Assemblea dei riders: giusta paga e tutele per tutti

Esse­re inve­sti­to. Cade­re sot­to la piog­gia. Resta­re con una gom­ma buca­ta pri­ma del­la fine del tur­no. Veder­si modi­fi­ca­ta la retri­bu­zio­ne da un gior­no all’al­tro. Restan­do in soli­tu­di­ne, sen­za aver nean­che un rife­ri­men­to, un luo­go fisi­co ove anda­re, a cui rivol­ger­si. Que­sta è l’e­spe­rien­za dei ciclo-fat­to­ri­ni, dei riders (ma il ter­mi­ne è subal­ter­no alla nar­ra­zio­ne del­la sha­ring eco­no­my, dove lavo­ri gra­tis e sei feli­ce) con­di­vi­sa per la pri­ma vol­ta in manie­ra aper­ta ed ecla­tan­te nel­l’assem­blea orga­niz­za­ta da Riders Union Bolo­gna a Làbas Occu­pa­to, que­sta domenica.

Dopo la sen­ten­za di Tori­no, è tut­to un affol­lar­si di tele­ca­me­re e gior­na­li­sti. Il silen­zio è rot­to. Danie­le e Jero­me por­ta­no la loro espe­rien­za dal Bel­gio e dal­la Fran­cia. Andrea quel­la dei riders mila­ne­si e Giu­sep­pe rac­con­ta di Tori­no e del­la pri­ma pro­te­sta tenu­ta­si nel 2016. Man mano che si dipa­na­no le sto­rie, emer­ge chia­ra la neces­si­tà di imboc­ca­re una via dif­fe­ren­te: met­te­re insie­me le espe­rien­ze per recla­ma­re con­di­zio­ni di lavo­ro uni­ver­sa­li, ugua­li per tut­ti, nel sala­rio e nel­le tute­le.

“Dob­bia­mo rifiu­ta­re l’im­ma­gi­ne dei cat­ti­vi”, affer­ma Jero­me, atti­vi­sta di Clap (Col­lec­tif des livreurs auto­no­mes de Paris) spie­gan­do come a Pari­gi si sia­no ser­vi­ti del­la crea­ti­vi­tà per spie­ga­re a chi ordi­na cibo onli­ne e ai risto­ra­to­ri che que­ste piat­ta­for­me ci deru­ba­no due vol­te allo stes­so tem­po: sfrut­tan­do il lavo­ro e lucran­do sui nostri dati, su ciò che ordi­nia­mo, sui cibi pre­fe­ri­ti, da cosa sono com­po­sti e come sono con­se­gna­ti ed in quan­to tempo.

Noi di Pos­si­bi­le era­va­mo pre­sen­ti con Elly Schlein, Davi­de Sera­fin (giustapaga.it), Eula­lia Gril­lo. Pron­ti — non da ora — a for­ni­re il nostro con­tri­bu­to a que­sta cau­sa chia­ve nel­la sfi­da por­ta­ta alla digni­tà del lavo­ro del­la nuo­va (vec­chia) economia.

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Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

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500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

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