TDOR 2019: dopo un anno nessun passo avanti

Un bilancio tutto negativo per il nostro Paese: non solo non si è fatto alcun passo in avanti ma da mesi la comunità trans* si trova ad affrontare una crisi gravissima che riguarda il reperimento dei farmaci ormonali per la Terapia Ormonale Sostitutiva. Le risposte arrivate dal Governo sono totalmente insufficienti e lasciano irrisolto il problema.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il Tran­sgen­der Day of Remem­bran­ce si svol­ge ogni anno il 20 novem­bre e ci ricor­da che dob­bia­mo com­me­mo­ra­re le vit­ti­me dell’odio tran­sfo­bi­co ma ci per­met­te di fare anche un bilan­cio sul livel­lo di libe­ra­zio­ne ed ugua­glian­za del­le per­so­ne trans*, inter­sex e gen­der fluid.

Un bilan­cio tut­to nega­ti­vo per il nostro Pae­se: non solo non si è fat­to alcun pas­so in avan­ti ma da mesi la comu­ni­tà trans* si tro­va ad affron­ta­re una cri­si gra­vis­si­ma che riguar­da il repe­ri­men­to dei far­ma­ci ormo­na­li per la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va. Le rispo­ste arri­va­te dal Gover­no sono total­men­te insuf­fi­cien­ti e lascia­no irri­sol­to il problema.

Anche que­sto anno dob­bia­mo suo­na­re la sve­glia ad una poli­ti­ca com­ple­ta­men­te assen­te e disin­te­res­sa­ta nei con­fron­ti di una comu­ni­tà che con­ti­nua a per­de­re fidu­cia ver­so la clas­se diri­gen­te di que­sto Paese.

Una cri­si che diven­ta anco­ra più pro­fon­da se si pren­de atto del­la cre­sci­ta di un odio isti­tu­zio­na­le ed isti­tu­zio­na­liz­za­to che col­pi­sce le per­so­ne con­si­de­ra­te diver­se, a par­ti­re dal­le don­ne e dal­la comu­ni­tà LGBTI.

Le per­so­ne trans* vivo­no in un Pae­se che dopo la leg­ge del 1982 le ha com­ple­ta­men­te abban­do­na­te, disin­te­res­san­do­si del­le discri­mi­na­zio­ni mul­ti­ple che affron­ta­no ogni gior­no, nel mon­do del lavo­ro, in quel­lo sco­la­sti­co ed uni­ver­si­ta­rio, nell’accesso al dirit­to costi­tu­zio­na­le alla salu­te. Sono per­so­ne costret­te ogni gior­no a fare coming-out fino a quan­do non otten­go­no un docu­men­to ret­ti­fi­ca­to: dal­le poste alla ban­ca, quan­do ven­go­no fer­ma­te per un con­trol­lo di rou­ti­ne del­la poli­zia stra­da­le, quan­do devo­no mostra­re un docu­men­to, quan­do, e se, deci­do­no di anda­re in pale­stra, quan­do, e se deci­do­no di anda­re a vota­re dove ci si tro­va anco­ra di fron­te al siste­ma arcai­co del­le file per ses­so. Que­sti sono solo alcu­ni esem­pi ma potrem­mo con­ti­nua­re in ogni altro ambi­to del­la quotidianità.

Il per­cor­so del­le per­so­ne in tran­si­zio­ne, inol­tre, non è solo un ele­men­to per­so­na­le, ma assu­me, mol­to spes­so, i con­tor­ni di una vera e pro­pria riven­di­ca­zio­ne poli­ti­ca a tut­ti gli effet­ti: il cor­po e l’identità come stru­men­ti di lot­ta per la richie­sta di pie­no rico­no­sci­men­to ed equi dirit­ti. Se anni fa Carol Hani­sch affer­ma­va che “il per­so­na­le è poli­ti­co”, oggi è il cor­po uno dei nuo­vi ele­men­ti dell’agire poli­ti­co, come ricor­da anche Judith Butler nel­le sue ope­re, tra cui “Gen­der Trou­ble” e l’ultimo “L’alleanza dei cor­pi” (Ed Not­te­tem­po, 2017).

Ma per la pie­na ugua­glian­za, in Ita­lia sia­mo anco­ra indie­tro anni luce, non solo in ter­mi­ni di leg­ge ma anche di comu­ni­ca­zio­ne e infor­ma­zio­ne: di per­so­ne trans si par­la mol­to poco, den­tro e fuo­ri la comu­ni­tà LGBTI, e spes­so se ne fa una nar­ra­zio­ne cari­ca di ste­reo­ti­pi e pre­giu­di­zi, quel­li stes­si che dovrem­mo tut­te e tut­ti, inve­ce, con­tri­bui­re a sman­tel­la­re. 

Di fron­te a que­sto ripe­tia­mo con sem­pre mag­gio­re con­vin­zio­ne che il dirit­to all’autodeterminazione deve esse­re rea­le per tut­te e tut­ti, supe­ran­do, final­men­te, che ci sia sem­pre una ter­za per­so­na a deci­de­re, che sia un medi­co o un giu­di­ce. 

Chie­dia­mo di libe­ra­re le iden­ti­tà per­ché solo così pos­sia­mo libe­ra­re la socie­tà e la poli­ti­ca. 

Un impe­gno che assu­mia­mo in memo­ria di chi ha per­so la vita, “col­pe­vo­le” di aver scel­to di esi­ste­re alla ricer­ca del­la pro­pria feli­ci­tà in un mon­do sem­pre più domi­na­to dall’odio.

Un impe­gno che pas­sa dal­la lot­ta e dal­la riven­di­ca­zio­ne di liber­tà, dirit­ti e ugua­glian­za al fian­co del­le per­so­ne trans* ed intersex.

Gian­mar­co Capogna
Por­ta­vo­ce Nazio­na­le di Pos­si­bi­le LGBTI+[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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