Aspettando Glasgow, tra un “bla, bla, bla” e l’altro!

Il tempo del bla bla bla è finito e bisogna agire: non c'è più tempo. Infine c’è da cambiare un paradigma e da riscrivere una storia: sembra che le decisioni sul clima le prendano in pochi e in tavoli decisamente ristretti con la presenza delle lobby del carbone. Va completamente ribaltato il tavolo, dando voce e ruolo a chi oggi subisce le conseguenze maggiori di questa crisi socio climatica e ambientale.

Il pas­sag­gio a Mila­no dei lavo­ri pre­pa­ra­to­ri alla Cop 26 è sta­to dipin­to dagli inter­lo­cu­to­ri isti­tu­zio­na­li come un gran­de successo.

Da più par­ti inve­ce si sono leva­te voci com­ple­ta­men­te diver­se che han­no descrit­to que­sto lavo­ro di pre­pa­ra­zio­ne come una via di mez­zo tra una pas­se­rel­la elet­to­ra­le e l’ennesimo incon­tro dove le deci­sio­ni ven­go­no rin­via­te a data da desti­nar­si… tan­ti impe­gni ma sem­pre e solo sul­la carta.

Il “bla bla bla” uti­liz­za­to da Gre­ta Thun­berg nel suo pri­mo inter­ven­to duran­te i lavo­ri del Youth4Climate ben rap­pre­sen­ta il tem­po spre­ca­to e che si con­ti­nua a spre­ca­re, appun­to, per par­la­re, par­la­re, par­la­re. Pri­ma cer­can­do di spie­ga­re l’o­ri­gi­ne antro­pi­ca del­la cau­sa dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci a chi nega que­sta evi­den­za scien­ti­fi­ca e poi cer­can­do di dare azio­ne alle paro­le in manie­ra coerente!

Tra l’altro vale la pena ricor­da­re che non pos­sia­mo per­met­ter­ci il lus­so di una discus­sio­ne infinita.

Per­ché nel frat­tem­po la lun­ga lista degli even­ti e del­le cata­stro­fi ambien­ta­li, cau­sa­ti dai cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci si aggior­na a rit­mi asso­lu­ta­men­te fre­ne­ti­ci e regi­stra una vio­len­za sem­pre maggiore.

L’a­spet­to fon­da­men­ta­le, la paro­la chia­ve in pre­pa­ra­zio­ne alla cop26 è “vin­co­lan­ti”. Se le deci­sio­ni che emer­ge­ran­no a Gla­sgow non saran­no vin­co­lan­ti per gli Sta­ti avre­mo per­so ulte­rio­re tempo.

Non dob­bia­mo com­met­te­re l’er­ro­re già com­mes­so mol­te vol­te in pas­sa­to, quan­do in occa­sio­ni del­le pre­ce­den­ti Cop gli impe­gni che gli sta­ti pren­de­va­no non era­no vin­co­lan­ti, ren­den­do di fat­to inu­ti­le qual­sia­si ten­ta­ti­vo di abbas­sa­men­to del­le emis­sio­ni di gas climalteranti.

Però a Mila­no è suc­ces­so anche qual­co­sa di diverso.

I 400 ragaz­zi che han­no par­te­ci­pa­to ai lavo­ri del Youth4Climate han­no orga­niz­za­to even­ti, semi­na­ri, han­no discus­so, si sono con­fron­ta­ti, si sono ascol­ta­ti e non han­no volu­to rinun­cia­re a esse­re pro­po­si­ti­vi, a dif­fe­ren­za di quel­lo che sostie­ne il sem­pre più ina­de­gua­to mini­stro Cingolani.

Il rischio che la loro pre­sen­za fos­se solo un con­tor­no neces­sa­rio, così come la con­sa­pe­vo­lez­za del­la vaghez­za di que­sti incon­tri, non ha asso­lu­ta­men­te scal­fi­to i gio­va­ni che sono inter­ve­nu­ti con auto­re­vo­lez­za e grin­ta per riba­di­re quan­to la “cli­ma­te justi­ce” non sia prio­ri­ta­ria come dovreb­be nel­le agen­de politiche.

E lo han­no fat­to anche con una gran­de mani­fe­sta­zio­ne per le vie di Mila­no che ha visto la par­te­ci­pa­zio­ne di oltre 50.000 per­so­ne. Ragaz­ze e ragaz­zi di ogni età e appar­te­nen­ti a scuo­le di ogni ordi­ne e gra­do han­no sfi­la­to, colo­ra­ti e chias­so­si come non mai.

