“At last”, la reazione (necessaria) del Veneto contro le Mafie

Come nelle altre inchieste del recente passato emerge chiaramente la progressiva e sempre più strutturata infiltrazione della criminalità organizzata in Veneto e il consenso che i mafiosi incontrano con pezzi della società, operatori del mondo economico e ora anche politico, che chiedono capitali, servizi e favori.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sono Avvi­so Pub­bli­co e il Cor­rie­re del Vene­to ad aver lan­cia­to, lo scor­so fine set­ti­ma­na, un mani­fe­sto-appel­lo con­tro le Mafie (l’appello “Il Vene­to si ribel­la al meto­do mafio­so”) dopo l’o­pe­ra­zio­ne anti­ma­fia “At Last” con­dot­ta dal­la Guar­dia di Finan­za di Trie­ste e dal­la Squa­dra Mobi­le di Vene­zia, coor­di­na­ta dal­la DDA di Vene­zia, al ter­mi­ne di un’in­chie­sta sul­l’in­fil­tra­zio­ne camor­ri­sti­ca in Vene­to, che ha por­ta­to ad 82 prov­ve­di­men­ti fra misu­re cau­te­la­ri (50), obbli­ghi di dimo­ra (11) o di altro tipo. L’o­pe­ra­zio­ne più impor­tan­te nei con­fron­ti del­la Camor­ra a Nor­de­st. Gli arre­sti sono scat­ta­ti a Vene­zia, a Casal di Prin­ci­pe, nel caser­ta­no, e in altre loca­li­tà. Coin­vol­ti pro­fes­sio­ni­sti, impren­di­to­ri, diret­to­ri di ban­ca accu­sa­ti, a vario di tito­lo, di asso­cia­zio­ne a delin­que­re di stam­po mafio­so e altri gra­vi rea­ti. Fra que­sti il sin­da­co di Era­clea (Ve), Mir­co Mestre, inda­ga­to del rea­to di scam­bio elet­to­ra­le poli­ti­co-mafio­so in rela­zio­ne alle ele­zio­ni del 2016. Sono sta­ti seque­stra­ti beni per 10 milioni.

L’at­ti­vi­tà cri­mi­na­le ruo­te­reb­be attor­no al mon­do del­l’e­di­li­zia, le costru­zio­ni lun­go la costa adria­ti­ca vene­zia­na, da San Donà a Bibio­ne, Caor­le, Era­clea, Jeso­lo e altre. Secon­do il pro­cu­ra­to­re capo di Vene­zia, Bru­no Cher­chi, è la pri­ma vol­ta che si regi­stra la pre­sen­za di una cosca che, facen­do rife­ri­men­to al clan dei casa­le­si, si è orga­niz­za­ta auto­no­ma­men­te. Sem­pre Cher­chi affer­ma che «l’arresto del sin­da­co di Era­clea rap­pre­sen­ta il pri­mo caso in Vene­to di voto di scam­bio, accer­ta­to nel cor­so del­le ele­zio­ni comu­na­li del 2016». Pochi gior­ni pri­ma era sta­ta la vol­ta del­l’ope­ra­zio­ne ”Ter­ry” con­dot­ta dal­la DDA di Vene­zia sul­la pre­sen­za ‘ndran­ghe­ti­sta nel­la pro­vin­cia di Verona.

Come nel­le altre inchie­ste del recen­te pas­sa­to emer­ge chia­ra­men­te la pro­gres­si­va e sem­pre più strut­tu­ra­ta infil­tra­zio­ne del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta in Vene­to e il con­sen­so che i mafio­si incon­tra­no con pez­zi del­la socie­tà, ope­ra­to­ri del mon­do eco­no­mi­co e ora anche poli­ti­co, che chie­do­no capi­ta­li, ser­vi­zi e favori.

