I poteri fossili stanno bloccando la #Cop25

Mentre si registra il novembre più caldo della storia e il mese di dicembre fa segnare un livello di temperature più alto di 0,9 gradi centigradi rispetto alle medie, le intenzioni degli uomini sono ridotte a basse speculazioni su aggettivi e sostantivi. Dobbiamo alzare ancora e di più la nostra voce.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sinora i nego­zia­ti del Cop25 in svol­gi­men­to a Madrid non han­no mostra­to mar­gi­ne alcu­no di miglio­ra­men­to rispet­to allo stal­lo già vis­su­to a Kato­wi­ce nel pre­ce­den­te tur­no. Solo que­sta con­si­de­ra­zio­ne può basta­re a far capi­re quan­to i gover­ni sia­no distan­ti dal­le neces­si­tà di pren­de­re deci­sio­ni, anche dra­sti­che, a dife­sa del clima.

In que­sto sce­na­rio, l’an­nun­cio del­la pre­si­den­te del­la Com­mis­sio­ne euro­pea, Ursu­la Von Der Leyen, di un Green New Deal, un pia­no di inve­sti­men­ti ero­ga­ti tra­mi­te un fon­do, deno­mi­na­to Just tran­si­tion fund, rischia di esse­re il solo vero moti­vo di spe­ran­za per un cam­bio radi­ca­le del­le poli­ti­che di svi­lup­po, anche se sap­pia­mo che la que­stio­ne cli­ma­ti­ca deve esse­re affron­ta­ta a livel­lo glo­ba­le poi­ché inter­ven­ti iso­la­ti non bastano.

Duran­te i nego­zia­ti, pur­trop­po, si sta anco­ra discu­ten­do sul­le sin­go­le paro­le, tan­to che i rap­pre­sen­tan­ti del­l’A­ra­bia Sau­di­ta han­no con­te­sta­to l’u­so del ter­mi­ne emer­gen­za e ten­do­no a nega­re l’ur­gen­za di qual­si­vo­glia prov­ve­di­men­to o azio­ne. I pote­ri fos­si­li stan­no quin­di met­ten­do in cam­po tut­to il loro poten­zia­le per influen­za­re l’e­si­to dei tavoli. 

Nes­su­na deci­sio­ne è sta­ta adot­ta­ta sul­l’ar­ti­co­lo 6 rela­ti­vo alla diver­sa rego­la­zio­ne dei mer­ca­ti di scam­bio del­le emis­sio­ni, che dovreb­be­ro meglio rego­la­re alcu­ne que­stio­ni sul cosid­det­to dop­pio con­teg­gio, men­tre lo stal­lo regna anche sui tavo­li che trat­ta­no il Gen­der Action Plan (GAP) e il Loss and Dama­ge. Que­st’ul­ti­mo pia­no dovreb­be ave­re la fun­zio­ne di sta­bi­li­re respon­sa­bi­li­tà e cri­te­ri per il risar­ci­men­to per per­di­te e dan­ni per i pae­si vul­ne­ra­bi­li e in via di svi­lup­po. È per­tan­to diret­ta­men­te cor­re­la­to con il con­cet­to del­la giu­sti­zia cli­ma­ti­ca, un ner­vo sco­per­to sul qua­le i pae­si del mon­do svi­lup­pa­to e quel­li del ter­zo mon­do si scon­tre­ran­no anco­ra per mol­to. Riman­da­to al 2020 il pro­ble­ma del­la tra­spa­ren­za nel­la ren­di­con­ta­zio­ne del­le emis­sio­ni nazio­na­li, aspet­to cru­cia­le per garan­ti­re da fal­si aggiu­sta­men­ti o da valu­ta­zio­ni gon­fia­te ad arte.

Nien­te in vista, addi­rit­tu­ra, per quan­to con­cer­ne i dirit­ti uma­ni. La que­stio­ne del­le migra­zio­ni dovu­te alle emer­gen­ze cli­ma­ti­che (sic­ci­tà, allu­vio­ni) che diver­si isti­tu­ti di ricer­ca stan­no sti­man­do in cre­sci­ta per i pros­si­mi ven­ti­cin­que anni, non tro­va la dovu­ta atten­zio­ne fra i rap­pre­sen­tan­ti dei pae­si. I migran­ti cli­ma­ti­ci non han­no al momen­to alcun rico­no­sci­men­to giu­ri­di­co.

È sta­ta riba­di­ta la cen­tra­li­tà del meto­do scien­ti­fi­co, fat­to che scon­cer­ta e che ren­de la misu­ra del fal­li­men­to del­la con­fe­ren­za. L’e­vi­den­za scien­ti­fi­ca del glo­bal war­ming non è più attac­ca­bi­le da mol­to tem­po, ormai. E la scien­za con­ti­nua a scio­ri­na­re esi­ti mol­to pre­oc­cu­pan­ti sul­la salu­te del pia­ne­ta. Negli ocea­ni, il tas­so d’os­si­ge­no è cala­to di cir­ca il 2% dal 1960 al 2010 e la pre­vi­sio­ne per il 2100 è di una ulte­rio­re ridu­zio­ne fra il 3 e il 4%, per­den­do aree vita­li che sino­ra han­no con­tri­bui­to in manie­ra deci­si­va all’as­sor­bi­men­to del­la CO2 dall’atmosfera.

Men­tre si regi­stra il novem­bre più cal­do del­la sto­ria e il mese di dicem­bre fa segna­re un livel­lo di tem­pe­ra­tu­re più alto di 0,9 gra­di cen­ti­gra­di rispet­to alle medie, le inten­zio­ni degli uomi­ni sono ridot­te a bas­se spe­cu­la­zio­ni su agget­ti­vi e sostan­ti­vi. Dob­bia­mo alza­re anco­ra e di più la nostra voce.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.