Il nostro scet­ti­ci­smo sul ritor­no al nuclea­re si fon­da su alcu­ni aspet­ti tec­ni­ci, eco­no­mi­ci, ambien­ta­li. Defi­ni­re anti­scien­ti­fi­co que­sto approc­cio è sba­glia­to. Il nostro è neces­sa­ria­men­te e volu­ta­men­te un approc­cio basa­to su tut­ti gli ele­men­ti del con­te­sto, che par­te dal­le cono­scen­ze scien­ti­fi­che ma non tra­scu­ra gli altri aspet­ti che con­cor­ro­no a deter­mi­na­re lo sce­na­rio miglio­re per il futu­ro di tut­te e tut­ti. Noi non ci sosti­tuia­mo alle acca­de­mie scien­ti­fi­che. Stu­dia­mo per esse­re rigo­ro­si, dopo­di­ché la nostra è sem­pre una scel­ta poli­ti­ca, razio­na­le e trasparente.

 

SERVE TROPPO TEMPO. Gli obiet­ti­vi euro­pei di decar­bo­niz­za­zio­ne: con il pia­no Fitfor55, l’Unione euro­pea ha posto l’obiettivo del taglio del 55% del­le emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti entro il 2030, tra otto anni. Per rag­giun­ge­re que­sto obiet­ti­vo è neces­sa­rio che la pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca, che è la prin­ci­pa­le fon­te di emis­sio­ni in Ita­lia, arri­vi al 70% di gene­ra­zio­ne da fon­ti a emis­sio­ni zero nei pros­si­mi 8 anni, un tem­po mol­to bre­ve che richie­de solu­zio­ni rapi­de. La costru­zio­ne di una cen­tra­le nuclea­re richie­de tem­pi media­men­te intor­no ai 12–15 anni (per chi ipo­tiz­za l’adozione degli small modu­lar reac­tors: non sono anco­ra dispo­ni­bi­li per l’uso su lar­ga sca­la, e la loro recen­te intro­du­zio­ne impe­di­sce di otte­ne­re i bene­fi­ci pre­vi­sti in ter­mi­ni di costi e tem­pi di rea­liz­za­zio­ne nel bre­ve ter­mi­ne). Pun­ta­re la con­ver­sio­ne del siste­ma di pro­du­zio­ne dell’elettricità sul nuclea­re signi­fi­che­reb­be FALLIRE gli obiet­ti­vi del pia­no euro­peo. Al con­tra­rio, per rien­tra­re sul per­cor­so del­la decar­bo­niz­za­zio­ne del set­to­re elet­tri­co a bre­ve e medio ter­mi­ne (oltre a quan­to già cita­to, ossia l’85% di elet­tri­ci­tà da fon­ti a emis­sio­ni zero nel 2035, il 100% fra il 2040 e il 2045) signi­fi­ca neces­sa­ria­men­te fare affi­da­men­to sul­le tec­no­lo­gie rin­no­va­bi­li, sul­l’ac­cu­mu­lo di ener­gia elet­tri­ca e sul­la tra­smis­sio­ne a lun­go rag­gio, rea­liz­zan­do tut­te quel­le ope­re che sono lo sco­glio mag­gio­re per l’u­ti­liz­zo del­le rinnovabili.

 

COSTA TROPPO. L’International Ener­gy Agen­cy ha docu­men­ta­to come i costi di instal­la­zio­ne del­le cen­tra­li nuclea­ri nel nostro con­ti­nen­te si atte­sta­no in media a 9000 dol­la­ri al KW oltre agli one­ri finan­zia­ri, con­tro una spe­sa al di sot­to dei 1500 dol­la­ri al KW per gli impian­ti sola­ri. Que­sto fa sì che ad oggi, nono­stan­te la pro­du­zio­ne inter­mit­ten­te del­le rin­no­va­bi­li, sia pos­si­bi­le pro­dur­re mol­ta più ener­gia a emis­sio­ni zero, a bas­so costo, instal­lan­do nuo­vi pan­nel­li sola­ri piut­to­sto che costruen­do nuo­ve cen­tra­li. Anche guar­dan­do al futu­ro e a una rete com­ple­ta­men­te decar­bo­niz­za­ta, i costi del nuclea­re sareb­be­ro più bas­si rispet­to a quel­li di una rete rin­no­va­bi­le solo se si dan­no per asso­da­ti i rispar­mi pre­vi­sti per il pri­mo (fino a ‑50% secon­do IEA) e si con­si­de­ra­no fal­li­ti quel­li per pan­nel­li foto­vol­tai­ci e accu­mu­lo elet­tro­chi­mi­co. È solo pre­ve­den­do il miglio­re degli sce­na­ri pos­si­bi­li per il nuclea­re e il peg­gio­re per le rin­no­va­bi­li che il pri­mo è la scel­ta “eco­no­mi­ca­men­te con­ve­nien­te” al 2050. Un’i­po­te­si quan­to­me­no remo­ta, for­se diso­ne­sta, pro­ba­bil­men­te sbagliata. 

