[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1504682925695{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]I violentissimi incendi che per mesi hanno sconvolto la provincia di Frosinone colpendo Ernici, Lepini, Aurunci, Ausoni, devastando le campagne di decine di comuni, sfiorando drammaticamente le case di diversi centri da nord a sud come Acuto, Serrone, Morolo, Sgurgola, San Giovanni Incarico, Caira hanno ulteriormente accresciuto la pericolosità geologico-idraulica nel territorio della provincia di Frosinone, già notoriamente interessato da numerosissime frane.
Non c’è tempo da perdere: spenti gli incendi la stagione autunnale ci pone di fronte alla bomba ad orologeria “dissesto idrogeologico” in un territorio geomorfologicamente instabile e poco attento all’uso del suolo. L’azione patologica e criminale dei roghi di questi mesi, nella sua opera distruttiva della biodiversità, ha cancellato ogni traccia di vegetazione in ettari delle nostre montagne e delle nostre colline. Non solo, queste vere e proprie fornaci a cielo aperto, distruggendo alberi e arbusti, hanno ridotto la capacità dei primi metri di terreno di resistere alla gravità e all’azione delle piogge. Sta proprio qui uno dei temi su cui le amministrazioni comunali tutte, la Provincia e la Regione debbono attivarsi per monitorare la situazione e agire tempestivamente: non c’è tempo da perdere, la cenere accumulata in superficie, rendendo impermeabile il terreno, non permette il drenaggio delle piogge di un violento temporale o di un nubifragio (che in questo week end si sono già affacciate), favorendo, al contrario, lo scorrimento superficiale delle acque piovane. Acque piovane che, in mancanza dell’azione di ancoraggio al suolo esercitata dalle radici delle piante, non trovando alcuna opposizione, assumono velocità di ruscellamento verso valle e capacità erosiva molto elevate. Si innescano, pertanto, movimenti franosi e colate di fango che trascinano a valle rocce, tronchi e persino eventuali rifiuti ingombranti (elettrodomestici, pneumatici,…) che diventano veri e propri proiettili su cose e persone.
Sulla materia esiste ampia letteratura scientifica: in molti casi le zone devastate da grandi incendi hanno poi dovuto fare i conti, durante la stagione delle piogge, con fenomeni franosi e alluvionali. Per restare in Italia, Sarno e più recentemente il Gargano, hanno subito effetti amplificati nelle aree precedentemente percorse da incendi estivi.
Non possiamo permetterci sottovalutazioni e ritardi come per esempio nel caso dei canali di scolo a Caira, a pochi passi dall’arso Monte Cairo, che dovrebbero essere liberissimi, e che invece non sono manutenuti.
Auspichiamo che ogni comune colpito da incendio discuta un piano di attuazione immediato che, suggeriamo, passi almeno per il monitoraggio della pericolosità di tutti i fossi interessati dagli incendi, la valutazione dell’opportunità di creare delle piccole dighe a protezione delle colate di fango, la creazione di terrazzamenti. Auspichiamo che si proceda al più presto con nuove piantumazioni, dove la vegetazione non dovesse attecchire nuovamente in tempi rapidi. Bisognerà attivare fondi a livello regionale ma anche a livello di Ministero dell’Ambiente, vista la vera e propria emergenza che stiamo attraversando. E che si sospenda la caccia ad animali già provati e sfiniti.
I Comitati Possibile della Provincia di Frosinone[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]