L’ar­re­sto del Sin­da­co di Era­clea, però, è quel­lo che desta mag­gior pre­oc­cu­pa­zio­ne, come la sto­ria del­le mafie pre­sen­ti al Nord inse­gna, dopo la pene­tra­zio­ne del tes­su­to eco­no­mi­co, il gra­di­no suc­ces­si­vo è quel­lo del­la poli­ti­ca, par­ten­do dagli enti loca­li, dove dre­na­re risor­se pub­bli­che nel set­to­re degli appal­ti. Ora, chi anco­ra ritie­ne che cer­ti feno­me­ni sia­no radi­ca­ti in altri ter­ri­to­ri potrà ricre­der­si. Il soda­li­zio fra Vene­to e Casal di Prin­ci­pe (e i lega­mi con la Mala del Bren­ta) è sta­to disve­la­to in tut­ta la sua cru­dez­za, fat­ta di con­trol­lo del ter­ri­to­rio con l’u­so del­le armi, attra­ver­so estor­sio­ni, usu­ra, rici­clag­gio, traf­fi­co di stu­pe­fa­cen­ti, rapi­ne, dan­neg­gia­men­ti e altri rea­ti. Non ulti­mo l’in­quie­tan­te retro­sce­na, che emer­ge dal­le car­te del­l’in­chie­sta, lega­to all’or­di­ne di spa­ra­re alla gior­na­li­sta del Gaz­zet­ti­no Moni­ca Andol­fat­to, per aver scrit­to di epi­so­di cri­mi­na­li nel San­do­na­te­se, for­tu­na­ta­men­te non por­ta­to a ter­mi­ne (cau­sa l’ar­re­sto di chi dove­va met­ter­lo in pra­ti­ca). La più recen­te rela­zio­ne del­la Dia (pri­mo semen­tre 2018) par­la­va già di nuo­ve sfu­ma­tu­re come «gli impor­tan­ti sno­di di comu­ni­ca­zio­ne, qua­li il por­to di Vene­zia-Mar­ghe­ra e gli aero­por­ti Mar­co Polo di Vene­zia e il Catul­lo di Vero­na». Un Vene­to che può offri­re al cri­mi­ne orga­niz­za­to un bene mol­to pre­gia­to, la mobi­li­tà: di sol­di, mer­ci e persone.

Per que­sto l’ap­pel­lo fir­ma­to da Pier­pao­lo Roma­ni di Avvi­so Pub­bli­co assu­me anco­ra mag­gior signi­fi­ca­to quan­do dice:

”Non basta dichia­rar­si sor­pre­si e indi­gna­ti. Ser­ve un impe­gno straor­di­na­rio, a par­ti­re dal­la poli­ti­ca, che si tra­du­ca in una mag­gio­re capa­ci­tà di rea­zio­ne e di mobi­li­ta­zio­ne coor­di­na­ta a livel­lo gene­ra­le, con un’attenzione par­ti­co­la­re alla dimen­sio­ne edu­ca­ti­va e cul­tu­ra­le. Le mafie si pos­so­no scon­fig­ge­re a con­di­zio­ne che non vi sia un’esclusiva dele­ga alle for­ze di poli­zia e alla magi­stra­tu­ra. Ognu­no deve impe­gnar­si a fare la pro­pria par­te, difen­den­do i dirit­ti, adem­pien­do respon­sa­bil­men­te ai pro­pri dove­ri; rifiu­tan­do la cul­tu­ra del favo­re e del pri­vi­le­gio, l’omertà e la vio­len­za; evi­tan­do di esse­re indif­fe­ren­ti, super­fi­cia­li, com­pli­ci e con­ni­ven­ti; denun­cian­do alle auto­ri­tà com­pe­ten­ti qual­sia­si ten­ta­ti­vo di minac­cia, inti­mi­da­zio­ne e cor­ru­zio­ne; non chie­den­do voti, capi­ta­li, e «ser­vi­zi» a mafio­si e corrotti.” 

L’in­vi­to rivol­to a tut­ti i Sin­da­ci vene­ti a par­te­ci­pa­re, il pros­si­mo 21 mar­zo a Pado­va, alla Gior­na­ta nazio­na­le in ricor­do del­le vit­ti­me inno­cen­ti di mafia per dimo­stra­re che il Vene­to si schie­ra con­tro qual­sia­si for­ma di mafia e ille­ga­li­tà. Una rea­zio­ne con­cre­ta da chie­de­re anche a tut­ti i cit­ta­di­ni del Vene­to e d’Italia.

Il nostro com­pi­to non può limi­tar­si nel por­re sot­to i riflet­to­ri que­sti sce­na­ri cri­mi­na­li, rac­con­tar­li e tene­re alta la guar­dia, come dice­va Roma­ni nel­l’ap­pel­lo, è una bat­ta­glia quo­ti­dia­na fat­ta di lega­li­tà, dirit­ti, dove­ri e rifiu­to del­la cul­tu­ra del favo­re e del pri­vi­le­gio.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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