 

PRODUCE SCORIE. Il nuclea­re ha un costo non dichia­ra­to, ossia la gestio­ne del­le sco­rie nel lun­go ter­mi­ne che, sep­pur ridot­te in quan­ti­tà, devo­no esse­re gesti­te: il com­bu­sti­bi­le nuclea­re esau­sto è nor­mal­men­te con­ser­va­to in sicu­rez­za all’in­ter­no del­le cen­tra­li ope­ra­ti­ve, ma quan­do que­ste ven­go­no dismes­se è neces­sa­rio tro­va­re siste­mi, come la crea­zio­ne di un depo­si­to geo­lo­gi­co, che ne per­met­ta­no lo stoc­cag­gio sen­za rischi, fin­ché la loro radioat­ti­vi­tà non si sia esau­ri­ta. Que­sto costo, del­l’or­di­ne di deci­ne di miliar­di di dol­la­ri nei pae­si che lo han­no intra­pre­so, è com­ple­ta­men­te a cari­co del­la collettività.

Vice­ver­sa, le fon­ti rin­no­va­bi­li non pro­du­co­no sco­rie. A fine vita i mate­ria­li di cui sono com­po­ste pos­so­no esse­re rici­cla­ti (vi sono tec­ni­che di rici­clo anche dei pan­nel­li foto­vol­tai­ci di cui si rie­sce a recu­pe­ra­re il 96% dei mate­ria­li in mas­sa, e la tec­no­lo­gia del rici­clo pun­ta al 100%).

 

NON FORNISCE ALCUN CONTRIBUTO ALLA TRASFORMAZIONE. Il nuclea­re non è in gra­do di sosti­tui­re la fles­si­bi­li­tà for­ni­ta dal gas al siste­ma elet­tri­co. Seb­be­ne sia in una cer­ta misu­ra modu­la­bi­le, né la rea­zio­ne nuclea­re a mon­te né la tur­bi­na a vapo­re a val­le rie­sco­no a segui­re il cari­co elet­tri­co, limi­tan­do la quo­ta mas­si­ma di nuclea­re che un siste­ma elet­tri­co inter­con­nes­so come quel­lo euro­peo può ospi­ta­re con­ve­nien­te­men­te. NON È LA SOLUZIONE per­fet­ta che vie­ne dipin­ta, oltre a non risol­ve­re gli altri pro­ble­mi ambien­ta­li di cui dovrem­mo occu­par­ci (per­di­ta di bio­di­ver­si­tà, con­su­mo di suo­lo, ecc.).

Le rin­no­va­bi­li si pro­pon­go­no inve­ce come par­te tra­sver­sa­le del­la solu­zio­ne, come chia­ve di vol­ta per supe­ra­re il para­dig­ma del­la nostra ingor­di­gia ener­ge­ti­ca e il model­lo vora­ce di acca­par­ra­men­to del­le risor­se natu­ra­li. Se uti­liz­za­te in com­bi­na­zio­ne con siste­mi di accu­mu­lo, sono il siste­ma più eco­no­mi­co per bilan­cia­re una rete che non pre­ve­de l’u­so di com­bu­sti­bi­li. Tan­to più effi­cien­te, in real­tà, che anche nei “miglio­ri” stu­di scien­ti­fi­ci in cui il nuclea­re è pro­po­sto come prin­ci­pa­le fon­te del mix ener­ge­ti­co, que­sta fon­te non supe­ra mai il 60% del­la pro­du­zio­ne e il bilan­cia­men­to del­la rete nei momen­ti di pic­co del­la doman­da è effet­tua­to tra­mi­te impian­ti di pro­du­zio­ne di ener­gia rin­no­va­bi­le e stoc­cag­gio. I siste­mi di accu­mu­lo che in cer­ti ambien­ti ven­go­no defi­ni­ti “impos­si­bi­li” sono in real­tà alla base del­la decar­bo­niz­za­zio­ne anche in pre­sen­za di nuclea­re, e sono in ogni caso mol­to più effi­cien­ti quan­do ven­go­no uti­liz­za­ti in com­bi­na­zio­ne con le rin­no­va­bi­li, per­ché il costo di una sovrap­pro­du­zio­ne nuclea­re sareb­be sem­pli­ce­men­te insostenibile.

