Ambiente: responsabilità e possibilità di una sfida

ambienteIl 20 ago­sto 2013 si è cele­bra­to un fune­ra­le. Tut­ti sia­mo sta­ti invi­ta­ti e tut­ti ci sia­mo anda­ti, anche se non ce ne sia­mo resi con­to, per­ché in effet­ti nes­su­no ce l’ha det­to. Il 20 ago­sto 2013 si è cele­bra­to l’Earth Over­shoot Day, ovve­ro il gior­no in cui le risor­se natu­ra­li che la ter­ra è in gra­do di for­ni­re per un anno si esau­ri­sco­no. L’u­ma­ni­tà, insom­ma, fer­ma ad un pro­ces­so reto­ri­co per cui la cre­sci­ta si rag­giun­ge in un solo modo, vive inde­bi­tan­do­si non solo con “il capi­ta­le”, ma anche con la natura.

Par­la­re di ambien­te, in Ita­lia, sem­bra esse­re una bat­ta­glia per­sa. Non fa PIL, ci dico­no. Allar­mi­sti, ci accu­sa­no. Eppu­re facen­do così, i pro­ble­mi non si affron­ta­no mai fino a quan­do non ci bus­sa­no alla por­ta e ci pre­sen­ta­no il con­to. Il pro­ble­ma è di men­ta­li­tà, si dice­va altro­ve, ed è lega­to al con­cet­to di “mer­can­tiz­za­zio­ne” di tut­to. Se non puoi indi­ciz­za­re una cosa in ter­mi­ni eco­no­mi­ci, sem­pli­ce­men­te quel­la cosa non esi­ste. E la cul­tu­ra neo-libe­ri­sta. E la appli­chia­mo a tut­ti i cam­pi del­la nostra vita socia­le. Anche in cam­pi dove biso­gne­reb­be cam­bia­re il para­dig­ma. Come la cul­tu­ra e, infat­ti, l’ambiente.

Nel­la mozio­ne di Giu­sep­pe Civa­ti (il capi­to­lo Le cit­tà pos­si­bi­li) non si ha pau­ra di affron­ta­re que­sti pro­ble­mi. Non si ha pau­ra di discu­te­re di ambien­te e di spre­co di risor­se. Non si ha pau­ra di deli­nea­re uno sce­na­rio in cui la que­stio­ne del­la green eco­no­my sia una pos­si­bi­li­tà anche di lavo­ro e di cre­sci­ta eco­no­mi­ca. È pos­si­bi­le un modo più razio­na­le per smet­ter­la di vive­re a debi­to anche con le nostre risor­se naturali.

Nel docu­men­to di Civa­ti ricor­ro­no ter­mi­ni come “com­mer­cio equo e soli­da­le”, “chi­lo­me­tro zero”, “rior­ga­niz­za­zio­ne”, “micro­cre­di­to”. Ter­mi­ni che han­no die­tro un inter­no siste­ma di pen­sie­ro. Un pen­sie­ro capa­ce di ren­de­re il nostro mon­do più abi­ta­bi­le e non solo un meto­do di com­mer­cio eli­ta­rio per chi se lo può per­met­te­re. E anche in que­sto caso biso­gna par­ti­re dal bas­so, dal loca­le, dal­l’or­ga­niz­za­zio­ne del nostro quo­ti­dia­no. Dal­le cam­pa­gne in dife­sa dei beni pub­bli­ci, alle poli­ti­che per com­bat­te­re l’a­bu­so edi­li­zio. Dal­la soste­ni­bi­li­tà a “rifiu­ti zero” e rimet­te­re al cen­tro l’ef­fi­cien­za energetica.

Esi­sto­no pae­si che vivo­no a cre­di­to, con­su­man­do, insom­ma, meno risor­se natu­ra­li di quan­to han­no biso­gno (e man­co a dir­lo sono i pae­si scan­di­na­vi). Segno che, con­si­de­ran­do le debi­te dif­fe­ren­ze, uno svi­lup­po soste­ni­bi­le non è solo pos­si­bi­le, ma è anche neces­sa­rio. La paro­la ambien­te non deve più esse­re uno spau­rac­chio. Anzi. Deve esse­re una del­le paro­le cen­tra­li attor­no al qua­le rico­strui­re il nostro par­ti­to, il nostro esse­re di Sini­stra e, quin­di, rico­strui­re il nostro pae­se. Ed è una paro­la cen­tra­le nel pro­gram­ma poli­ti­co di Civa­ti. Anno dopo anno, l’Earth Over­shoot Day si avvi­ci­na sem­pre di più. Per ora sia­mo in debi­to di quat­tro men­si­li­tà. Vedia­mo di non far­le diven­ta­re di più. Vedia­mo di dare, come Sini­stra, anche all’am­bien­te una nuo­va pos­si­bi­li­tà. Glie­lo dobbiamo.

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.