di Caterina Ferrara Comitato Stefano Rodotà — Bergamo Possibile
Maggio, tempo di ciliegie e di manifestazioni di stampo fascista. Un proliferare di iniziative che vedono in ogni parte d’Italia raduni fitti di simboli, bandiere, saluti e parole del Ventennio: sulla pubblica piazza, presso qualche monumento, perfino nei cimiteri.
Proprio nel cimitero di Rovetta, Val Seriana, provincia di Bergamo, da almeno trent’anni si ripete nella seconda metà di maggio una commemorazione, organizzata dal “Comitato dei Martiri di Rovetta” e dedicata a 43 militi della Legione Tagliamento – che si macchiò in quei territori di episodi di estrema violenza e crudeltà – uccisi il 28 aprile del 1945 da fuoco partigiano. Tutto si svolge nel cimitero per la presenza di una sepoltura nella quale, in realtà, non giace nessuno; non mancano però, come attestato da fotografie, video, articoli di giornale che in questi anni si sono susseguiti, tutte le “ritualità” fasciste, tutti i simboli fuori legge ed episodi sconcertanti come una Messa dai connotati fascisti celebrata da un prete scomunicato dal Vaticano.
Il Coordinamento Antifascista del Sebino e delle Valli Bergamasche e Bresciane, che riunisce numerose associazioni della società civile e della politica, da sempre denuncia ciò che accade e chiede alle autorità locali di non autorizzare questa manifestazione – e un’altra manifestazione analoga, che ogni anno si svolge nella città di Lovere più o meno nello stesso periodo, legata ad un secondo episodio di fucilazione di Legionari della Tagliamento avvenuto l’8 giugno 45. Anche quest’anno è stata inviata a Prefetto e Questore di Bergamo (e per conoscenza ai sindaci dei due comuni) una lettera sottoscritta da oltre 35 soggetti della vita civile e politica, tra cui anche il Comitato Stefano Rodotà – Bergamo Possibile. La risposta a tale lettera, che chiedeva di negare il permesso, applicando con buon senso e dovere istituzionale quanto previsto da leggi e disposizioni della Costituzione in materia, è stato il rilascio di un duplice permesso, accordato appunto per il 30 maggio prossimo a Rovetta e per il 12 giugno a Lovere. Di nuovo quindi si ripeterà la triste tradizione, che sarà contrastata dall’organizzazione di presidi in contro-manifestazione promossi da ANPI, Coordinamento e Comitato Antifascista.
Possibile ci sarà, perché dove c’è fascismo, ci deve essere l’antifascismo ed è necessario coinvolgere la comunità affinché si sviluppi una sensibilità che vede in queste manifestazioni (lungi dall’essere rievocazioni di rilevanza solo locale, peraltro, dato che in passato hanno partecipato militanti di organizzazioni di estrema destra provenienti anche da altre parti d’Italia) l’espressione di posizioni antidemocratiche, violente e già condannate dalla storia oltre che dalle nostre leggi.