 

HA SUPPORTO POPOLARE? Il nuclea­re è un inve­sti­men­to a lun­go ter­mi­ne i cui rischi sono com­ple­ta­men­te a cari­co del­la socie­tà. Per quan­to sia impor­tan­te riba­di­re che la pro­ba­bi­li­tà di inci­den­ti è mol­to bas­sa, la gra­vi­tà degli impat­ti sul­la popo­la­zio­ne (basti pen­sa­re che a segui­to del­l’in­ci­den­te di Fuku­shi­ma, che pure nel­le sta­ti­sti­che uffi­cia­li non ha por­ta­to a deces­si fra i civi­li, ha costret­to il gover­no ad eva­cua­re un’a­rea di 3000 kmq) fa sì che la scel­ta di instal­la­re cen­tra­li e depo­si­ti di sco­rie deb­ba gode­re di lar­go con­sen­so popo­la­re, sia a livel­lo nazio­na­le che nel­le comu­ni­tà diret­ta­men­te inte­res­sa­te. Qua­li sono, in Ita­lia, le comu­ni­tà dispo­ste ad ospi­ta­re le cen­tra­li? La popo­la­zio­ne gene­ra­le è con­vin­ta di ave­re nel gover­no la fidu­cia neces­sa­ria a sup­por­ta­re il nuclea­re per un seco­lo? Per la sua stes­sa natu­ra di inve­sti­men­to a lun­go ter­mi­ne, il nuclea­re è una scel­ta sen­sa­ta solo se la popo­la­zio­ne ha fidu­cia nel­la sua scel­ta e que­sta è una doman­da poli­ti­ca non rinviabile.

 

QUALCHE PROBLEMA DI APPROVVIGIONAMENTO. Un reat­to­re di 1,2–1,6 GW ha un con­su­mo medio di 25 ton­nel­la­te di Ura­nio all’anno. I pae­si mag­gio­ri pro­dut­to­ri di ura­nio sono Kaza­ki­stan, Cana­da, Austra­lia, Nami­bia, Niger e Rus­sia… Nel nostro pae­se l’uranio non è qua­si pre­sen­te, men­tre è pre­sen­te l’energia sola­re in gran­de quan­ti­tà e per perio­di mol­to lun­ghi nell’arco dell’anno. E abbia­mo suf­fi­cien­te ener­gia eoli­ca per il giu­sto bilan­cia­men­to tra le fon­ti rinnovabili.

 

COMPORTA RISCHI AMBIENTALI E PER LA SALUTE. Sep­pur remo­to nel­la pro­ba­bi­li­tà, un inci­den­te nuclea­re impli­ca la con­ta­mi­na­zio­ne per cen­ti­na­ia di anni del ter­ri­to­rio adia­cen­te, ren­den­do­lo ina­dat­to alla vita uma­na “per sem­pre”. In modo simi­le, il com­bu­sti­bi­le nuclea­re esau­sto vie­ne pro­dot­to in quan­ti­tà mini­me rispet­to all’e­ner­gia gene­ra­ta, ma rima­ne tos­si­co per qual­sia­si for­ma di vita per gene­ra­zio­ni. Quin­di, per con­tro, la gra­vi­tà è mas­si­ma. Le fon­ti rin­no­va­bi­li pos­so­no inve­ce inte­grar­si nell’ambiente cir­co­stan­te e anche l’occupazione di suo­lo agri­co­lo può esse­re mini­miz­za­to uti­liz­zan­do nuo­vi meto­di di instal­la­zio­ne come il floa­ting PV (il foto­vol­tai­co gal­leg­gian­te) e il foto­vol­tai­co sospe­so (che con­sen­te l’utilizzo agri­co­lo del ter­re­no cir­co­stan­te). Nel lun­go perio­do, e con una pos­si­bi­li­tà rea­le di arri­va­re ad un pie­no rici­clo del­le mate­rie pri­me neces­sa­rie, le rin­no­va­bi­li han­no la pos­si­bi­li­tà di esse­re più com­pa­ti­bi­li con un futu­ro ad impat­to ambien­ta­le zero, che va ben al di là del “sem­pli­ce” abbat­ti­men­to del­le emis­sio­ni di ani­dri­de carbonica

