Covid: la testimonianza di chi affronta in prima linea la seconda ondata

La situazione è ingravescente, eppure siamo nella fase iniziale di quello che, se non possiamo certo definire tsunami, è però un'onda lunga che sale di cui non vediamo la fine, in cui galleggiamo sperando di non essere sommersi, per condurre a riva quanti più malati possibile (ma tanti non ce la fanno con evidente nostra impotenza) e anche noi stessi.

Rice­via­mo e pub­bli­chia­mo que­sta let­te­ra che descri­ve la situa­zio­ne che si tro­va­no ad affron­ta­re tan­ti medi­ci e ope­ra­to­ri sani­ta­ri duran­te la “secon­da onda­ta” del­la pandemia.

_____

Que­sta vol­ta è diverso.

Que­sta vol­ta, fra noi Ope­ra­to­ri Sani­ta­ri, la sen­sa­zio­ne è che non si trat­ta solo di affron­ta­re il rischio Covid19 come abbia­mo già fat­to, ma piut­to­sto di sen­ti­re che que­sta vol­ta potre­mo tro­var­ci più facil­men­te a incon­trar­lo in tan­ti direttamente.

For­se per­ché sia­mo solo all’i­ni­zio di que­sta fase e vi è un con­ti­nuo incre­men­to pro­gres­si­vo dei mala­ti che abbia­mo di fron­te ogni gior­no negli ospe­da­li, nei repar­ti COVID che sosti­tui­sco­no i repar­ti ordi­na­ri, nei PS tra­sfor­ma­ti, ma anche nei pochi repar­ti “puli­ti”, che pro­gres­si­va­men­te più puli­ti non sono. Inol­tre le strut­tu­re, il per­so­na­le a tut­ti i livel­li ed i DPI, non sem­pre sono suf­fi­cien­ti e ade­gua­ti. E ogni gior­no vi sono col­le­ghi contagiati.

La situa­zio­ne è ingra­ve­scen­te, eppu­re sia­mo nel­la fase ini­zia­le di quel­lo che, se non pos­sia­mo cer­to defi­ni­re tsu­na­mi, è però un’on­da lun­ga che sale di cui non vedia­mo la fine, in cui gal­leg­gia­mo spe­ran­do di non esse­re som­mer­si, per con­dur­re a riva quan­ti più mala­ti pos­si­bi­le (ma tan­ti non ce la fan­no con evi­den­te nostra impo­ten­za) e anche noi stessi.

Quan­to sta acca­den­do non era però inat­te­so, anche se pare coglie­re anco­ra una vol­ta impre­pa­ra­to il siste­ma, come se nel­la pic­co­la tre­gua esti­va sia sta­to scel­to, inspie­ga­bil­men­te, di met­te­re la testa sot­to la sab­bia riem­pien­do l’a­ria di pole­mi­che e di paro­le vuo­te (non volen­do capi­re che la cru­da real­tà non è con­di­zio­na­ta da quel che si dice o dal­la pro­pa­gan­da pia­ce­vo­le), non facen­do ade­gua­te “scor­te per l’in­ver­no” (di pre­si­di, di pru­den­za, di trac­cia­men­ti, di ade­gua­men­ti di strut­tu­re e per­so­na­le), come sag­gia­men­te fan­no ani­ma­li gui­da­ti dal­l’i­stin­to e non da men­ti sac­cen­ti. Eppu­re non si pote­va non sape­re che se anche arri­ve­ran­no i vac­ci­ni o nuo­ve cure (costo­se), ci vor­rà mol­to tem­po pri­ma che, for­se, sia­no per tutti.

Non basta che sia bas­sa la mor­ta­li­tà (sul­la qua­le mol­ti insi­sto­no) se il con­ta­gio pan­de­mi­co si dif­fon­de velo­ce­men­te, il “trop­po pie­no” è ine­vi­ta­bi­le per ogni siste­ma e anche una even­tua­le cura sem­pli­ce (se vi fos­se) divie­ne sem­pli­ce­men­te impos­si­bi­le da attuare.

