È universalmente noto che per comprendere e giudicare un avvenimento è necessario conoscere la storia che lo ha preceduto. Per questo, se vogliamo prevedere gli effetti e valutare l’efficacia dell’ordinanza di sgombero del Centro di accoglienza di Vicofaro emessa dal Sindaco di Pistoia lo scorso 21 luglio, è opportuno ricostruire la cronistoria di una vicenda che si è ripetuta pressoché uguale negli anni, con andamento ciclico, così da apparire surreale.
Partiamo dall’inizio: il CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria), istituito dalla Prefettura di Pistoia il 1° aprile 2016 presso le parrocchie di Santa Maria Maggiore a Vicofaro e di Ramini e assegnato in gestione all’associazione “Virgilio Città Futura”, con il parroco, don Massimo Biancalani in veste di responsabile. Come tutti i CAS, fino al taglio del budget decretato dal Ministro Salvini, quello di Vicofaro e Ramini aveva un finanziamento di 35 € al giorno per migrante e, grazie alla somma complessiva proveniente dal Ministero degli Interni, don Massimo decise di accogliere altri migranti che avessero bussato alla sua porta, dal momento che, senza un tetto, sarebbero rimasti a bivaccare sulle strade, creando disagi alla popolazione e divenendo possibili prede della criminalità organizzata.
Nei confronti delle due strutture subito iniziarono le proteste dei residenti delle due zone, i controlli a tappeto delle forze dell’ordine, le multe per mancata comunicazione di ospitalità fuori dal programma del CAS, le denunce per spaccio nei confronti di alcuni richiedenti asilo. Questo avvenne, in particolare, dopo l’apertura della Pizzeria del Rifugiato e del laboratorio di cucito, frutto dei corsi di formazione professionale tenuti da volontari del centro.
Arrivò, infine, il 14 febbraio 2018, quando una verifica effettuata dalla Polizia Municipale evidenziò nei locali della parrocchia di Vicofaro condizioni igienico-sanitarie precarie, facendo partire i controlli tecnici sull’agibilità della struttura e la chiusura della pizzeria.
Fu l’avvio della persecuzione , come afferma don Biancalani, da parte di istituzioni che sono apparse prevalentemente interessate a contrastare il sistema di accoglienza di Vicofaro, opponendogli un muro di burocrazia fatto di rinnovi di permessi di soggiorno, certificati di residenza e code interminabili davanti alla Questura, accompagnato da annunci o ordinanze di chiusura per ragioni igienico-sanitarie; questo, però, senza l’offerta di reali possibilità di una collocazione alternativa e di una migliore inclusione sociale per i rifugiati.
La prima ordinanza di cessazione dell’attività, firmata dal Sindaco Tomasi a seguito del controllo di una task-force formata da Questura, Asl, Polizia Municipale e Vigili del Fuoco, risale al settembre 2018, quando fu riscontrata la inidoneità della struttura ad ospitare le circa 70 persone lì accolte. Il TAR, a cui don Biancalani ricorse immediatamente, sospese l’ordinanza di sgombero, che perciò non fu mai applicata.
La temporanea chiusura del Centro e della stessa chiesa si verificò nell’ottobre 2020, in piena emergenza Covid-19, in seguito a un’ordinanza regionale firmata da Enrico Rossi, che vietava l’accesso ai locali della parrocchia e alle sue pertinenze fino alla cessazione dell’emergenza pandemica. Una parte degli ospiti venne trasferita in alberghi di Montecatini, altri, i più fragili, rimasero all’interno della struttura, transennata e presidiata dalle forze dell’ordine. L’intento dichiarato dell’ordinanza era quello di decongestionare Vicofaro, trasferendo successivamente un numero consistente di migranti, divisi in piccoli gruppi, in strutture di proprietà dell’Asl Toscana Centro, o in locali messi a disposizione dalla Diocesi di Pistoia a titolo gratuito. Come ultima azione del suo governo, essendo a fine mandato, Rossi convocò un tavolo interistituzionale a cui vennero invitati l’ASL, il Sindaco di Pistoia, il Prefetto, la Diocesi e l’associazione Virgilio Città Futura. In quella occasione, il Presidente chiese all’ASL di fissare il numero massimo di persone che potevano essere ospitate a Vicofaro (numero che venne stabilito in 20 rifugiati) e fu pattuito che don Biancalani avrebbe costituito un comitato di sorveglianza dell’intera operazione e che avrebbe presentato alla Regione un proprio progetto di accoglienza.