Nucleare: fonti e approfondimenti

In Ita­lia, il dibat­ti­to sull’energia nuclea­re è cicli­co, anzi car­si­co, scom­pa­re per lun­ghi perio­di per poi tor­na­re d’attualità — lo dimo­stra­no i due refe­ren­dum di cui la que­stio­ne è sta­ta ogget­to — e così è suc­ces­so pro­prio in occa­sio­ne del­la cam­pa­gna elet­to­ra­le per le ele­zio­ni poli­ti­che del 2022.

 

Pos­si­bi­le ha rea­liz­za­to que­sto docu­men­to di sin­te­si del­la pro­pria posi­zio­ne, favo­re­vo­le agli inve­sti­men­ti sul­le rin­no­va­bi­li e scet­ti­ca nei con­fron­ti del ritor­no del nostro Pae­se all’energia nucleare.

 

Tale docu­men­to è frut­to di un lavo­ro di ricer­ca che tie­ne con­to di posi­zio­ni ampia­men­te rap­pre­sen­ta­te nel dibat­ti­to stes­so, e di cui nel tem­po han­no dato con­to sia isti­tu­zio­ni inter­na­zio­na­li e nazio­na­li, sia orga­ni di infor­ma­zio­ni che se ne occu­pa­no siste­ma­ti­ca­men­te da anni.

 

Quel­lo che segue è quin­di un elen­co di fon­ti diver­se, uti­li a chi vuo­le appro­fon­di­re la questione.

 

Il Deca­lo­go di Ener­gia­per­li­ta­lia per le ele­zio­ni del 25 set­tem­bre 2022 (Ener­gia per l’Italia): “Il grup­po di ricer­ca­to­ri “Ener­gia per l’Italia” si rivol­ge alle elet­tri­ci e agli elet­to­ri, chia­ma­ti al voto in un momen­to cri­ti­co per il futu­ro del Pae­se”. (con­ti­nua a leggere)

 

Popu­li­smo nuclea­re (di Car­lo Gubi­to­sa per Altrae­co­no­mia): “La con­ver­sio­ne al nuclea­re è dav­ve­ro una magi­ca lam­pa­da di Ala­di­no, pri­va di rischi e di incer­tez­ze, che può sal­va­re il Pia­ne­ta dal­la cri­si cli­ma­ti­ca e l’Italia dal­la cri­si ener­ge­ti­ca? Da dove arri­va­no e soprat­tut­to dove ci por­ta­no i “pro­cla­mi ato­mi­ci” ven­du­ti a pie­ne mani nel­la cam­pa­gna elet­to­ra­le per le poli­ti­che 2022? L’agile dos­sier “Popu­li­smo nuclea­re” a cura di Car­lo Gubi­to­sa smon­ta la reto­ri­ca del­la pana­cea, adot­tan­do un sano e rigo­ro­so eser­ci­zio del dub­bio. Non una gui­da tec­ni­ca o un manua­le poli­ti­co ma una rac­col­ta di dati, infor­ma­zio­ni ed epi­so­di di cro­na­ca che resti­tui­sce par­te dei dub­bi e degli inter­ro­ga­ti­vi che cir­con­da­no la com­ples­si­tà lega­ta alla tec­no­lo­gia nuclea­re. Cono­scen­ze per non ripe­te­re gli erro­ri del pas­sa­to e difen­der­si dal­le fin­te solu­zio­ni popu­li­ste sul tema dell’energia, che ali­men­ta­no la pro­pa­gan­da dei par­ti­ti, del­le lob­by e di qual­che ano­ni­mo grup­po di “con­su­len­ti”. (con­ti­nua a leggere)

 

