Aborto al sicuro: perché una campagna per la piena applicazione della 194 è attuale e necessaria

In questi mesi in Lombardia è nata la campagna Aborto al Sicuro, a cui Possibile ha aderito e per cui si stanno raccogliendo firme in molti comuni. Si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare rivolta alla Regione Lombardia, che si riassume in 10 punti chiave, tra cui il potenziamento e l’ampliamento dei compiti dei consultori, adeguata formazione del personale medico, diffusione della contraccezione.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il 18 gen­na­io 2018 è sta­ta pub­bli­ca­ta la rela­zio­ne annua­le del Mini­stro del­la Salu­te sull’attuazione del­la leg­ge 194/1978, con­te­nen­te i dati rela­ti­vi all’anno 2017.

Alcu­ni dei dati indi­ca­no trend posi­ti­vi, come la ridu­zio­ne del ricor­so all’interruzione volon­ta­ria di gra­vi­dan­za. Nel 2017 il tas­so di abor­ti­vi­tà, che l’Organizzazione Mon­dia­le del­la Sani­tà (OMS) con­si­de­ra come l’indicatore più accu­ra­to per una cor­ret­ta valu­ta­zio­ne del­la ten­den­za al ricor­so all’IVG, è risul­ta­to pari a 6.2 IVG per 1000 don­ne in età 15–49 anni (nel 1983 l’indicatore era pari a 16.2 IVG per 1000 donne).

Va con­si­de­ra­to che sul­la ridu­zio­ne del­le IVG ha inci­so sicu­ra­men­te l’uso e la dif­fu­sio­ne dei meto­di con­trac­cet­ti­vi di emer­gen­za, come la pil­lo­la del gior­no dopo e la miti­ca pil­lo­la dei cin­que gior­ni dopo, che non han­no più l’obbligo di pre­scri­zio­ne medi­ca per le mag­gio­ren­ni. Resta indub­bio che, per tute­la­re la salu­te del­le don­ne – in par­ti­co­la­re del­le più gio­va­ni – sareb­be impor­tan­te che alla dif­fu­sio­ne di que­sti far­ma­ci fos­se affian­ca­ta da un’adeguata cam­pa­gna di infor­ma­zio­ne, sia cir­ca la pos­si­bi­li­tà di ricor­re­re a que­sti far­ma­ci, sia cir­ca il loro cor­ret­to utilizzo.

Un aspet­to impor­tan­te del rap­por­to è quel­lo lega­to però al feno­me­no dell’abor­to clan­de­sti­no:

“Per quan­to riguar­da l’abor­ti­vi­tà clan­de­sti­na l’Istituto Supe­rio­re di Sani­tà ha effet­tua­to a par­ti­re dal 1983 del­le sti­me basa­te su model­li mate­ma­ti­ci uti­liz­za­ti a livel­lo inter­na­zio­na­le. L’ultima si rife­ri­sce al 2012 che, pur tenen­do con­to dei limi­ti del model­lo lega­ti prin­ci­pal­men­te alle modi­fi­che avve­nu­te nel Pae­se per quan­to riguar­da la com­po­si­zio­ne del­la popo­la­zio­ne […], ha sti­ma­to un nume­ro di abor­ti clan­de­sti­ni per le don­ne ita­lia­ne com­pre­so nell’intervallo tra 12˙000 e 15˙000. Per la pri­ma vol­ta si è effet­tua­ta una sti­ma anche per le don­ne stra­nie­re che è risul­ta­ta com­pre­sa tra 3˙000 e 5˙000 abor­ti clan­de­sti­ni, per quan­to in que­sto caso gli aspet­ti cri­ti­ci da un pun­to di vista meto­do­lo­gi­co sia­no anco­ra più rile­van­ti. Le sti­me indi­ca­no una sta­bi­liz­za­zio­ne del feno­me­no negli ulti­mi anni per quan­to riguar­da le ita­lia­ne (15˙000 era­no gli abor­ti clan­de­sti­ni sti­ma­ti per le ita­lia­ne nel 2005) e una note­vo­le dimi­nu­zio­ne rispet­to agli anni 80–90 (100˙000 era­no i casi sti­ma­ti per il 1983, 72˙000 nel 1990 e 43˙500 nel 1995).”

