[vc_row][vc_column][vc_column_text]Perché vengono prodotte le fake news, le bufale, le informazioni distorte che spesso diventano virali? Perché viene, sistematicamente, fatta disinformazione da alcuni attori del dibattito pubblico? Per fabbricare i “problemi”, per creare un clima di emergenza, in cui automaticamente diventano giustificabili le “soluzioni” proposte da alcune parti politiche.
E invece forse è questa la vera emergenza che in questo momento il nostro Paese sta affrontando: un sempre più preoccupante scarto tra realtà e percezione.
Come nel caso dei dati riguardanti il numero degli omicidi e dei furti in casa, ad esempio: le fonti ministeriali stesse ci dicono che sono calati negli ultimi anni, mentre non lo sono affatto nelle cronache né nella retorica dello stesso ministro che ha presentato quei dati.
Come nel caso del numero degli stranieri presenti sul territorio italiano, il 7% nella realtà, il 25% nella percezione: secondo una ricerca dell’Istituto Cattaneo il 75% dei cittadini sovrastima la loro incidenza sulla popolazione.
A questo si aggiunge una categoria particolare, quella delle “bugie istituzionali”, raccontate dagli esponenti del governo e spesso rilanciate acriticamente dagli organi di stampa: quella di Toninelli sulle pressioni fatte da Società Autostrade durante il suo ministero, quella di Di Maio sul parere dell’Avvocatura di Stato riguardante il caso ILVA, quella di Salvini che rilancia la notizia dei migranti che avrebbero protestato per avere Sky, in un momento in cui già si sapeva che si trattava di una bufala. Solo tre esempi di una collezione che continua ad arricchirsi senza che nessuno ne debba rendere conto, apparentemente.
Di fronte a questa situazione non possiamo rimanere in silenzio. Soprattutto quando atti di governo inefficaci (e spesso anche disumani, come abbiamo visto in un’estate in cui il dibattito pubblico è stato delirante) trovano giustificazione solo nel clima in cui nascono.
Di questo abbiamo parlato l’8 settembre a Torino con Beatrice Brignone, Giuseppe Civati, Stefano Catone e Marco Vassalotti, e del modo in cui attivarci per rovesciare questo stato di cose.
Se l’opposizione oggi è e deve essere più che una semplice questione di schieramento o di azione politica tradizionalmente intesa, se il punto non è solo politico ma anche culturale, allora anche i modi di fare opposizione sono molti e diversi.
Non restare indifferenti se assistiamo a un atto razzista, intollerante, omofobo, sessista, è fare opposizione.
Scendere in piazza è fare opposizione.
Essere intransigenti in Parlamento è fare opposizione.
Denunciare (e argomentare) quando un discorso si basa su presupposti sbagliati o su pregiudizi è fare opposizione.
Dobbiamo ritrovare le parole, quelle che a volte mancano quando siamo immersi in discussioni dopate, in cui brandelli di informazioni senza fondamento, decontestualizzate, manipolate vengono branditi come clave contro quello in cui crediamo. Sui social, ma anche nella vita reale, diffondendosi — appunto — come virus.
#Antivirus vuole servire a questo: a ritrovare le parole, quelle giuste, per fare opposizione. Per ribattere in modo informato e convincente, cambiare il dibattito, e quindi cambiare la realtà in cui viviamo.
#Antivirus sarà un sito internet, una pagina facebook, un profilo twitter. Ma soprattutto sarà una squadra: un gruppo di persone che unendo energie, tempo e competenze si opporranno alla deriva che, purtroppo, è sotto i nostri occhi.
Avrà il compito di monitorare notizie false o distorte, di fare debunking (come nel caso dell’intervista al comandante della Diciotti Kothmeir), di elaborare risposte da mettere a disposizione di tutte e tutti. Avrà il compito di mettere in circolo informazioni “altre”, notizie “altre” che mettano in dubbio la bontà delle “soluzioni” che ora sembrano così indispensabili.
Avrà il compito, insomma, di fare controinformazione, una parola e una modalità di azione che purtroppo abbiamo lasciato – negli ultimi tempi – sempre più ai seminatori d’odio, e che dobbiamo tornare a praticare.
E poi, infine, avrà il compito di fare formazione: teorica, sulle modalità con cui intervenire nel dibattito, ma anche pratica, illustrando esperienze da cui prendere esempio (come questa di qualche giorno fa, in Germania).
Sempre con un occhio di riguardo alla precisione e alla correttezza, mantenendo salda la nostra onestà intellettuale.
Se vuoi aiutare #Antivirus a crescere, segnala qui la tua disponibilità.
C’è bisogno di tutte e di tutti voi.
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