Nuclea­re, le pro­mes­se a vuo­to di Sal­vi­ni e Calen­da (di Ste­fa­no Baraz­zet­ta per Vali­gia Blu): “I più atti­vi su que­sto fron­te sono sta­ti Mat­teo Sal­vi­ni e soprat­tut­to Car­lo Calen­da, che sul nuclea­re ha deci­so di impo­sta­re gran par­te del­la cam­pa­gna di Azio­ne sui temi ener­ge­ti­ci. È inte­res­san­te per­ciò ana­liz­za­re le dichia­ra­zio­ni dei due lea­der e i pro­gram­mi dei rispet­ti­vi par­ti­ti. Come vedre­mo, la gran par­te degli argo­men­ti por­ta­ti a soste­gno del ritor­no del nuclea­re appa­re estre­ma­men­te debo­le e par­zia­le, quan­do non del tut­to incon­si­sten­te”. (con­ti­nua a leggere)

 

Il ruo­lo dell’energia nuclea­re nel­la lot­ta alla cri­si cli­ma­ti­ca (di Ema­nue­la Bar­bi­ro­glio e Ange­lo Roma­no per Vali­gia Blu): “Qual è il con­te­sto poli­ti­co ed ener­ge­ti­co e qua­li sono gli attua­li con­su­mi e capa­ci­tà pro­dut­ti­ve di ener­gia nuclea­re nel mon­do? Cosa sono i reat­to­ri di IV gene­ra­zio­ne e quel­li a fusio­ne di cui tan­to si sta par­lan­do in que­ste set­ti­ma­ne, quan­to costa­no, quan­do saran­no rea­liz­za­ti, qua­le sarà l’im­pat­to sull’ambiente e sul­la pro­du­zio­ne di ener­gia? (…) Pro­via­mo a far­lo attra­ver­so l’analisi di rap­por­ti e stu­di e ascol­tan­do la voce di esper­ti del set­to­re, rap­pre­sen­tan­ti di asso­cia­zio­ni pro e con­tro il nuclea­re ed euro­par­la­men­ta­ri che stan­no seguen­do la que­stio­ne”. (con­ti­nua a leggere)

 

Gli esper­ti boc­cia­no nuclea­re e gas: «Via dal­la tas­so­no­mia» (di Clau­dia Vago per Valo­ri): “La tas­so­no­mia del­le atti­vi­tà eco­no­mi­che con­si­de­ra­te “soste­ni­bi­li” non deve inclu­de­re tra le fon­ti di ener­gia ver­de il gas natu­ra­le e il nuclea­re. A dir­lo è un grup­po di esper­ti a cui la Com­mis­sio­ne euro­pea si è affi­da­ta per con­tri­bui­re a ela­bo­ra­re le rego­le sugli inve­sti­men­ti soste­ni­bi­li in un docu­men­to visio­na­to dal Finan­cial Times”. (con­ti­nua a leggere)

 

Tas­so­no­mia, per il par­la­men­to euro­peo gas e nuclea­re sono soste­ni­bi­li (Andrea Baro­li­ni per Valo­ri): “Il par­la­men­to si è in effet­ti espres­so in modo con­tra­rio anche rispet­to all’orientamento del­le due com­mis­sio­ni com­pe­ten­ti per mate­ria – Affa­ri eco­no­mi­ci e Ambien­te, salu­te e sicu­rez­za ali­men­ta­re – che alla metà del­lo scor­so mese di giu­gno ave­va­no boc­cia­to il pro­get­to di inclu­sio­ne di gas e nuclea­re nel­la tas­so­no­mia euro­pea. Ovve­ro, appun­to, nell’elenco del­le atti­vi­tà con­si­de­ra­te soste­ni­bi­li dal pun­to di vista ambien­ta­le”. (con­ti­nua a leggere)

 

Cri­si cli­ma­ti­ca: lo scon­tro in Euro­pa su nuclea­re e gas e i costi ambien­ta­li dell’estrazione del litio (di Ange­lo Roma­no per Vali­gia Blu): “«Stef­fen Hebe­streit, por­ta­vo­ce del can­cel­lie­re tede­sco Olaf Scholz, ha riba­di­to che il gover­no tede­sco ritie­ne che “la tec­no­lo­gia nuclea­re sia peri­co­lo­sa, che il pro­ble­ma del­lo smal­ti­men­to dei rifiu­ti sia anco­ra irri­sol­to” e respin­ge “la valu­ta­zio­ne [del­la Com­mis­sio­ne] sul­l’e­ner­gia nuclea­re»”. (con­ti­nua a leggere)

 