Successivamente, nell’agosto 2021, la Regione emise un bando di gara per la selezione del soggetto del Terzo Settore che avrebbe gestito la sorveglianza, l’assistenza degli ospiti e la pulizia dei locali, stanziando 200.000 € per 5 mesi, ma la gara andò deserta e il progetto non ebbe seguito. Intanto, usciti dagli alberghi Covid, i migranti erano rientrati alla chetichella a Vicofaro, dove ricominciarono ad arrivare nuovi migranti senza tetto, fino a raggiungere gli attuali 164: un numero insostenibile, come afferma lo stesso parroco, che da anni chiede aiuto alle istituzioni per decongestionare il Centro e migliorare, oltre alla situazione del quartiere, la qualità dell’esistenza di coloro che hanno trovato un rifugio in parrocchia, come in un “ospedale da campo”, in attesa di una migliore sistemazione.
È del 13 luglio scorso la notizia dello stanziamento da parte della Regione di 30.000 €, assegnati alla Società della Salute (Presidente la vice sindaca Anna Maria Celesti) per decongestionare Vicofaro, iniziando da una mappatura delle presenze. Lo stanziamento regionale, che avrebbe permesso alla SDS di mettere a bando l’incarico di “Censire le presenze, individuare le esigenze e trovare soluzioni idonee”, poteva configurarsi come una ripartenza, sia pure dallo start, del progetto di Enrico Rossi. Questo se pochissimi giorni dopo non fosse stata resa pubblica la draconiana ordinanza di sgombero firmata dal Sindaco come ultimo (ma non l’ultimo) capitolo di una vicenda surreale, da teatro dell’assurdo, che dimostra plasticamente come la politica e le istituzioni siano lontane dalla realtà e dalla vita delle persone.
A conclusione di questa panoramica di quanto è accaduto negli ultimi sette anni, l’approssimarsi delle Elezioni Europee e, successivamente, delle Regionali ci fa temere che l’ordinanza di sgombero del 21 luglio, motivata da ragioni igienico-sanitarie aggravate dal pericolo della diffusione della tubercolosi, costituisca solo il più recente, ma non certo l’ultimo atto della storia infinita di Vicofaro, che non si risolverà senza che la politica prenda atto che le migrazioni degli ultimi decenni costituiscono un fenomeno inarrestabile e strutturale, da governare alla luce della Costituzione e non moltiplicando i CPR, o pagando profumatamente i dittatori dei Paesi africani di ultimo approdo perché respingano i migranti, o li chiudano in lager dove violenze, torture e uccisioni sono all’ordine del giorno.
Nel nostro Paese la principale causa di quello che viene denominato “pericolo migranti”, è costituita dalla legge Bossi-Fini, che deve necessariamente essere abolita e sostituita da un Testo Unico che affronti ogni aspetto del fenomeno migratorio accompagnandolo con specifici decreti attuativi. Suggeriamo, in proposito, ai Parlamentari dell’opposizione di leggere la Proposta di Legge dei deputati Maestri, Civati, Brignone, Pastorino e altri, depositata alla Camera il 15 giugno 2017, concernente “Modifiche alla disciplina in materia di immigrazione e condizione dello straniero…”. Sicuramente vi troveranno spunti interessanti per la loro azione di legislatori intenzionati a contrastare in maniera propositiva le politiche del governo più razzista e xenofobo della storia repubblicana.
Ai Consiglieri regionali di maggioranza e, in particolare, al presidente Giani, chiediamo invece l’applicazione (nei confronti di Vicofaro in primis), della legge regionale n. 45, del luglio 2019, “Disposizioni per la tutela dei bisogni essenziali della persona umana” e dei diritti inviolabili di ogni persona …permanente sul territorio regionale, anche straniera.
In base a queste disposizioni, tutti gli esseri umani dimoranti sul territorio della Toscana, stranieri e non, hanno pari diritto di accedere alle cure mediche essenziali, all’alimentazione, a prestazioni socio-assistenziali come una dimora temporanea, all’istruzione obbligatoria e ai servizi per l’infanzia. Questi diritti vengono esplicitamente riconosciuti anche a chi è privo di permesso di soggiorno.
Se questo documento normativo non fosse solo un elenco di buone intenzioni o, peggio ancora, un bell’esercizio di retorica, dal 2019 ad oggi l’esperienza del Centro di accoglienza di Vicofaro non sarebbe degenerata a causa di un affollamento spropositato, mettendo in pericolo la sicurezza e la salute pubblica, come dichiara la recente ordinanza di sgombero, ma sarebbe stata considerata e valorizzata per quello che l’ha caratterizzata fin dall’inizio: una rara e coraggiosa esperienza di carità evangelica e di applicazione del dovere costituzionale di solidarietà.
Pistoia Possibile