Stan­do ai dati 2012 quin­di, cir­ca un ter­zo del­le don­ne che ricor­ro­no all’aborto clan­de­sti­no sono stra­nie­re. In gene­ra­le – la rela­zio­ne del Mini­ste­ro ci con­fer­ma ampia­men­te que­sto dato – il ricor­so all’aborto subi­sce varia­zio­ni in base al gra­do di sco­la­riz­za­zio­ne del­le don­ne (nel tren­ten­nio 1981/2011 il tas­so di abor­ti­vi­tà è dimi­nui­to tra le don­ne con il diplo­ma di scuo­la supe­rio­re o lau­rea — da 14 per 1000 nel 1981 a 6 per 1000 nel 2011- men­tre è rima­sto costan­te tra quel­le con diplo­ma di scuo­la media infe­rio­re dal 1991 dopo un’iniziale dimi­nu­zio­ne). Sap­pia­mo inol­tre che in Ita­lia il tito­lo di stu­dio è un impor­tan­te indi­ca­to­re di con­di­zio­ne socia­le, ed è faci­le per­tan­to con­clu­de­re che sono le fasce più debo­li del­la popo­la­zio­ne fem­mi­ni­le ad esse­re espo­ste al rischio di dover ricor­re­re all’aborto e che è nostro dove­re bat­ter­ci per­ché l’aborto clan­de­sti­no non sia più una del­le opzio­ni da valu­ta­re per nes­su­na donna.

Eppu­re sap­pia­mo, dati alla mano, che il dirit­to all’autodeterminazione e il dirit­to alla salu­te del­la don­na è osta­co­la­to anco­ra nel nostro Pae­se quan­do si entra nel cam­po dell’interruzione volon­ta­ria di gra­vi­dan­za. Ce lo dico­no i dati, che evi­den­zia­no come il 70% dei gine­co­lo­gi sia­no obiet­to­ri (con pun­te oltre il 90% in alcu­ne regio­ni). Ce lo dico­no il fio­ri­re di ini­zia­ti­ve da par­te di soler­ti Con­si­glie­ri e Con­si­glie­re comu­na­li che pre­sen­ta­no mozio­ni pro-life nel­le nostre cit­tà (come a Vero­na, labo­ra­to­rio del­la destra anti­fem­mi­ni­sta e omo­fo­ba del mini­stro Fon­ta­na, ma dove i prov­ve­di­men­ti han­no rice­vu­to un inquie­tan­te appog­gio bipar­ti­san). Ce lo dico­no fat­ti di cro­na­ca che vor­rem­mo fos­se­ro sce­ne di film grot­te­schi, e non la real­tà: come il recen­te caso di una ragaz­za di ori­gi­ne nige­ria­na di ven­ti­due anni che, dopo aver rischia­to la vita per aver abor­ti­to clan­de­sti­na­men­te, si è vista san­zio­na­re una mul­ta di oltre 3000 euro per esser­si pro­cu­ra­ta far­ma­ci abor­ti­vi ille­gal­men­te, sul­la scor­ta di una leg­ge del 2016.

Anco­ra, la col­pa è del­la vit­ti­ma, la col­pa è del­la donna.

Come si esce da que­sto oriz­zon­te di dolo­re e marginalizzazione?

Mol­te sono le ini­zia­ti­ve che sono sta­te mes­se in cam­po. In Par­la­men­to nel 2016 sono sta­te pre­sen­ta­te due pro­po­ste di leg­ge da Pos­si­bi­le, con come pri­mi fir­ma­ta­ri Bea­tri­ce Bri­gno­ne e Giu­sep­pe Civa­ti, per garan­ti­re la pie­na appli­ca­zio­ne del­la leg­ge 194: per quan­to riguar­da l’obiezione, “chi sce­glie di spe­cia­liz­zar­si in gine­co­lo­gia e oste­tri­cia dovreb­be sape­re bene che tra i suoi com­pi­ti ci sono anche quel­li pre­vi­sti dal­la leg­ge n. 194 del 1978 in ogni sua par­te”; men­tre rima­ne neces­sa­rio “garan­ti­re la dispen­sa­zio­ne dei far­ma­ci con­trac­cet­ti­vi di emer­gen­za”.

In que­sti mesi, inve­ce, in Lom­bar­dia è nata la cam­pa­gna Abor­to al Sicu­ro, a cui Pos­si­bi­le ha ade­ri­to e per cui si stan­no rac­co­glien­do fir­me in mol­ti comu­ni. Si trat­ta di una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popo­la­re rivol­ta alla Regio­ne Lom­bar­dia, che si rias­su­me in 10 pun­ti chia­ve, tra cui il poten­zia­men­to e l’ampliamento dei com­pi­ti dei con­sul­to­ri, ade­gua­ta for­ma­zio­ne del per­so­na­le medi­co, dif­fu­sio­ne del­la con­trac­ce­zio­ne.

Impor­tan­tis­si­mo è infat­ti il ruo­lo dei con­sul­to­ri, trop­po spes­so bistrat­ta­ti e snob­ba­ti, che inve­ce rap­pre­sen­ta­no un pre­si­dio fon­da­men­ta­le per la dife­sa del­la salu­te del­la don­na e per un’adeguata infor­ma­zio­ne. I decre­men­ti osser­va­ti nei tas­si di abor­ti­vi­tà sem­bra­no indi­ca­re come sia­no soprat­tut­to gli sfor­zi fat­ti dai con­sul­to­ri fami­lia­ri per aiu­ta­re a pre­ve­ni­re le gra­vi­dan­ze inde­si­de­ra­te ed il ricor­so all’IVG ad aver dato i loro frut­ti, anche tra le fasce di popo­la­zio­ne più vul­ne­ra­bi­li. È quin­di indi­spen­sa­bi­le raf­for­za­re e poten­zia­re que­sti ser­vi­zi di pros­si­mi­tà, come la pro­po­sta di leg­ge prevede.