Cosa ha det­to dav­ve­ro l’IEA sul ruo­lo del nuclea­re nel­la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca (di Ste­fa­no Baraz­zet­ta per Valo­ri): “Ad una pri­ma let­tu­ra, per il nuclea­re lo sce­na­rio NZE 2050 sem­bra offri­re segna­li di spe­ran­za: secon­do lo sce­na­rio il nuclea­re dovrà rad­dop­pia­re la quan­ti­tà di elet­tri­ci­tà pro­dot­ta da qui al 2050; ma guar­dan­do con più atten­zio­ne la situa­zio­ne appa­re meno rosea. Infat­ti, tenen­do con­to del fat­to che la pro­du­zio­ne elet­tri­ca mon­dia­le tri­pli­che­rà, que­sto signi­fi­ca che il nuclea­re andrà a rive­sti­re un ruo­lo sem­pre più mar­gi­na­le in ter­mi­ni rela­ti­vi, copren­do nel 2050 il fab­bi­so­gno elet­tri­co glo­ba­le per meno del 10% (in calo)”. (con­ti­nua a leggere)

 

Che gas e nuclea­re per l’Ue sia­no soste­ni­bi­li l’ha deci­so la Rus­sia? (Andrea Baro­li­ni per Valo­ri): Un rap­por­to di Green­pea­ce sve­la in che modo i colos­si rus­si dell’energia Gaz­prom, Lukoil e Rosa­tom sia­no riu­sci­ti ad eser­ci­ta­re enor­mi pres­sio­ni su Bru­xel­les a tale sco­po. L’intensa atti­vi­tà di lob­by­ing ha, d’altra par­te, obiet­ti­vi finan­zia­ri ma anche poli­ti­ci. L’introduzione di gas e nuclea­re nel­la tas­so­no­mia fa como­do, infat­ti, soprat­tut­to alla Rus­sia. E con­ce­de a Vla­di­mir Putin un pote­re nego­zia­le mol­to più ele­va­to nei con­fron­ti dell’Ue. Oltre a for­ni­re introi­ti che potran­no esse­re uti­liz­za­ti per pro­se­gui­re la guer­ra in Ucrai­na”. (con­ti­nua a leggere)

 

Per­ché il nuclea­re non tie­ne il pas­so del­la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca (di Anto­nio Sca­la­ri per Vali­gia Blu): “Il nuclea­re ha segna­to il pas­so rispet­to allo svi­lup­po del­le ener­gie rin­no­va­bi­li, diven­ta­te sem­pre più com­pe­ti­ti­ve. Il costo dell’elettricità pro­dot­ta dall’energia sola­re ed eoli­ca on-sho­re è crol­la­to, rispet­ti­va­men­te, del 85% e del 70% nell’ultimo decen­nio. Il costo dei modu­li foto­vol­tai­ci si è ridot­to del 99% dal­la fine degli anni ‘70 ad oggi. Que­sto non è dovu­to a un’ipnosi ver­de col­let­ti­va ma, come spie­ga uno stu­dio del Mas­sa­chus­set Insti­tu­te of Tech­no­lo­gy (MIT), è il risul­ta­to del­le poli­ti­che pub­bli­che che han­no sti­mo­la­to il mer­ca­to del set­to­re, del­la ricer­ca sia pub­bli­ca che pri­va­ta e di quel­la che vie­ne defi­ni­ta eco­no­mia di sca­la, cioè il rap­por­to tra l’aumento del­la pro­du­zio­ne indu­stria­le e la cadu­ta dei costi”. (con­ti­nua a leggere)

 

Quan­do il “sì” al nuclea­re diven­ta un “no” alla scien­za (di Anto­nio Sca­la­ri per Vali­gia Blu): “Il sì al nuclea­re si van­ta di esse­re in accor­do con una con­ce­zio­ne scien­ti­fi­ca e razio­na­le del mon­do. In Ita­lia il sì è sta­to infat­ti una sto­ri­ca bat­ta­glia a dife­sa del­la scien­za e del­la tec­no­lo­gia. Ma se si va più a fon­do e si ana­liz­za­no cer­ti orien­ta­men­ti di pen­sie­ro e tesi che si ritro­va­no nel cam­po del sì, si sco­pre che anche que­sto è pie­no di ideo­lo­gia. Di un’i­deo­lo­gia che spes­so è in con­tra­sto con una visio­ne che rico­no­sca la gra­vi­tà del­la cri­si cli­ma­ti­ca e l’ur­gen­za del­la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca. E quin­di con la scien­za stes­sa”. (con­ti­nua a leggere)

