Come siamo arrivati alle parole di Fontana

La domanda di tutti, ieri, leggendo le dichiarazioni di Fontana, era come un politico potesse arrivare a esternare affermazioni così gravi.

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“E’ un discor­so dema­go­gi­co e inac­cet­ta­bi­le quel­lo di dire che dob­bia­mo accet­tar­li, è un discor­so a cui dob­bia­mo rea­gi­re, dob­bia­mo ribel­lar­ci: non pos­sia­mo accet­tar­li tut­ti. Vor­reb­be dire che non ci sarem­mo più noi come real­tà socia­le e etni­ca, per­ché loro sono mol­ti più di noi, per­ché loro sono mol­to più deter­mi­na­ti di noi nell’occupare que­sto ter­ri­to­rio. Di fron­te a que­ste affer­ma­zio­ni dob­bia­mo ribel­lar­ci, non pos­sia­mo accet­tar­le, per­ché qui non è que­stio­ne di esse­re xeno­fo­bi o raz­zi­sti, ma logi­ci e razio­na­li: non pos­sia­mo per­ché tut­ti non ci stia­mo, quin­di dob­bia­mo fare del­le scel­te, deci­de­re se la nostra etnia, raz­za bian­ca, socie­tà deve con­ti­nua­re ad esi­ste­re o deve esse­re can­cel­la­ta, è una scel­ta. Se la mag­gio­ran­za degli ita­lia­ni doves­se dire noi voglia­mo autoe­li­mi­nar­ci vor­rà dire che noi che non voglia­mo autoe­li­mi­nar­ci ce ne andia­mo da un’altra parte”.

Que­ste le abo­mi­ne­vo­li dichia­ra­zio­ni del can­di­da­to gover­na­to­re leghi­sta del­la Lom­bar­dia, Atti­lio Fon­ta­na.

Un discor­so arti­co­la­to che, ove fos­se dav­ve­ro un lap­sus, sareb­be il più lun­go al mon­do. Eppu­re quan­do le ho let­te ho avu­to un deja vu, così ho fat­to una ricer­ca sul­le paro­le chia­ve. Ricor­da­vo bene.

“Il pun­to però è che dob­bia­mo ave­re uno sguar­do d’insieme uscen­do dal­la logi­ca buo­ni­sta e ter­zo­mon­di­sta per cui noi abbia­mo il dove­re di acco­glie­re tut­ti quel­li che stan­no peg­gio di noi. Se qual­cu­no rischia di affo­ga­re in mare, è ovvio che noi abbia­mo il dove­re di sal­var­lo. Comin­cian­do, nel con­tem­po, a bloc­ca­re lo squal­li­do busi­ness del­le par­ten­ze e il rac­ket che gesti­sce il flus­so dei dispe­ra­ti che si accal­ca­no su un gom­mo­ne nel­le not­ti libi­che alla vol­ta dell’Europa. Ma non pos­sia­mo acco­glier­li tut­ti noi. E aver accet­ta­to i due rego­la­men­ti di Dubli­no, come han­no fat­to gli ese­cu­ti­vi ita­lia­ni del 2003 e del 2013, è sta­to un erro­re cla­mo­ro­so. Vor­rei che ci libe­ras­si­mo da una sor­ta di sen­so di col­pa. Noi non abbia­mo il dove­re mora­le di acco­glie­re in Ita­lia tut­te le per­so­ne che stan­no peg­gio. Se ciò avve­nis­se sareb­be un disa­stro eti­co, poli­ti­co, socia­le e alla fine anche eco­no­mi­co. Noi non abbia­mo il dove­re mora­le di acco­glier­li, ripe­tia­mo­ce­lo. Ma abbia­mo il dove­re mora­le di aiu­tar­li. E di aiu­tar­li dav­ve­ro a casa loro.

(…)

Il con­trol­lo dell’immigrazione non è un atto di raz­zi­smo, ma di ragio­ne­vo­lez­za. Accan­to a que­sto ele­men­to di sempli­ce buon sen­so – che coz­za con il buo­ni­smo filo­so­fi­co e con l’utilitarismo uni­ver­sa­li­sta di cer­ta clas­se diri­gen­te e dei raf­fi­na­ti “ceti rifles­si­vi” di alcu­ne reda­zio­ni – c’è un ulte­rio­re tas­sel­lo che si chia­ma identità.

