Modello Crisanti Ter

E’ tutto basato sull’emotività (le foto degli assembramenti dello scorso weekend hanno soppiantato tout court gli insostituibili 21 criteri per colorare le regioni) in un continuo giorno della marmotta, sempre uguale, sempre con qualcosa da “salvare” che non si salva mai, e con i dati sulla letalità per milione fra i più alti al mondo.

Qual­che mese fa ave­va­mo soste­nu­to le pro­po­ste del prof. Cri­san­ti che così bene ave­va fat­to nel­la gestio­ne del con­tra­sto alla pan­de­mia in Vene­to (che ades­so pare sia un disastro).

Pur­trop­po non è anda­ta pro­prio così, quel­le pro­po­ste non sono sta­te segui­te con l’attenzione che meri­ta­va­no, e pro­ble­mi si sono accu­mu­la­ti a pro­ble­mi. E il prof. Cri­san­ti non è sta­to ascol­ta­to nep­pu­re a otto­bre, quan­do il virus rico­min­cia­va a ripren­de­re con­si­sten­za.

In quel momen­to, “per sal­va­re il Nata­le” era­no usci­ti vari DPCM, con le misu­re gover­na­ti­ve di con­tra­sto, tut­te basa­te su com­por­ta­men­ti indi­vi­dua­li, che da subi­to appa­ri­va­no poco rile­van­ti e inci­si­ve di fron­te alle caren­ze che si sta­va­no evi­den­zian­do con l’aumento dei con­ta­gi, come ad esem­pio il pre­ve­di­bi­le e pre­vi­sto affol­la­men­to dei mez­zi pub­bli­ci negli ora­ri di pun­ta (da tut­ti tran­ne che dal­la mini­stra ai tra­spor­ti De Miche­li, trop­po impe­gna­ta dai pro­get­ti del pon­te sul­lo stret­to di Messina).

L’impressione era che si cer­cas­se di indi­riz­za­re dispe­ra­ta­men­te l’attenzione sul­le respon­sa­bi­li­tà dei sin­go­li o di pre­ci­se cate­go­rie (i gio­va­ni! la movi­da!) per sor­vo­la­re su quel­le di Sta­to e Regioni.

Di quei gior­ni ricor­dia­mo la dura con­trap­po­si­zio­ne fra chi (il mini­stro Spe­ran­za e le regio­ni) vole­va riman­da­re a casa gli stu­den­ti del­le supe­rio­ri in DAD e chi inve­ce (la mini­stra Azzo­li­na, dia­mo­ne atto, ma anche il Comi­ta­to Tec­ni­co Scien­ti­fi­co) pen­sa­va che fos­se una fol­lia fer­ma­re anco­ra la scuola.

Ha vin­to la linea del­la chiu­su­ra, sen­za tut­ta­via alcu­na inci­den­za rea­le sui con­ta­gi (basta vede­re la Cam­pa­nia, dove tut­te le scuo­le sono sta­te chiu­se dal 15 otto­bre ma il virus non è sta­to avver­ti­to ed è cre­sciu­to fin­ché la regio­ne non è diven­ta­ta zona rossa).

Anche in quel­la situa­zio­ne la per­so­na che sem­bra­va ave­re le idee più chia­re era pro­prio il prof. Crisanti.

L’im­pat­to che le misu­re adot­ta­te dal Gover­no avran­no lo sapre­mo tra un paio di set­ti­ma­ne. Sono misu­re di buon­sen­so che han­no un impat­to sul­la qua­li­tà del­la vita, pen­so che dovrem­mo inve­ce con­cen­trar­ci sul­la capa­ci­tà che abbia­mo di bloc­ca­re la tra­smis­sio­ne del virus sul territorio

E anco­ra:

Il siste­ma è col­las­sa­to, via via che i casi sono aumen­ta­ti, la capa­ci­tà di con­tact tra­cing e fare tam­po­ni dimi­nui­sce e si entra in un cir­co­lo vizio­so che fa aumen­ta­re la tra­smis­sio­ne del virus. Più che misu­re sui com­por­ta­men­ti occor­re bloc­ca­re il virus: tra 15 gior­ni non vor­rei tro­var­mi a discu­te­re di 10–12mila casi al giorno 

Il ful­cro del pro­ble­ma era tut­to lì.

Tut­ti ormai dove­va­mo aver rece­pi­to che il virus si ral­len­ta­va e si fer­ma­va con l’attività sani­ta­ria (inu­til­men­te Cri­san­ti ave­va chie­sto al Pae­se di dotar­si degli stru­men­ti per fare 300.000 tam­po­ni al gior­no, ma si è pre­fe­ri­to com­pra­re ban­chi sin­go­li e rega­la­re bici­clet­te con il bonus): le famo­se tre T, trac­cia­men­to, tam­po­ni, trat­ta­men­to.

E maga­ri con i test rapi­di, e maga­ri seguen­do le dispo­si­zio­ni OMS sui tam­po­ni di con­trol­lo, defi­ni­ti inu­ti­li (era­no due, ades­so è uno ma è sem­pre di trop­po, e toglie risor­se a quel­li su nuo­vi posi­ti­vi) per­ché il cri­te­rio cli­ni­co di gua­ri­gio­ne lega­to al tra­scor­re­re del tem­po è uni­ver­sal­men­te accolto.

Né ser­vi­va a mol­to la app Immu­ni se poi non c’erano per­so­ne e mez­zi per trac­cia­re i con­tat­ti e trat­ta­re i posi­ti­vi.

Qui dove­va­mo inve­sti­re, non è sta­to fat­to e il siste­ma è saltato.