Ad apri­re il cor­teo, Gre­ta, Vanes­sa, Mar­ti­na e tut­te le altre e gli altri rap­pre­sen­tan­ti e dele­ga­ti inter­na­zio­na­li dei FFF giun­ti a Mila­no per l’occasione.

Io sono sce­so in piaz­za con loro, ed è sta­to bel­lo vede­re tan­tis­si­ma par­te­ci­pa­zio­ne, com­pre­se anche inte­re sco­la­re­sche del­la scuo­la pri­ma­ria accom­pa­gna­te dal­le loro mae­stre e dai geni­to­ri. Sono sce­si in piaz­za per riven­di­ca­re un futu­ro miglio­re per chie­de­re di inter­rom­pe­re il bla­bla­bla del­la poli­ti­ca che con­ti­nua a par­la­re e a non decidere.

È sta­to emo­zio­nan­te esse­re in piaz­za, cam­mi­na­re, gri­da­re, can­ta­re, sal­ta­re con loro… ma soprat­tut­to pren­der­si lo spa­zio per ascoltare.

Non ascol­tia­mo mai i gio­va­ni, men­tre sul­le cose che riguar­da­no diret­ta­men­te il loro futu­ro, dovrem­mo fer­mar­ci ad ascoltarli…e poi agi­re di con­se­guen­za e in coe­ren­za insie­me a loro.

Un car­tel­lo reci­ta­va: “abbia­mo bal­za­to la lezio­ne per dar­ne una a voi”. E in effet­ti è così: i gio­va­ni ci stan­no dan­do una lezio­ne, ci stan­no dimo­stran­do che il nostro tem­po sta pas­san­do e che il loro futu­ro lo voglio­no deci­de­re loro e soprat­tut­to chie­do­no a noi di non tergiversare.

A tal pro­po­si­to mi vie­ne in men­te Felix Fin­k­bei­ner, un altro bam­bi­no che nel 2007 all’e­tà di 9 anni ave­va discus­so con i suoi com­pa­gni di clas­se di cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci e di giu­sti­zia cli­ma­ti­ca. Aveva­no deci­so che la solu­zio­ne per con­tra­sta­re i cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci era pian­ta­re tan­tis­si­me pian­te. Oggi la fon­da­zio­ne che por­ta il suo nome sta pian­tan­do milio­ni di pian­te in tut­to il mon­do, favo­ren­do la cre­sci­ta di posti di lavo­ro in col­la­bo­ra­zio­ne con ong e altre asso­cia­zio­ni che si occu­pa­no di svi­lup­po socia­le e lot­ta alla povertà.

Il suo slo­gan di allo­ra ben si pre­sta a que­sti gior­ni “stop tal­king start planting”.

Il tem­po del bla bla bla è fini­to e biso­gna agi­re: non c’è più tempo.

Infi­ne c’è da cam­bia­re un para­dig­ma e da riscri­ve­re una sto­ria: sem­bra che le deci­sio­ni sul cli­ma le pren­da­no in pochi e in tavo­li deci­sa­men­te ristret­ti con la pre­sen­za del­le lob­by del car­bo­ne. Va com­ple­ta­men­te ribal­ta­to il tavo­lo, dan­do voce e ruo­lo a chi oggi subi­sce le con­se­guen­ze mag­gio­ri di que­sta cri­si socio cli­ma­ti­ca e ambien­ta­le; pren­de­te­vi il tem­po di rive­de­re l’intervento di Vanes­sa Naka­te cir­ca la situa­zio­ne del con­ti­nen­te africano.

Paral­le­la­men­te va allar­ga­ta la par­te­ci­pa­zio­ne nei per­cor­si deci­sio­na­li ai movi­men­ti e alle nuo­ve gene­ra­zio­ni: a livel­lo loca­le, nei comu­ni e nel­le nostre real­tà asso­cia­ti­ve, così come nei livel­li più gran­di, va amplia­ta la par­te­ci­pa­zio­ne dei cit­ta­di­ni e soprat­tut­to va aumen­ta­ta la trasparenza.

La par­te­ci­pa­zio­ne seria e atti­va deve diven­ta­re un pun­to qua­li­fi­can­te del­la rivo­lu­zio­ne mite che dob­bia­mo fare oggi per orga­niz­za­re e costrui­re un futu­ro migliore.

 

 

 

 

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