[vc_row][vc_column][vc_column_text]Notizie che vengono messe in circolo, senza contestualizzazioni, per supportare una tesi: è quello che, a una prima analisi, sembra stia succedendo riguardo alla sperimentazione dei taser, il nuovo strumento in dotazione della polizia in 12 città italiane, dei cui rischi avevamo già parlato su Addio Alle Armi.
Nonostante la sperimentazione sia avviata da pochissimi giorni, sono già tanti gli articoli che parlano di situazioni risolte “grazie all’utilizzo del taser”.
Il primo caso a Milano, dove un uomo di trentuno anni è stato fermato la sera di venerdì 7 settembre dalla polizia utilizzando (ma non azionando) la pistola elettrica.
Il secondo caso a Catania, dove un uomo senza fissa dimora accusato di molestie dai passanti è stato immobilizzato con il taser (anche in questo caso senza azionarlo).
Il caso di Catania è interessante, soprattutto per il modo in cui sembra essere nata la notizia: un comunicato stampa della FSP, Federazione Sindacale di Polizia, già UGL Polizia di Stato.
Questo il comunicato, ripreso da molti mezzi di informazione:
“Appena l’uomo si è accorto della presenza della polizia, però, ha tentato di allontanarsi. Ne è nato un lungo inseguimento a piedi, per le strade della città, fino a che l’equipaggio della Volante è riuscito a bloccare il fuggitivo che ha subito reagito con violenza tentando di scagliarsi contro uno degli agenti. E’ stato a quel punto che uno dei poliziotti ha estratto il taser mostrandolo all’uomo, che ha subito smesso di dimenarsi e scalciare consentendo di portare a termine il suo arresto, dopo il quale è stato possibile accertare che si tratta di un immigrato irregolare, che parrebbe essere stato ospite del Cara di Mineo avendo con sé il badge della struttura rilasciato nel maggio scorso.”
Non mettiamo in dubbio la ricostruzione della vicenda, ma probabilmente nel raccontarla sarebbe stato utile ricordare ai lettori le posizioni della FSP, del resto più volte ribadite dallo stesso Sindacato, che ha da sempre rivendicato il proprio pressing per l’introduzione della pistola elettrica nella dotazione delle forze dell’ordine sui vari governi che si sono succeduti in questi anni. Qui un comunicato datato gennaio 2018:
“Prosegue senza sosta il percorso per la distribuzione della pistola elettrica taser agli operatori di polizia. Fu proprio l’Ugl Polizia di Stato, nel ricordare che i poliziotti non fanno i buttafuori di strada, a proporre, alcuni anni fa, di consentire alle forze dell’ordine italiane l’utilizzo di questo strumento che già da tempo fa parte della dotazione delle polizie di altri paesi e consente di evitare colluttazioni fisiche. Ricordiamo che la nostra proposta fu accompagnata da forti resistenze a livello politico, fummo accusati “di voler fare gli sceriffi” ma, nella convinzione che si tratta di uno strumento utile ed efficace, abbiamo insistito ed abbiamo anche chiesto l’intervento del Capo della Polizia al quale va dato atto di essersi attivato in questo senso.”
Una posizione — legittima, certo, ma assolutamente di parte — ribadita anche il 5 settembre dallo stesso Sindacato con un durissimo attacco ad Amnesty International. Così scriveva il segretario Valter Mazzetti, in risposta alla denuncia da parte della ONG sui rischi insiti nell’utilizzo dello strumento, che ha provocato più di 1000 morti dal 2002 a oggi:
“Ad Amnesty sono osservatori attenti ma con la memoria corta. Ad Amnesty, da quel che capiamo, vogliono forse proporre un mazzo di fiori contro un soggetto alterato e fuori controllo, una poesia contro un machete, una ninna nanna contro un ubriaco scatenato in mezzo alla gente.”
E sarebbe utile per i lettori, forse, ricostruire anche alcuni tratti della biografia di Valter Mazzetti e del suo vice Franco Maccari, ricordando la fiera opposizione del primo all’introduzione del reato di tortura (un disegno di legge poi approvato, ma stravolto nei suoi intenti originari, come ricostruito da Valigia Blu) nel 2016 e le dure prese di posizione del secondo contro il film sulla morte di Stefano Cucchi.
Del resto, la convergenza di vedute tra il sindacato e i partiti di destra non è nemmeno così nascosta.
Basta vedere il profilo twitter di Maccari, che spesso rilancia le posizioni di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, compresa la bufala sullo “spacciatore scarcerato perché spacciava per necessità” (qui il debunking di Butac) o, più semplicemente, la partecipazione di Massimo Bitonci, Luca Zaia e Matteo Salvini all’ultimo congresso della FSP.
Lo stesso Ministro dell’Interno in questi giorni ha parlato in termini positivi dell’introduzione del taser, riprendendo la notizia di Catania e diffondendo quella di Milano, poi ripresa da tutti i mezzi di informazione.
Cosa succede, quindi, in definitiva? Che un Sindacato di Polizia che da sempre ha chiesto l’introduzione dei taser e che supporta più o meno implicitamente partiti di destra mette in giro notizie che confermano la propria tesi, e che i mezzi di informazione — senza verifiche, senza avvisare il lettore delle posizioni di chi le mette in giro — amplificano la portata di quelle notizie, portandole come prova della bontà della tesi.
E succede anche che, solo sulla base di queste notizie, l’Assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia Riccardo De Corato (di Fratelli d’Italia, naturalmente) auspichi che anche i vigili urbani possano averlo in dotazione e che il Sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone (anch’egli della Lega) ipotizzi l’introduzione dei taser anche nelle carceri: un’introduzione che, come ricordato su Il Fatto Quotidiano dalla coordinatrice di Antigone Susanna Marietti, “ci farebbe tornare indietro anni luce rispetto alla legge penitenziaria italiana del 1975 e a tutte le disposizioni internazionali che raccomandano di mettere a contatto con i detenuti esclusivamente personale disarmato, perché chiunque conosca il carcere sa che l’ordine interno non si garantisce con la violenza ma con l’autorevolezza dell’istituzione.”
Un circolo vizioso di notizie in mezzo al quale ci troviamo noi, i cittadini, che avremmo il diritto a un’informazione seria: un’informazione che sia in grado di offrire un’adeguata contestualizzazione, che ricordi a noi lettori e agli esponenti politici che fanno propaganda i rischi dell’introduzione del taser e soprattutto che spieghi è impossibile trarre in una settimana il bilancio definitivo di una sperimentazione della durata di tre mesi.
Come direbbe il Ministro dell’Interno, “è una questione di buon senso”, prima che politica.
Marco Vassalotti
Davide Serafin[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]