La notizia era nell’aria o, meglio, prima o poi sarebbe diventata una negativa certezza.
Il problema non è la chiusura anticipata del Rifugio Quintino Sella sul Monviso, a cui va comunque il nostro sostegno e un grande abbraccio in cui includiamo tutti i gestori dei rifugi montani: il problema è che nei prossimi anni questa siccità sarà sempre più precoce.
Questo è uno dei tanti segnali che non si dovrebbero ignorare o sottovalutare, come purtroppo abbiamo già fatto anche in passato su altri fatti. Tanti segnali che vengono catalogati sotto la dicitura “succedeva anche in passato”. Eppure sono talmente evidenti che diventa difficile accettare che non si stia facendo nulla per contrastare o mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Sì, perché non ci sono altre cause, se non loro. Il sistema “montagna” sta andando in crisi da un punto di vista climatico-ambientale e non è più semplicemente “solo” una questione di ghiacciai che si ritirano.
Invasi, nevai, torrenti, dighe, sentieri, ghiacciai, frane non sono parti slegate, ma parti di un sistema che sta collassando sotto l’inerzia e l’indifferenza della politica, soprattutto di quella per cui “le questioni ambientali” sono buone solo per le campagne elettorali.
La crisi delle precipitazioni, così come l’aumento di fenomeni temporaleschi più violenti in termini di quantità di acqua e tempi più ristretti e l’innalzamento della quota dello zero termico ci devono spingere, se non costringere, a cambiare radicalmente il nostro approccio al sistema “montagna”. E questo impone anche un cambio drastico nella gestione del territorio anche dal punto di vista delle infrastrutture viabilistiche e sciistiche che si vorrebbero realizzare lungo l’arco alpino e lungo gli Appennini.
Sarebbe sciocco però considerare questo un problema solo delle montagne, da risolversi dai 2.000 metri di altitudine in su, come se questi problemi poi non scendessero a valle, proprio come l’acqua dei fiumi.
La risorsa acqua è per sua natura la più vulnerabile e fragile tra le risorse naturali; una sua compromissione può causare danni e perdite irreparabili di biodiversità.
Ed è una risorsa importante anche per l’uomo, ma anche da questo punto vista ignoriamo le conseguenze della situazione che stiamo vivendo. Ai bambini e alle bambine cerco di insegnare che l’acqua è una risorsa scarsa che va protetta come se fosse la gemma più preziosa. E i segnali positivi ci sono, affinché non si sprechi nessuna goccia d’acqua. Nelle risaie piemontesi si stanno usando metodi diversi per la coltivazione del riso, in altre zone si lavora scientificamente sul deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua per usare in maniera razionale l’acqua e non sprecarla.
Ma sono ben poca cosa se confrontate con gli effetti negativi, soprattutto se anche a quote più basse rispetto alla montagna abbiamo ignorato, volutamente (?), i tanti segnali che ci raccontano quanto sia precaria e non priva di problematiche la gestione di questa risorsa.
A fronte delle conseguenze dei cambiamenti climatici, questo sistema farà “acqua da tutte le parti” e le sue inefficienze e anni di denunce inascoltate presenteranno un conto sempre più salato in termini di danni economici, sociali e ambientali. Ci sono già oggi zone in cui l’acqua viene razionata, soprattutto durante il periodo estivo e ci sono zone dove l’acqua non c’è tutto l’anno.
Che può fare la politica? In primis smettere di ignorare questi segnali e iniziare ad agire di conseguenza.
Come? Iniziando magari a recuperare fondi oggi destinate ad infrastrutture inutili. Ad esempio, Sicilia e Calabria hanno grossi problemi con l’approvvigionamento idrico e forse le risorse destinate al Ponte sullo Stretto potrebbero essere spese per migliorare il sistema di gestione.
Lo stesso dicasi per l’inquinamento, la depurazione e per la gestione della qualità dell’acqua dei fiumi e dei laghi.
L’elenco sarebbe lungo, ma tutte queste parti sono legate dall’avere la stessa risorsa in comune: l’acqua. E questa sta scarseggiando in montagna, mentre viene sprecata in pianura e in altre zone manca. Scarseggerà sempre di più, verrà sempre di più sprecata e mancherà in maniera sempre più preoccupante.
Possiamo rimanere indifferenti? A vedere l’operato del sempre più inadeguato Ministro per la Transizione Ecologica la risposta è sì. Purtroppo