La paro­la “iden­ti­tà” è una paro­la posi­ti­va, non nega­ti­va. Iden­ti­tà non è il con­tra­rio di inte­gra­zio­ne: il con­tra­rio di inte­gra­zio­ne è disin­te­gra­zio­ne. Sen­za iden­ti­tà non è pos­si­bi­le alcu­na aper­tu­ra. Sen­za iden­ti­tà la con­ta­mi­na­zio­ne sareb­be sem­pli­ce­men­te annul­la­men­to. Può dia­lo­ga­re, con­ta­mi­na­re e far­si con­ta­mi­na­re chi ha un’identità for­te, del­la qua­le non si ver­go­gna. Chi vie­ne qui deve fare i con­ti con la nostra iden­ti­tà. Che è innan­zi­tut­to iden­ti­tà, cul­tu­ra­le, civi­le, spi­ri­tua­le, socia­le.”

Solo che que­sto è Mat­teo Ren­zi, in “Avan­ti”, anti­ci­pa­to da Demo­cra­ti­ca.

Ora, a me pare che i con­cet­ti sia­no identici.

Non pos­sia­mo accet­tar­li tut­ti” è esat­ta­men­te iden­ti­co a “Non pos­sia­mo acco­glier­li tut­ti”.

“..non è que­stio­ne di esse­re xeno­fo­bi o raz­zi­sti, ma logi­ci e razio­na­li” è esat­ta­men­te iden­ti­co a “Il con­trol­lo dell’immigrazione non è un atto di raz­zi­smo, ma di ragio­ne­vo­lez­za”.

“..dob­bia­mo fare del­le scel­te, deci­de­re se la nostra etnia, raz­za bian­ca, socie­tà deve con­ti­nua­re ad esi­ste­re o deve esse­re can­cel­la­ta” infi­ne, al net­to del­la raz­za bian­ca, è pur­trop­po iden­ti­co a “Iden­ti­tà non è il con­tra­rio di inte­gra­zio­ne: il con­tra­rio di inte­gra­zio­ne è disin­te­gra­zio­ne. Sen­za iden­ti­tà non è pos­si­bi­le alcu­na aper­tu­ra. Sen­za iden­ti­tà la con­ta­mi­na­zio­ne sareb­be sem­pli­ce­men­te annul­la­men­to.”, dove l’identità sosti­tui­sce la razza.

La doman­da di tut­ti, ieri, leg­gen­do le dichia­ra­zio­ni di Fon­ta­na, era come un poli­ti­co potes­se arri­va­re a ester­na­re affer­ma­zio­ni così gravi.

Beh, in real­tà, Fon­ta­na si sta solo rivol­gen­do ad un tar­get meno raf­fi­na­to e più ruspan­te, meno poli­ti­cal­ly cor­rect e dichia­ra­ta­men­te raz­zi­sta, ma par­te dal­la stes­sa pre­mes­sa fal­sa (non stan­no arri­van­do “tut­ti”) ed espri­me lo stes­so iden­ti­co con­cet­to iden­ti­ta­rio, chiu­so e vio­len­to che Mat­teo Ren­zi, nel suo libro, con altre paro­le atten­ta­men­te sop­pe­sa­te, ha riser­va­to al suo elet­to­re, per libe­rar­lo dal sen­so di col­pa, che dovreb­be esse­re imme­dia­to in un esse­re uma­no quan­do vie­ne a sape­re che gli sbar­chi dimi­nui­sco­no per­ché il suo Gover­no per­met­te che altri esse­ri uma­ni ven­ga­no rin­chiu­si, tor­tu­ra­ti ed ucci­si in Libia, tan­to che anche uomi­ni duri come il pro­cu­ra­to­re anti­ma­fia Grat­te­ri non rie­sco­no a sta­re zit­ti sul­la questione.

Libe­ra nos a malo, però il mio male qual è. Il “mio male”, il nostro male, in real­tà, è quel­lo di pen­sa­re che le per­so­ne sono tut­te ugua­li. E che la dif­fe­ren­za fra le affer­ma­zio­ni che abbia­mo let­to è solo for­ma­le.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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