­to di fami­glia, sen­za tene­re con­to del­le tre­men­de dispa­ri­tà di gene­re che anco­ra oggi ci sono in que­sto pae­se, anzi, pena­liz­zan­do ulte­rior­men­te il coniu­ge “debo­le” (che i dati ci dico­no esse­re oggi anco­ra qua­si sem­pre la don­na). Un dise­gno di leg­ge che va cesti­na­to, non miglio­ra­to, per­ché par­te da una base ideo­lo­gi­ca sba­glia­ta e oscurantista.

È un dise­gno che non si fer­ma solo alle don­ne, ma ha nel miri­no tan­te sog­get­ti­vi­tà: le per­so­ne LGBTI+ e le fami­glie arco­ba­le­no, la cui stes­sa esi­sten­za vie­ne nega­ta, nel ten­ta­ti­vo sub­do­lo e peri­co­lo­so di scre­di­ta­re l’omogenitorialità.

È un dise­gno che ha tro­va­to un ter­re­no fer­ti­le a Vero­na, in quel labo­ra­to­rio dei lega­mi tra la Lega e la destra più estre­ma (per­si­no più estre­ma del­la Lega), che muo­ve l’at­tac­co ai dirit­ti del­le don­ne, a par­ti­re dal­le mozio­ni che limi­ta­no il dirit­to all’interruzione volon­ta­ria di gra­vi­dan­za (una del­le qua­li appro­va­ta il 6 otto­bre scor­so) e che si mani­fe­ste­rà anco­ra, dal 29 mar­zo al 31, con l’organizzazione del World Con­gress of Fami­lies. Il dise­gno qui è mon­dia­le, con­cen­tra­to e spa­ra­to in fac­cia al pub­bli­co, in una mani­fe­sta­zio­ne che riu­ni­rà nel­la stes­sa cit­tà e intor­no allo stes­so tavo­lo varie asso­cia­zio­ni pro-life e anti-LGB­TI+, e che ha otte­nu­to il patro­ci­nio del­la pro­vin­cia di Vero­na, del­la Regio­ne Vene­to, del Mini­ste­ro del­la Fami­glia e del­la Pre­si­den­za del Con­si­glio dei Mini­stri.

È un dise­gno che non è cer­to nato oggi, tes­su­to da varie orga­niz­za­zio­ni, rami­fi­ca­te e col­le­ga­te dai diver­si ango­li del mon­do: orga­niz­za­zio­ni rus­se e fami­glie ben note in Ita­lia per la loro atti­vi­tà poli­ti­ca neo­fa­sci­sta, da anni, asso­cia­zio­ni ame­ri­ca­ne ultra con­ser­va­tri­ci. Lo ha spie­ga­to bene un arti­co­lo di Jen­ni­fer Guer­ra, su The Vision:

C’è una rete che col­le­ga il World Con­gress of Fami­lies con la Rus­sia di Putin, i grup­pi pro life e l’estrema destra euro­pea, Ita­lia com­pre­sa. Da dove pren­de i sol­di il WCF per orga­niz­za­re tut­te que­ste atti­vi­tà? Secon­do un’inchiesta dell’Human Rights Cam­pai­gn, la lob­by sta­tu­ni­ten­se ha un bud­get annua­le di 216 milio­ni di dol­la­ri. 200mila arri­va­no dall’Howard Cen­ter. […] La mag­gior par­te dei fon­di arri­ve­reb­be­ro da quel­lo che da sem­pre è il pri­mo allea­to dell’organizzazione, la Russia. […]

Dal 2011, l’attività di lob­by­ing del WCF ha comin­cia­to a inter­ve­ni­re in modo pesan­te nel­la poli­ti­ca rus­sa, gra­zie all’intercessione pro­prio di quell’Alexey Komov che due anni dopo sarà a Tori­no ad applau­di­re l’elezione di Sal­vi­ni a segre­ta­rio del­la Lega nord. […]

Ale­xey Komov è al sol­do di Kon­stan­tin Malo­feev, un miliar­da­rio fon­da­to­re del fon­do d’investimento Mar­shall Capi­tal Part­ners e socio del­la più gran­de com­pa­gnia tele­fo­ni­ca del Pae­se, Roste­le­com (uno dei prin­ci­pa­li spon­sor del­le Olim­pia­di inver­na­li di Sochi nel 2014, quel­le del rischio boi­cot­tag­giodovu­to anche alla leg­ge anti-gay russa). […]

La cha­ri­ty di Malo­feev, la fon­da­zio­ne San Basi­lio Magno, ha un bud­get di oltre 40 milio­ni di dol­la­ri (la più ric­ca in Rus­sia) ed è tra i prin­ci­pa­li finan­zia­to­ri di Citi­zen­Go, l’associazione pro life fon­da­ta dall’ex fran­chi­sta spa­gno­lo Igna­cio Arsua­ga, che in Ita­lia ave­va fat­to par­la­re di sé per i mani­fe­sti in cui para­go­na­va l’aborto al fem­mi­ni­ci­dio. Ci arriveremo. […]

Sono tre le asso­cia­zio­ni ita­lia­ne che fan­no par­te di Citi­zen­Go: Gene­ra­zio­ne Fami­glia, Comi­ta­to Difen­dia­mo i Nostri Figli e Pro­Vi­ta Onlus. Por­ta­vo­ce di Pro­Vi­ta Onlus è Ales­san­dro Fio­re, figlio del capo di For­za Nuo­va Rober­to Fio­re. Potreb­be esse­re sol­tan­to una casua­li­tà, ma la con­nes­sio­ne tra i rus­si (e in par­ti­co­la­re Komov) e la fami­glia Fio­re è con­cla­ma­ta.”

Con­tro que­sto dise­gno Pos­si­bi­le met­te­rà in cam­po il suo DNA fem­mi­ni­sta: per­ché i dirit­ti del­le don­ne non sono una que­stio­ne mar­gi­na­le, come anco­ra da tan­ti vie­ne trat­ta­ta, o un capi­to­lo in un pro­gram­ma (il pri­mo a fini­re in cas­set­to quan­do l’o­pe­ra­zio­ne di pin­k­wa­shing è  com­piu­ta) ma una mis­sio­ne cul­tu­ra­le e una stra­te­gia essen­zia­le, che attra­ver­sa tut­ta la nostra pro­po­sta poli­ti­ca. E tut­ti i temi: lavo­ro, salu­te, demo­cra­zia, dirit­ti civi­li e sociali.

Con­tro que­sto dise­gno con­ti­nue­re­mo a lot­ta­re per­ché le nostre pro­po­ste (dal­la spe­sa “alla pari” alla pro­mo­zio­ne di una stra­te­gia anti­di­scri­mi­na­to­ria nei con­fron­ti di chi deci­de di intra­pren­de­re il per­cor­so dell’interruzione volon­ta­ria di gra­vi­dan­za, pas­san­do per l’educazione alle dif­fe­ren­ze) diven­ti­no patri­mo­nio di tut­te e tut­ti. E con­ti­nue­re­mo a mobi­li­tar­ci, a ini­zia­re dal­lo scio­pe­ro glo­ba­le tran­sfem­mi­ni­sta dell’8 mar­zo, pro­se­guen­do fino al World Con­gress of Fami­lies di Vero­na e andan­do oltre, per­ché “l’ot­to con­ti­nua” tut­to l’anno.

Per costrui­re insie­me #unpae­se­per­don­ne, un pae­se più giu­sto.

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

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I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.