C’è un video di qualche anno fa di Marchionne, che gira ancora con successo sui social network, in cui racconta di quando arrivò in Fiat, in un periodo in cui la Casa perdeva 5 milioni di euro al giorno, fece un giro per gli uffici e non c’era nessuno. Gli fu detto che, siccome era agosto, erano tutti in ferie. “In ferie da cosa?”, chiese.
Ecco, serve ricordarlo oggi, che è appunto il 2 agosto, e serve ricordare proprio lui, Marchionne, criticabile per tante ragioni, specialmente da sinistra, a partire dal suo rapporto con i sindacati e i lavoratori, e per questo così fastidioso da citare, per dire una cosa altrettanto fastidiosa: Salvini è all’apice, diciamo così, di una parabola in cui la crescita della sua personale popolarità è ormai pareggiata dai suoi guai. Tutti i provvedimenti chiave per la sua azione di governo sono al palo, le navi più o meno attraccano e i migranti sbarcano, le riforma della giustizia è per sua stessa ammissione acqua fresca, per la flat tax non c’è una lira, baby, i suoi alleati pentastellati gli stanno tra i piedi — essenzialmente, perché gli si sono genuflessi di fronte, ma riescono comunque a impicciarlo — e persino il timido Conte ha capito che gli conviene per quanto può fingere di dar retta più a Mattarella e all’Europa che a lui.
Il Governo che cade tutti i giorni e quindi non cade mai è “fermo come un cancello”, per citare Arrigo Sacchi, ma può stare tranquillo almeno per un altro mese, perché adesso tanto vanno tutti in ferie, opposizione compresa.
Ma “in ferie da cosa?”, come direbbe Marchionne?
È interessante l’approccio psicologico dei parlamentari di ogni grado, dai lopez ai grandi (…) leader, per cui più il governo barcolla più si affrettano a dire che “tanto non cade”, e così quando invocano elezioni subito in caso di crisi il terrore che poi capiti davvero è evidente. Questo perché nel caso succeda — il famoso “non succede, ma se succede” — non c’è uno straccio di alternativa pronta: zero, nada, rien, nothing. Anzi no, ci sarebbe l’intervista, stagionale come il cocomero ma non altrettanto succosa, di Veltroni, e quindi facendo un rapido ricalcolo: zero, nada, rien, nothing. Non solo non c’è un’alternativa pronta, non c’è nemmeno la discussione su come prepararla, l’alternativa. Una discussione che sarebbe complicata e certamente lunga, e siccome un viaggio di mille miglia comincia con un singolo passo ma francamente è anche una faticaccia, allora tutti fermi. Come cancelli. Nell’idea, che a questo punto sta a un terzo livello nel subconscio dell’opposizione, stratificato come una cipolla, che tanto al prossimo giro vince la destra-destra, Lega più Fratelli d’Italia con o senza Berlusconi, tanto vale rassegnarsi. Un brivido estivo quasi polare, a proposito di cambiamento climatico, e pazienza se poi a pagare saranno gli italiani.
Ma intanto: buone ferie.