 

Anche il nuclea­re è una fon­te di ener­gia inter­mit­ten­te (Andrea Baro­li­ni per Valo­ri): “I reat­to­ri nuclea­ri, in caso di inci­den­te, pos­so­no pro­vo­ca­re auten­ti­ci disa­stri per l’ambiente, gli eco­si­ste­mi, la bio­di­ver­si­tà e la salu­te uma­na. Per que­sto sono – giu­sta­men­te – sot­to­po­sti a rigo­ro­si con­trol­li. Ciò in caso di qual­sia­si pro­ble­ma di sicu­rez­za, anche sola­men­te poten­zia­le. E mal­gra­do tale atten­zio­ne, non è comun­que pos­si­bi­le azze­ra­re i rischi, come ammes­so dai diri­gen­ti del­la stes­sa Auto­ri­tà per la sicu­rez­za nuclea­re fran­ce­se. Le veri­fi­che – altret­tan­to giu­sta­men­te – pren­do­no inol­tre tem­po e non pos­so­no lascia­re nul­la al caso. Il che ren­de, di fat­to, anche il nuclea­re “inter­mit­ten­te”. Esat­ta­men­te come l’eolico, che dipen­de dal ven­to, e il foto­vol­tai­co, lega­to all’irraggiamento sola­re. (con­ti­nua a leggere)

 

Sul Depo­si­to Nazio­na­le del­le sco­rie radioat­ti­ve con­ti­nuia­mo a per­de­re peri­co­lo­sa­men­te tem­po (di Ales­sia Mel­chior­re per Vali­gia Blu): “Il nostro pae­se è già in un ritar­do peri­co­lo­so, di oltre die­ci anni, sul­la gestio­ne dei rifiu­ti radioat­ti­vi: avrem­mo dovu­to dotar­ci di un pia­no nazio­na­le a par­ti­re dal 2011 – come richie­sto dal­la diret­ti­va Eura­tom – ma l’iter ha subi­to diver­si rin­vii per i qua­li ci sia­mo inve­ce gua­da­gna­ti una sen­ten­za di infra­zio­ne dal­la Cor­te di Giu­sti­zia UE nel 2019”. (con­ti­nua a leggere)

 

Decom­mis­sio­ning nuclea­re: tem­pi (sem­pre più) lun­ghi, costi alle stel­le (di Fran­ce­sco Fer­ran­te per Valo­ri): “Lo sman­tel­la­men­to degli ex siti nuclea­ri ita­lia­ni ritar­da di anno in anno: solo il 25% è rea­liz­za­to. Intan­to, i costi rad­dop­pia­no e i tem­pi si dila­ta­no”. (con­ti­nua a leggere)

 

Fran­cia e Ger­ma­nia: le oppo­ste stra­te­gie sull’energia che divi­do­no l’Europa (di Ele­na Comel­li per Vali­gia Blu): “La Fran­cia gui­da un grup­po di pae­si, per­lo­più del­l’Eu­ro­pa cen­tra­le e orien­ta­le, che han­no spin­to l’U­nio­ne Euro­pea a con­ce­de­re il bol­li­no di “atti­vi­tà eco­no­mi­ca eco­so­ste­ni­bi­le” anche all’e­ner­gia nuclea­re, mal­gra­do la stre­nua oppo­si­zio­ne di mol­ti pae­si mem­bri. Per i poli­ti­ci e gli atti­vi­sti tede­schi l’i­dea che l’e­ner­gia nuclea­re sia ver­de o soste­ni­bi­le è un ana­te­ma, con­si­de­ran­do il poten­zia­le di inci­den­ti con con­se­guen­ze ambien­ta­li cata­stro­fi­che e i pro­ble­mi asso­cia­ti allo stoc­cag­gio a lun­go ter­mi­ne del­le sco­rie radioat­ti­ve, che nem­me­no la stes­sa Fran­cia è anco­ra riu­sci­ta a risol­ve­re. Per non par­la­re del fat­to che le cen­tra­li fran­ce­si comin­cia­no a mostra­re i segni del­l’e­tà e han­no sem­pre più biso­gno di fer­mar­si per lavo­ri di manu­ten­zio­ne, com’è suc­ces­so nel­le ulti­me set­ti­ma­ne con tre dei quat­tro più gran­di reat­to­ri, costrin­gen­do il pae­se a incre­men­ta­re il ricor­so al car­bo­ne”. (con­ti­nua a leggere)