La sen­sa­zio­ne chia­ra è che nes­su­no di noi ope­ra­to­ri pos­sa dir­si al sicu­ro essen­do nel­l’oc­chio del ciclo­ne (non pos­sia­mo sta­re a casa ed evi­ta­re i luo­ghi di poten­zia­le con­ta­gio), que­sto ci por­ta a con­ti­nua­re dove­ro­sa­men­te il nostro lavo­ro con mag­gior pru­den­za. Sareb­be però impor­tan­te che fos­si­mo mag­gior­men­te tute­la­ti (se non vie­ne dife­so chi può cura­re gli altri).

Non si può dire sem­pli­ce­men­te che ci sia­mo scel­ti una pro­fes­sio­ne rischio­sa, per­ché se è vero che tut­te le pro­fes­sio­ni sani­ta­rie sono ordi­na­ria­men­te a rischio essen­do a con­tat­to con mala­ti, in que­sto caso la con­ta­gio­si­tà ele­va­ta di una pato­lo­gia, anco­ra lar­ga­men­te igno­ta, tra­sfor­ma il rischio in una qua­si cer­tez­za.

La spe­ran­za, vista la vici­nan­za quo­ti­dia­na con il Covid19, da cui cer­to cer­chia­mo di pro­teg­ger­ci, è di incon­trar­lo in for­ma lie­ve, ma di fat­to non lo pos­sia­mo sape­re e per mol­ti di noi non è sta­to così, infat­ti il prez­zo paga­to dagli ope­ra­to­ri sani­ta­ri in ter­mi­ni di mor­bi­li­tà e di mor­ta­li­tà è sta­to già mol­to alto.

Sareb­be auspi­ca­bi­le che, sic­co­me non ci tiria­mo indie­tro di fron­te alla pan­de­mia, vi fos­se però mag­gio­re rispet­to con­cre­to per tut­te le pro­fes­sio­ni sani­ta­rie coin­vol­te anche con ade­gua­men­ti di tute­le ad hoc non dero­ga­bi­li (anche le nostre fami­glie sono più a rischio), al di là del­la for­ma con­trat­tua­le lavorativa.

Trop­po spes­so, anche dopo guer­re vit­to­rio­se, i com­bat­ten­ti pri­ma osan­na­ti e usa­ti, sono sta­ti poi redu­ci abban­do­na­ti al pro­prio destino.

Non mi pare infat­ti che in caso di malat­tia da Covid (con seque­le anco­ra igno­te), il cui rischio è evi­den­te­men­te altis­si­mo visto che sia­mo in pri­ma linea, vi sia­no le ade­gua­te tute­le per tutti.

Il per­so­na­le strut­tu­ra­to è lar­ga­men­te sovrac­ca­ri­ca­to di lavo­ro e quin­di a rischio evi­den­te­men­te mol­to aumen­ta­to; i libe­ri pro­fes­sio­ni­sti (LP) ospe­da­lie­ri (ma anche del­le RSA, del ter­ri­to­rio in USCA, ADI ed i MMG), non han­no chia­re tute­le, eppu­re si chie­de loro tran­quil­la­men­te di esse­re sul cam­po di bat­ta­glia, sia che stia­no ope­ran­do con i con­trat­ti LP ordi­na­ri già in esse­re e dif­fu­si negli ospe­da­li per il bloc­co decen­na­le del­le assun­zio­ni (per inci­so a costo­ro anche se venis­se­ro assun­ti non vie­ne rico­no­sciu­ta alcu­na anzia­ni­tà lavo­ra­ti­va anche se con­cre­ta­men­te esple­ta­ta e a ciò andreb­be posto rime­dio), sia che inve­ce ope­ri­no con i nuo­vi ban­di LP emes­si pro­prio per il Covid19 (e qual­cu­no si lamen­ta che non vi sia­no adesioni).

Per tut­ti gli ope­ra­to­ri sani­ta­ri espo­sti all’al­to rischio Covid19, qua­le che sia la for­ma con­trat­tua­le, andreb­be­ro pen­sa­te tute­le o for­me assi­cu­ra­ti­ve spe­ci­fi­che (un con­to è affron­ta­re le malat­tie ordi­na­rie, un con­to è con le stes­se armi inviar­ci in guer­ra), di cui si fac­cia diret­ta­men­te garan­te lo Sta­to attra­ver­so gli enti pre­po­sti, anche in via straor­di­na­ria, come straor­di­na­ria è la situa­zio­ne in atto che ci è chie­sto di affron­ta­re e che affrontiamo.

Mar­co Ceresa

Medi­co

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.