TDoR 2022: per non essere mai più invisibili

Elios, Maudit, Morgana, Camilla, Cloe, Sasha, Naomi, Chiara. E altre due persone, invisibili, senza neanche un nome. Sono le dieci vittime di transfobia dell’ultimo anno in Italia.

di Fran­ce­sco Codagnone

Elios, Mau­dit, Mor­ga­na, Camil­la, Cloe, Sasha, Nao­mi, Chia­ra. E altre due per­so­ne, invi­si­bi­li, sen­za nean­che un nome. Sono le die­ci vit­ti­me di tran­sfo­bia dell’ultimo anno in Italia.

In que­sti mesi ci è spes­so capi­ta­to di assi­ste­re a discus­sio­ni osce­ne sul­la pel­le del­la comu­ni­tà tran­sgen­der: uomi­ni tra­ve­sti­ti da don­ne, don­ne tra­ve­sti­te da uomi­ni, difet­to­se deri­ve del­la teo­ria di gene­re, usur­pa­to­ri e usur­pa­tri­ci del gene­re, per­so­ne con­fu­se, distur­ba­te, trau­ma­tiz­za­te, per­ver­se, irri­sol­te, peri­co­lo­se. Per­so­ne brut­te, brut­tis­si­me, che vor­re­mo tan­to non vede­re — non sap­pia­mo come com­por­tar­ci, pos­sia­mo tol­le­rar­le solo se non sap­pia­mo cosa sono in real­tà, disto­glia­mo lo sguar­do. E a furia di disto­glie­re lo sguar­do, di lascia­re que­ste per­so­ne da sole, alla peri­fe­ria socia­le, som­mes­se, in silen­zio, invi­si­bi­li, a furia di voler­le mor­te, capi­ta che poi una ne muo­re dav­ve­ro. Anzi dieci.

Elios, 15 anni, era una per­so­na non bina­ria. Ama­va leg­ge­re, soprat­tut­to la mito­lo­gia e i gran­di clas­si­ci. Elios non era accet­ta­tə dal­la madre e dal­la scuo­la. Si è but­ta­tə dal quar­to pia­no di una palaz­zi­na, l’anno scor­so, ma la noti­zia è sta­ta dif­fu­sa solo lo scor­so 17 otto­bre. Mau­dit, 29 anni, era una per­so­na agen­der. Si è tol­tə la vita il 30 mar­zo scor­so. Era unə poe­ta e si bat­te­va con­tro lo stig­ma dell’HIV, gli ste­reo­ti­pi di gene­re e per la nor­ma­liz­za­zio­ne del ciclo mestrua­le del­le per­so­ne trans*. Mor­ga­na, 41 anni, era una don­na trans* colom­bia­na, sen­za fis­sa dimo­ra. È mor­ta a Roma, nel­la not­te tra il 20 e il 21 apri­le scor­so, in mez­zo alla stra­da. È mor­ta di fred­do, sola. Accan­to a lei sono sta­ti ritro­va­ti i suoi pochi effet­ti per­so­na­li. Una don­na trans* peru­via­na di 30 anni è pre­ci­pi­ta­ta dal bal­co­ne del palaz­zo del­le poste, a Peru­gia, lo scor­so mag­gio. È mor­ta il 17 mag­gio, in ospe­da­le, dopo sei gior­ni di tera­pia inten­si­va. Non è chia­ro se si deb­ba par­la­re di sui­ci­dio o omi­ci­dio. Il suo nome non è sta­to reso noto. Camil­la, 43 anni, era una don­na trans*. Face­va la par­ruc­chie­ra. Il suo cor­po è sta­to ritro­va­to il 7 giu­gno scor­so nei pres­si del tor­ren­te Par­mi­gno­la, vici­no Sar­za­na. Era sta­ta pic­chia­ta e fuci­la­ta. La noti­zia destò cla­mo­re, soprat­tut­to per un uso osses­si­vo di misgen­de­ring e dead­na­ming da par­te del­la stam­pa. Cloe Bian­co, 58 anni, era una don­na trans*. Inse­gna­va fisi­ca alle supe­rio­ri. Nel 2015 ave­va fat­to coming out, ma ven­ne sospe­sa dall’insegnamento in segui­to a un duro com­men­to dell’allora asses­so­ra all’Istruzione del Vene­to. Si è tol­ta la vita il 10 giu­gno scor­so, nel cam­per dove abi­ta­va, sola, in iso­la­men­to. Sasha, 15 anni, era un ragaz­zo trans*. Era volon­ta­rio pres­so Arci­gay Cata­nia. L’11 giu­gno scor­so si è lan­cia­to dal sesto pia­no del palaz­zo dove abi­ta­va. Su di lui e sul­la sua mor­te non sono sta­te dif­fu­se mol­te altre infor­ma­zio­ni. La stam­pa par­lò di lui con pro­no­mi fem­mi­ni­li. Nao­mi, 47 anni, era una don­na trans*. Il 5 otto­bre scor­so è sta­ta ritro­va­ta mor­ta in una came­ra di hotel ad Ardea, in pro­vin­cia di Roma. È sta­ta sof­fo­ca­ta a mani nude duran­te un rap­por­to ses­sua­le. A sco­pri­re il cor­po sen­za vita di Nao­mi sareb­be sta­ta una sua ami­ca, pre­oc­cu­pa­ta per non aver­la sen­ti­ta per diver­si gior­ni. Era una del­le sue uni­che ami­che. Una don­na trans* bra­si­lia­na di 35 anni è sta­ta inve­sti­ta lo scor­so 15 otto­bre lun­go la tan­gen­zia­le a sud di Par­ma. L’omicida, in segui­to all’arresto, avreb­be det­to che “pen­sa­va fos­se un ani­ma­le”. Del­la don­na, la stam­pa ha dif­fu­so uni­ca­men­te il nome all’anagrafe. Chia­ra, 19 anni, era una ragaz­za trans*. Da anni era vit­ti­ma di vio­len­za, emar­gi­na­zio­ne e bul­li­smo. Già due anni fa ave­va chie­sto aiu­to al nume­ro ver­de con­tro l’omotransfobia del Gay Cen­ter. Si è tol­ta la vita il 24 otto­bre scor­so, a Napo­li, nel­la sua came­ra da let­to, men­tre la madre non era in casa.

