Armi italiane, incubo americano: più pistole, meno sicurezza

La dinamica italiana sembra andare in tutt’altra direzione, quella dell’idea di una sicurezza fai-da-te che non porta una diminuzione dei reati, ma il suo aumento. Disegnando un incubo americano

[vc_row][vc_column][vc_column_text]“All’armi, siam insi­cu­ri” è diven­ta­to il nuo­vo mot­to di mol­ti ita­lia­ni. In nome di una pres­san­te richie­sta di mag­gior sicu­rez­za cre­sce infat­ti il nume­ro di armi che cir­co­la­no nel Pae­se. Il Cor­rie­re del­la Sera par­la di un incre­men­to del 41% del­le richie­ste di licen­ze per “uso spor­ti­vo”. Una mania “spor­ti­va”, quan­to­me­no sospet­ta ver­so le armi, che sem­bra cela­re ben altro, nono­stan­te il cer­ti­fi­ca­to calo dei rea­ti. Die­tro que­sto boom di licen­ze spun­ta così una ten­den­za mol­to ame­ri­ca­na per cui la sicu­rez­za fai-da-te diven­ta un model­lo, un cre­do da vene­ra­re. La fles­sio­ne dei rea­ti non signi­fi­ca che l’Italia sia diven­ta­ta l’Eden, il Bel­pae­se in cui tut­to è per­fet­to, ma dovreb­be ridi­men­sio­na­re — nel sen­so di por­ta­re nel­la giu­sta dimen­sio­ne — l’imperante richie­sta di sicu­rez­za. Evi­tan­do soprat­tut­to scor­cia­to­ie personali.

La deri­va sta­tu­ni­ten­se è die­tro l’angolo e la real­tà dei fat­ti, al di là di ogni pur sacro­san­to prin­ci­pio eti­co, scon­si­glia viva­men­te di segui­re quell’esempio. Il sito gun­vio­len­cear­chi­ve ripor­ta che negli Sta­ti Uni­ti, dall’1 gen­na­io all’11 mar­zo 2018, sono mor­te 2.746 in segui­to a spa­ra­to­rie, com­pre­si epi­so­di di cri­mi­na­li­tà. I feri­ti sono 4.685. Si dirà: in ter­mi­ni asso­lu­ti vuol dire poco, visto il nume­ro di abi­tan­ti degli Usa. Ma la per­cen­tua­le di omi­ci­di con arma da fuo­co, para­me­tra­ta sul­la popo­la­zio­ne, indi­ca che negli anni scor­si ci sono sta­ti 3,6 vit­ti­me ogni 100mila abi­tan­ti, con un diva­rio enor­me rispet­to agli altri Pae­si svi­lup­pa­ti, a comin­cia­re dal Cana­da (secon­do in que­sta tra­gi­ca gra­dua­to­ria), che si fer­ma a 0,5. Al con­fron­to la minac­cia ter­ro­ri­sti­ca si pol­ve­riz­za, tan­to da poter affer­ma­re — sen­za timo­re di smen­ti­ta — che ucci­do­no più le armi che i fana­ti­ci estre­mi­sti. Basti pen­sa­re che le spa­ra­to­rie di mas­sa,mass shoo­ting, sono sta­te già 45 dall’inizio del 2018. La più gra­ve è avve­nu­ta il 14 feb­bra­io nel­la scuo­la di Par­kland in Flo­ri­da, con un bilan­cio di 17 mor­ti e 17 feri­ti. Ma la media di fat­ti del gene­re, sep­pu­re con una con­ta meno dram­ma­ti­ca di vit­ti­me, è poco meno di una al gior­no. E pro­prio ogni gior­no ha (media­men­te) la sua vit­ti­ma del­le spa­ra­to­rie di mas­sa. L’ultimo aggior­na­men­to dispo­ni­bi­le all’11 mar­zo rac­con­ta di 75 vit­ti­me per even­ti del gene­re, che nem­me­no arri­va­no sui gior­na­li e i siti italiani.

Sull’altro ver­san­te c’è la casi­sti­ca degli unin­ten­tio­nal shoo­ting, le spa­ra­to­rie “non inten­zio­na­li”, i pro­iet­ti­li che par­to­no sen­za voler­lo e che in meno di 3 mesi han­no ucci­so alme­no 70 per­so­ne. Il Cen­ters for Disea­se Con­trol degli Sta­ti Uni­ti ha cer­ti­fi­ca­to che nel quin­quen­nio dal 2012 al 2016, la media è di 500 cit­ta­di­ni ame­ri­ca­ni mor­ti a cau­sa di “inci­den­ti invo­lon­ta­ri”, con un pic­co di 548 mor­ti nel 2012. Cal­co­la­tri­ce alla mano, si par­la, in soli 5 anni, di 2.500 “vit­ti­me col­la­te­ra­li” del­la sma­nia di ave­re un’arma in casa.

Que­sti nume­ri — che è sem­pre bene ricor­da­re por­ta­no con sé sto­rie per­so­na­li di fami­glie distrut­te e non sono pro­ble­mi arit­me­ti­ci — rap­pre­sen­ta­no in manie­ra lam­pan­te il rischio che si cor­re nel­la cor­sa alle armi dei sin­go­li cit­ta­di­ni. Un peri­co­lo supe­rio­re alle minac­ce che oppri­mo­no la nostra socie­tà. Eppu­re i fat­ti non basta­no: la dina­mi­ca ita­lia­na sem­bra anda­re in tutt’altra dire­zio­ne, quel­la dell’idea di una sicu­rez­za fai-da-te che non por­ta una dimi­nu­zio­ne dei rea­ti, ma il suo aumen­to. Dise­gnan­do un incu­bo americano.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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