[vc_row][vc_column][vc_column_text]Guardiamoci in faccia: in questo primo mese o poco più di vita di Liberi e Uguali abbiamo fatto parlare di noi soprattutto per tutta una serie di argomenti dei quali ai nostri elettori non interessa nulla. Il dibattito sull’Università è stata una parentesi all’interno di un discorso fatto di «con quello sì e con quell’altro no», di supposti flirt coi cinque stelle, del nostro rapporto con il Pd. E le candidature, un infinito balletto che chiuderemmo con una battuta che non passa mai di moda: ci siamo rotti i cognomi.
Non raccontiamoci nemmeno che è tutta una costruzione giornalistica: del «governo del presidente» (che mai vorrà dire, se non “larghe intese”?) non se ne è discusso in nessuna sede eppure è spiattellato sulle prime pagine dei giornali, tipo asteroide. Dovevamo andare nel “bosco” a riprendere i delusi, gli scontenti, gli sfiduciati di sinistra e stiamo dando l’impressione di esserci persi nel fitto dei politicismi più rigogliosi.
Ecco: anche basta. Si parla di alleanze, intese, accordi e mai di cosa vorremmo fare con i voti che prenderemo. Sì, avete ragione: abolire le tasse universitarie. E poi? Possiamo parlare di una riforma fiscale che tassi di più i più ricchi e di meno gli altri? E possiamo dire che con questi soldi investiremo nella scuola, nella sanità pubblica, in un welfare universale: misure strutturali a beneficio di tutti, che diano stabilità lavorativa, che restituiscano benessere alle persone.
È per questo che esiste Liberi e Uguali, perché la maggior parte dei problemi del nostro paese viene da una iniqua distribuzione della ricchezza e il nostro compito è quello di rimediare a questa ingiustizia. Lo dico con rispetto e spirito di servizio: l’unico governo del presidente a cui lavoro è quello del presidente Grasso.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]