Elios, Mau­dit, Mor­ga­na, Camil­la, Cloe, Sasha, Nao­mi, Chia­ra. E altre. Vit­ti­me di un Pae­se che ha scel­to la stra­da dell’omotransfobia affos­san­do il Dll Zan e con­sen­ten­do alla nostra clas­se poli­ti­ca, intel­let­tua­le e impren­di­to­ria­le di espri­mer­si con ter­mi­ni aper­ta­men­te miso­gi­ni e omo­tran­sfo­bi­ci sen­za alcu­na con­se­guen­za. Vit­ti­me di un Pae­se in cui i mass media, all’indomani del­le loro mor­ti, han­no ripor­ta­to le noti­zie tra misgen­de­ring e dead­na­ming, ren­den­do la loro iden­ti­tà uno scher­zo, alla stre­gua di un capric­cio, pri­van­do­le del­la digni­tà e dell’identità, anche in mor­te. Vit­ti­me di un Pae­se in cui una per­so­na trans* è costret­ta a lavo­ra­re (se può), usci­re di casa, affit­ta­re un appar­ta­men­to, viag­gia­re, vive­re con un docu­men­to su cui è ripor­ta­to un nome diver­so da quel­lo con cui è cono­sciu­tə. Vit­ti­me di un Pae­se in cui il per­cor­so di tran­si­zio­ne per una per­so­na trans* è lun­go e costo­so, fat­to di osta­co­li, umi­lia­zio­ni, resi­sten­ze, con­ti­nui con­trol­li per esse­re sicu­rə che si stia facen­do la “scel­ta giu­sta”. Vit­ti­me di un Pae­se in cui è pos­si­bi­le umi­lia­re pub­bli­ca­men­te una per­so­na trans*, met­te­re in discus­sio­ne la sua pro­fes­sio­na­li­tà e pre­pa­ra­zio­ne, chia­mar­la con i pro­no­mi sba­glia­ti e con il nome che non la rap­pre­sen­ta più — che mai l’ha rap­pre­sen­ta­ta. Vit­ti­me di un Pae­se cui alla comu­ni­tà LGBTQAI+ è nega­to il dirit­to all’autodeterminazione, all’affettività, alla geni­to­ria­li­tà, alla socia­li­tà, spes­so al lavo­ro, alla sicu­rez­za, all’assistenza, all’individualità. Alla libe­ra vita — ma non alla libe­ra morte.

Nel 2022 sono sta­te 381 le per­so­ne vit­ti­me di tran­sfo­bia in tut­to il mon­do: più di una per­so­na trans* al gior­no per­de la vita per cau­se non natu­ra­li. Nume­ri a ribas­so, per­ché di mol­tə non cono­sce­re­mo mai la sto­ria — spes­so sen­za nome, sen­za ori­gi­ni, sen­za docu­men­ti, o sem­pli­ce­men­te dimen­ti­ca­tə ai mar­gi­ni del­la socie­tà, can­cel­la­tə, se mai sono esi­sti­tə. L’Italia è al pri­mo posto in Euro­pa per vit­ti­me di tran­sfo­bia. Ne abbia­mo rac­con­ta­te die­ci. Sono mol­te di più.

Elios, Mau­dit, Mor­ga­na, Camil­la, Cloe, Sasha, Nao­mi, Chia­ra. E altre. Le loro sto­rie sono sto­rie di per­so­ne invi­si­bi­li, testi­mo­nian­ze di una poli­ti­ca e di una socie­tà che ren­de impos­si­bi­le, per le per­so­ne trans*, vive­re la pro­pria vita con digni­tà, pie­nez­za di dirit­to e liber­tà. Le loro sto­rie devo­no esse­re anche le nostre sto­rie, dob­bia­mo rac­con­tar­le oggi, in occa­sio­ne del TDoR, e tut­ti gli altri gior­ni — con rab­bia, dolo­re, il cuo­re a pez­zi, la gola in fiam­me — e non dimen­ti­car­le mai. Sono già le nostre sto­rie. Per­ché la veri­tà è che Elios, Mau­dit, Mor­ga­na, Camil­la, Cloe, Sasha, Nao­mi, Chia­ra era­no per­so­ne nor­ma­li, per usa­re un ter­mi­ne che non dovrem­mo usa­re mai. Era­no, soprat­tut­to, per­so­ne corag­gio­se, che han­no intra­pre­so il loro per­cor­so di tran­si­zio­ne in una socie­tà che le ha trat­ta­tə con quell’assenza di pie­tà che riser­via­mo alle per­so­ne brut­te e alle per­so­ne trans*. Alle per­so­ne invi­si­bi­li. Alle per­so­ne che non vor­rem­mo vede­re, se non da mor­te. E per que­sto sono mortə.

 

📷 Final­men­te Vanessa

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