E a chi ribat­te che la leg­ge sull’aborto esi­ste già, e che non sono neces­sa­ri altri prov­ve­di­men­ti, ricor­da­te alcu­ni dei dati sugli abor­ti clan­de­sti­ni o sul­le per­cen­tua­li dei medi­ci obiet­to­ri. Per la Lom­bar­dia, a cui si rivol­ge per ora la pro­po­sta di leg­ge regio­na­le, era­no una media del 66,1% nel 2017 (il 100% in cin­que ospe­da­li e sopra l’80% in altre undi­ci strut­tu­re). E a chi li mini­miz­za, ricor­da­te il nome del­la rete Non Una di Meno. Per­ché nem­me­no una don­na deve rischia­re la vita per abor­ti­re. E nem­me­no una don­na deve esse­re costret­ta a fare una vita che non vuole.

Qui tut­ti i pun­ti del­la pro­po­sta di legge:

  1.     Le infor­ma­zio­ni (pro­ce­du­re, acces­so ai ser­vi­zi) sull’interruzione volon­ta­ria di gra­vi­dan­za (IVG) saran­no com­pren­si­bi­li, esau­sti­ve e faci­li da repe­ri­re anche onli­ne e per telefono.
  2.     Qua­lun­que con­sul­to­rio o ambu­la­to­rio regio­na­le potrà pren­de­re appun­ta­men­ti in ogni ter­ri­to­rio regio­na­le, sen­za impor­re alla don­na este­nuan­ti ricer­che o code.
  3.     Le atti­vi­tà, la qua­li­tà dei ser­vi­zi e la loro omo­ge­nei­tà sul ter­ri­to­rio saran­no moni­to­ra­te annual­men­te e sarà pro­mos­sa l’implementazione e una mag­gio­re effi­cien­za dei ser­vi­zi, ove necessario.
  4.     I con­sul­to­ri fami­lia­ri diven­te­ran­no i pri­ma­ri coa­diu­to­ri del­le atti­vi­tà ospe­da­lie­re per la frui­zio­ne dei ser­vi­zi di IVG e saran­no riqua­li­fi­ca­ti per: for­ni­re miglio­re assi­sten­za (anche gra­zie all’eventuale poten­zia­men­to del­le attrez­za­tu­re) e par­te­ci­pa­re ad alcu­ne fasi del­le pro­ce­du­re di IVG (es. abor­to far­ma­co­lo­gi­co, oltre alla certificazione).
  5.     Tut­te le strut­tu­re ospe­da­lie­re garan­ti­ran­no la gestio­ne dei casi urgen­ti in tem­pi bre­vi e certi.
  6.     Sarà eli­mi­na­to l’obbligo di rico­ve­ro per l’IVG far­ma­co­lo­gi­ca gra­zie a day hospi­tal a più acces­si, e si potran­no svol­ge­re alcu­ne fasi del­la pro­ce­du­ra anche pres­so il consultorio.
  7.     Le strut­tu­re accre­di­ta­te per le pre­sta­zio­ni di pro­crea­zio­ne medi­cal­men­te assi­sti­ta e di dia­gno­si pre­na­ta­le dovran­no assi­cu­ra­re con­ti­nui­tà tera­peu­ti­ca alle don­ne che richie­da­no l’aborto in esi­to a dia­gno­si di ano­ma­lie feta­li o di rischi per la pazien­te, accom­pa­gnan­do la don­na nel­le pro­prie scelte.
  8.     Le don­ne che richie­do­no l’IVG rice­ve­ran­no, duran­te o subi­to dopo la sedu­ta, una con­su­len­za con­trac­cet­ti­va e, se richie­sto, saran­no for­ni­ti e/o appli­ca­ti gra­tui­ta­men­te con­trac­cet­ti­vi (inclu­si quel­li a lun­go ter­mi­ne) pres­so l’ospedale.
  9.     Alle don­ne che non rie­sco­no a repe­ri­re far­ma­ci con­trac­cet­ti­vi di emer­gen­za sarà for­ni­ta assi­sten­za per imme­dia­to reperimento.
  10.  La Regio­ne isti­tui­sce e finan­zia cor­si di for­ma­zio­ne e di aggior­na­men­to sul­le tec­ni­che chi­rur­gi­che e far­ma­co­lo­gi­che di inter­ru­zio­ne del­la gra­vi­dan­za, sul­la con­trac­ce­zio­ne, non­ché su tema­ti­che epi­de­mio­lo­gi­che, psi­co­lo­gi­che e socio­lo­gi­che correlate.

Bene­det­ta Rinaldi[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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