Continuano a dirci ossessivamente che ci vuole “benaltro” (no, non è un errore di battitura, ormai “benaltro” è una parola sola, quasi personaggio animato).
Continuano a ripetere come un disco rotto che le richieste degli ambientalisti non sono prioritarie, che “le urgenze sono altre”, che “la gente che non arriva a fine mese non può preoccuparsi del pianeta”.
Per lustri e decenni hanno fatto a meno delle istanze ecologiste, corteggiate solo quando servono nomi autorevoli, ma poi sempre (ops!) troppo poco rappresentate in politica, spesso del tutto assenti. E tutto questo gran discutere di urgenze, di priorità e di strategie, tutto questo benaltrismo applicato, ci ha portato fino a qui.
Oggi, visto che è il 31 dicembre, mi sento di poter tirare una linea e valutare i risultati.
Quello che vedo (solo restando all’Italia) è che la crisi economica, la crisi ambientale e la crisi sociale si sono saldate, come ama dire Sergio Ferraris, in un ferale avvitamento che ha aumentato le disuguaglianze in maniera mai vista, che ha condannato alla povertà milioni di persone, che ha vampirizzato il senso di comunità e il futuro ai giovani e ai meno giovani, che ha fatto crescere a dismisura schiere di individualisti tanto superficiali quanto pericolosi, guidati solo dalla pancia, che ha devastato territori, mari e patrimoni di inestimabile bellezza, che ha ammalato e ucciso milioni di persone (ogni anno, in Italia, quasi 85.000 di morti premature sono dovute all’inquinamento), che ha perso decine di treni che altre nazioni hanno preso (portando lavoro stabile e benessere ai propri cittadini), che ha costretto le eccellenze a resistere tra mille difficoltà invece di spalancar loro porte e portoni, prediligendo ottusamente gli amici e amicastri di turno.
Alla luce di ciò, mi pare sia del tutto evidente che il signor Benaltro abbia fallito. Pienamente e drammaticamente, senza appello.
Chi voglia portare un vero cambiamento in politica, chi pensi di poter interpretare e valorizzare le migliori energie del Paese, chi voglia rappresentare le schiere di cittadini che combattono ogni giorno per i propri territori e per la salute di tutti (come i 13 milioni che hanno votato per cambiare la strategia energetica del Paese, tipo le collettività in movimento attorno ai sindaci ribelli) non può più permettersi di non tenerne conto, seriamente.
La nostra rassegna #PrimaDelDiluvio si è proposta e si propone proprio questo: spostare le priorità di una politica avvitata su se stessa, raccontare una visione del futuro diversa che c’è e che dobbiamo saper pretendere con forza e autorevolezza in ogni sede.
Per far questo abbiamo chiesto aiuto a autorevoli esperti, che ringraziamo molto per i preziosi contributi messi a disposizione del progetto (i primi li trovate “qui”, e continuerete a trovarne altri nei prossimi giorni).
Non si tratta di un esercizio di stile o di una rassegna culturale. Si tratta di battaglie e di settori in cui, politicamente, ci impegniamo e ci impegneremo. Si tratta di stabilire quali siano i contenuti forti e chiari attorno ai quali trovare le alleanze, fuori dalle stanze dei palazzi, all’aria aperta.
Benvenuto sia chi è disposto a mettere davvero tra le priorità politiche urgenti l’economia circolare, una nuova strategia energetica per uscire dalle fossili alla velocità della luce, la rigenerazione energetica degli edifici, dei quartieri, delle città e delle produzioni, una mobilità nuova, la chimica verde, la riconversione industriale, l’agricoltura sostenibile.
In una parola, benvenuto sia chi crede davvero che nel contrasto ai cambiamenti climatici si sia nascosta la chiave per invertire la rotta suicida che abbiamo intrapreso (astenersi complici).
Non basterà il nuovo anno, certo. Uno solo non basta. Ce ne vorranno diversi, in cui lavorare con passione e determinazione. In cui non smettere di studiare, di lavorare e di fare rete. Anni in cui non smettere di incontrarci con le diversità che abbiamo, perché contano le battaglie, contano le persone, i personalismi no. Perché siamo tanti, anche se siamo (ancora) troppo dispersi per segnare punti.
Allora auguri per il 2017, certo, ma auguri anche per i prossimi anni, fin da subito! Auguri a tutti noi, che non ci stanchiamo di cercare di capire ciò “che è giusto” e poi di combattere per ottenerlo. A noi che abbiamo imparato a nostre spese la resilienza, ma che ora non possiamo più farne a meno. A noi che siamo con Di Caprio contro il #climatechange, e che pretendiamo, fin da subito, di non fare la fine del Titanic, mentre Benaltro brinda e balla sul ponte.
Auguri, insomma, per i prossimi anni. A partire da questo, a partire da adesso.