Ho dovuto riascoltarlo due volte. Non di più, chiaramente, per via di quella leggera gastrite che finalmente sta andando via e che non vorrei oltremodo sollecitare; ma due volte sì, lo ammetto. Alla prima, avrei preferito fosse un difetto d’udito e non la comprensione esatta delle parole dette. Invece, alla seconda, ho dovuto cedere all’evidenza dei fatti. Cuperlo, che in fin dei conti m’è sempre stato simpatico, quella frase l’ha realmente pronunciata: «Il referendum costituzionale è il congresso del Pd. Se si fa finta che non sia così poi il giorno dopo si dirà che si va in quella direzione con un partito che non sarà più facilmente contendibile».
Così, come se nulla fosse, il leader più morigerato della minoranza nel partito di Renzi dice una cosa smisurata, facendo della consultazione sulle riforme costituzionali non solo, come fa il suo segretario, il punto di rottura fra “l’Italia che dice sì” e quella dei “gufi rosiconi e professorali”, che già è grave, ma la linea di posizionamento delle truppe correntizie rispetto agli equilibri della gestione interna di una singola forza politica. Ragazzi, per favore, andate a giocare da un’altra parte, che quella è anche casa nostra.
Non sto scherzando, dico sul serio: la Costituzione è pure casa mia, e non mi va che il partito di maggioranza relativa ne faccia campo di scontro sulle proprie questioni. E poi, per cosa? Per una finta, per la “contendibilità” del Pd, di cui interessa poco o nulla a chi con quel partito non c’entra e che serve solo a decidere chi dovrà sedere a capotavola al Nazareno. Nei fatti, però, da quelle parti questa riforma costituzionale l’hanno voluta, sostenuta e votata tutti. Che faranno Cuperlo e gli altri? Visto che Renzi sta lanciando i comitati per il “sì” (attraverso i quali, peraltro, intende selezionare la nuova classe dirigente, dando in questo senso ragione ai suoi rivali), si lanceranno ventre a terra nell’impegno a sostegno di un “no” al testo che hanno approvato in Parlamento?
Davvero, maggioranza e minoranza dem, andate a giocare da un’altra parte.