L’ennesima vicenda che fa gridare allo scandalo (dopo scandalo) e allo sfregio d’una Roma sfibrata e stremata da amministrazioni in molti modi miopi ed ora da un’amministrazione commissariale che punta il dito contro un re in realtà nudo da tempo, lascia tanto attoniti quanto ormai afoni, a furia di gridare. Ma non ciechi.
Con Unione Inquilini e ACORN Italy sono anni – anzi, lustri – che denunciamo, uniche realtà a farlo, tra le ataviche e varie declinazioni dell’emergenza abitativa nel territorio di Roma Capitale quella degli affitti (ma si dovrebbe dire comodati fittizi) della cosiddetta affittopoli. Più volte il Comune di Roma è stato sollecitato al semplice rispetto degli accordi presi, come quello sottoscritto nel marzo del 2014 che prevedeva la rinegoziazione dei canoni di affitto, rapportandoli finalmente al reddito degli inquilini e alle caratteristiche dell’appartamento. Cose di cui abbiamo parlato come Possibile – almeno tra noi, non inascoltati – anche all’ultimo Politicamp a Firenze nel tavolo dell’“Abitare Sociale” con Massimo Pasquini, Segretario nazionale dell’UI che è con noi in questo appello.
Impressionante e irripetibile il “listino prezzi” con cui si è strasvenduta Roma: se si gradisce un posto al sole di via del Colosseo ci si deve preparare a un esborso di ben 25,64 euro mensili, se si ripiega su vista Fori Imperiali ce la si può cavare facendo fronte a una somma di 23,36 mensili. Se poi in anno giubilare s’è ancora e in tutti i sensi più oculati, con poco più di 10 euro un alloggio a Borgo Pio (San Pietro) è assicurato.
Eppure, proprio come per l’evasione fiscale, si avrebbe ogni strumento per stanare e poi scrostare queste iniquità inaccettabili che non solo soffocano Roma, ma la schiaffeggiano, così come fanno con la cittadinanza tutta, con ora la complicità ora l’imperizia della politica un po’ tutta: basterebbe incrociare i dati – da almeno un decennio e oltre a piena disposizione – o ancor meglio, ancor meno: leggerli.
Così come ha fatto l’ennesimo uomo della provvidenza, Francesco Paolo Tronca, denunciando quello che tuttavia anche noi denunciavamo — altrettanto provvidenzialmente ma inascoltati — da tempo.
Quel che è poi ancor meno accettabile è non tanto o non solo il danno di per sé, ma la reiterazione della beffa: i canoni risibili venivano ripetutamente confermati a ogni rinnovo, senza venir aggiornati in alcun misura per alcun motivo, da dirigenti comunali che non solo danneggiano la propria categoria – come ogni categoria, fatta in buona parte da brave persone – ma la cittadinanza tutta, a volta per un tornaconto, altre per inedia, altre ancora per consuetudine complice.
Ma c’è di più (e di peggio): le locazioni, sorte da tempo, vedono nei propri contratti beneficiari molto spesso nient’affatto e non più, da tempo, abitanti effettivi degli immobili, che si ritrovano oggi “occupati” da persone senza alcun titolo per farlo.
Alcune di queste, per non dire molte, si configurano come occupazioni abusive. Ancora, alcuni di questi affitti, pur irrisori, vengono deliberatamente non corrisposti.
Smacco nello smacco nello smacco. Anno dopo anno dopo anno.
È davvero solo l’ultimo – spereremmo, l’ultimo – degli scandali che hanno ridotto Roma in uno stato di malversazione e mala-amministrazione (per non ribadire della mafia dei processi in corso) dal quale solo un contagio civico senza padroni, padrini, partiti vecchi e nuove prebende può risollevarla.
Ripulendola. Spazzando via moltissimo sporco. Cambiando un po’ tutto.
Il nostro punto di vista su Roma deve partire dall’abitarla. Al giusto prezzo.
Alla luce del sole, indipendentemente dalla vista, senza miopie colpevoli o colpevolissime.
E senza sconti per nessuno, tantomeno per i vecchi amici.