 

Nuclea­re, l’Agenzia fran­ce­se per l’ambiente: nuo­vi reat­to­ri costo­si e dan­no­si (di Andrea Baro­li­ni per Valo­ri): “La Fran­cia non ha inte­res­se a lan­ciar­si nel­la costru­zio­ne di nuo­vi reat­to­ri EPR di ulti­ma gene­ra­zio­ne. Ciò per­ché, da un lato, inve­sti­re sul­la filie­ra del nuclea­re ral­len­te­reb­be lo svi­lup­po del­le ener­gie rin­no­va­bi­li. Dall’altro, per­ché fareb­be aumen­ta­re il costo medio di pro­du­zio­ne dell’energia elet­tri­ca. E dun­que anche le bol­let­te paga­te dai cit­ta­di­ni. Ad affer­mar­lo non è un’associazione ambien­ta­li­sta ma l’Agenzia per l’ambiente e la gestio­ne dell’energia (Ade­me), in un rap­por­to pub­bli­ca­to nel­lo scor­so mese di dicem­bre”. (con­ti­nua a leggere)

 

Trop­po cal­do e fiu­mi in sec­ca, la Fran­cia chiu­de due reat­to­ri nuclea­ri per rischio col­las­so (Pep­pe Aqua­ro per Cor­rie­re del­la Sera): “Sic­ci­tà, onda­te di calo­re che non sem­bra­no ave­re fine, e il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co si pren­de un’altra rivin­ci­ta nei con­fron­ti degli approv­vi­gio­na­men­ti ener­ge­ti­ci dell’uomo. L’ultima con­se­guen­za dei livel­li ecce­zio­nal­men­te bas­si dei fiu­mi è la chiu­su­ra dei reat­to­ri nuclea­ri”. (con­ti­nua a leggere)

 

Fran­cia e nuclea­re: una real­tà del tut­to pecu­lia­re (di Hen­ri Bague­nier per Trec­ca­ni): “All’inizio del 2022 è chia­ro, anco­ra una vol­ta, che nul­la è anda­to come pre­vi­sto. Il mer­ca­to nuclea­re mon­dia­le è rima­sto debo­le, la capa­ci­tà in fun­zio­ne nel mon­do oggi è al livel­lo del 2000 e la quo­ta del nuclea­re nel­la pro­du­zio­ne mon­dia­le di elet­tri­ci­tà è for­te­men­te dimi­nui­ta, pas­san­do dal 17% nel 2000 al 9,8% nel 2021”. (con­ti­nua a leggere)

 

I pro­ble­mi strut­tu­ra­li del nuclea­re fran­ce­se che ingua­ia­no il mer­ca­to elet­tri­co euro­peo (di Loren­zo Val­lec­chi per Qua­lE­ner­gia): “L’invasione rus­sa dell’Ucraina e il taglio del­le espor­ta­zio­ni di gas rus­so ver­so l’Europa stan­no con­tri­buen­do a cau­sa­re una cri­si ener­ge­ti­ca, ma in real­tà non sono for­se la cau­sa prin­ci­pa­le dei rin­ca­ri che si stan­no veri­fi­can­do nei mer­ca­ti elet­tri­ci euro­pei. Tut­te le cri­ti­che che sono sta­te sol­le­va­te, per esem­pio, sul­la deci­sio­ne del­la Ger­ma­nia di chiu­de­re le sue cen­tra­li nuclea­ri in una fase di mino­re dispo­ni­bi­li­tà di gas non ten­go­no con­to del fat­to che il pro­ble­ma prin­ci­pa­le per la gene­ra­zio­ne elet­tri­ca euro­pea non è il calo dell’offerta di gas, ben­sì l’indisponibilità del nuclea­re fran­ce­se”. (con­ti­nua a leggere)

 

Il decli­no del­la filie­ra nuclea­re (di Andrea Baro­li­ni per Valo­ri): “Il pre­sen­te e il futu­ro del nuclea­re civi­le appa­io­no incer­ti. A for­ni­re una foto­gra­fia del­la situa­zio­ne attua­le del set­to­re è il World nuclear indu­stry sta­tus report”. (con­ti­nua a leggere)

 

fonti istituzionali