Quan­to ai tra­spor­ti, fer­ma la neces­si­tà di imple­men­ta­re in ogni modo il nume­ro dei mez­zi a dispo­si­zio­ne e di lavo­ra­re sugli ora­ri del­le scuo­le ma anche del­le azien­de, riat­ti­van­do il più pos­si­bi­le lo smart wor­king, il prof. Cri­san­ti pro­po­ne­va l’obbligo per i pas­seg­ge­ri di indos­sa­re masche­ri­ne chi­rur­gi­che, vie­tan­do così l’ingresso con masche­ri­ne fai da te per­ché avreb­be più effet­to che discu­te­re se dimi­nui­re la capienza.

Ed era dram­ma­ti­ca­men­te vero, e si scon­tra­va con quel DPCM che, inve­ce, nel san­ci­re l’obbligo del­la masche­ri­na anche all’aperto, ave­va anche defi­ni­ti­va­men­te sdo­ga­na­to le masche­ri­ne “di comu­ni­tà”, quel­le di tela anche fai da te, che, se non c’è fil­tro, non han­no alcu­na capa­ci­tà di fer­ma­re il virus in usci­ta, cosa che inve­ce acca­de con le chirurgiche.

Ma la pro­po­sta che atti­ra­va più click sui quo­ti­dia­ni onli­ne inve­ce era questa:

Cre­do che un loc­k­do­wn a Nata­le sia nel­l’or­di­ne del­le cose: si potreb­be reset­ta­re il siste­ma, abbas­sa­re la tra­smis­sio­ne del virus e aumen­ta­re il con­tact tra­cing. Così come sia­mo il siste­ma è saturo.

Era metà ottobre.

Le scel­te sono sta­te altre, si è deci­so di colo­ra­re le regio­ni e di atti­va­re misu­re dif­fe­ren­zia­te, alcu­ne, lo dico­no i dati, com­ple­ta­men­te inu­ti­li, quel­le gial­le, altre più inci­si­ve, quel­le aran­cio­ni e rosse.

Ma avrem­mo dovu­to sape­re che un loc­k­do­wn fer­ma il con­ta­gio tem­po­ra­nea­men­te, e che ser­ve se poi ci si dota dei siste­mi di trac­cia­men­to e trattamento.

Que­sto non è avve­nu­to e oggi il prof. Cri­san­ti tira le som­me.

Avrem­mo potu­to pro­gram­ma­re un loc­k­do­wn di un mese, dal 15 dicem­bre al 15 gen­na­io, anti­ci­pan­do la chiu­su­ra del­le scuo­le e posti­ci­pan­do­ne l’apertura (come ha fat­to Ange­la Mer­kel) e lavo­ran­do sui pro­gram­mi per met­ter­si avan­ti, oppu­re ripren­den­do in DAD per una settimana.

Avrem­mo potu­to sospen­de­re un po’ di più atti­vi­tà già par­zial­men­te sospe­se (la giu­sti­zia ordi­na­ria di fat­to va in vacan­za da Nata­le all’Epifania, ad esem­pio) e per­si­no pro­gram­ma­re anche uno stop alle azien­de, meno dan­no­so in que­sto perio­do.

Inve­ce stia­mo chiu­den­do tut­to sot­to Nata­le, ci stia­mo let­te­ral­men­te bar­ri­can­do sot­to l’albero, sen­za programmazione.

Il vero pro­ble­ma è che non abbia­mo anco­ra un siste­ma di sor­ve­glian­za per bloc­ca­re le cate­ne di con­ta­gio, per­ché l’epidemia non si bloc­ca solo con le masche­ri­ne e con il distan­zia­men­to. (…) Man­ca un pia­no di sor­ve­glian­za che per­met­ta, una vol­ta fini­to il loc­k­do­wn, di man­te­ne­re i casi a livel­li bas­sis­si­mi, se non addi­rit­tu­ra eli­mi­nar­li. Que­sto manca.

E soprat­tut­to: «Si sono spe­si miliar­di di euro per que­sto cash­back. Que­sti sol­di non pote­va­no dav­ve­ro esser spe­si per pro­teg­ge­re l’Italia?».

Dav­ve­ro non sem­bra il caso di aggiun­ge­re altro.

Obbe­dia­mo a misu­re non solo emer­gen­zia­li ma estem­po­ra­nee, nate dal­la sera alla mat­ti­na, sen­za pro­gram­ma­zio­ne, sen­za logica.

E’ tut­to basa­to sull’emotività (le foto degli assem­bra­men­ti del­lo scor­so wee­kend han­no sop­pian­ta­to tout court gli inso­sti­tui­bi­li 21 cri­te­ri per colo­ra­re le regio­ni) in un con­ti­nuo gior­no del­la mar­mot­ta, sem­pre ugua­le, sem­pre con qual­co­sa da “sal­va­re” che non si sal­va mai, e con i dati sul­la leta­li­tà per milio­ne fra i più alti al mondo.

For­se sareb­be il caso di comin­ciar­la, que­sta pro­gram­ma­zio­ne, di man­te­ne­re i ner­vi sal­di per­ché il vac­ci­no sta arri­van­do ma non avrà effet­ti da doma­ni, di ascol­ta­re chi la pro­po­ne per non tro­var­ci fra un mese a dover sal­va­re il car­ne­va­le, e poi (anco­ra) la Pasqua.

Pos­sia­mo anche sta­re a casa a Nata­le, ma deve ser­vi­re a qual­co­sa e si deve capi­re per­ché lo fac­cia­mo.

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