I nodi da sciogliere: la campagna di Possibile per la pace e l’accoglienza
Oggi non è il tempo della paura, ma di costruire una cultura della pace e dell’accoglienza. Possibile sarà in prima linea: partecipa anche tu!
Oggi non è il tempo della paura, ma di costruire una cultura della pace e dell’accoglienza. Possibile sarà in prima linea: partecipa anche tu!
Sempre più eritrei sono in fuga dal regime sanguinario. Nonostante ciò Italia e Unione Europea hanno aperto linee di credito verso Asmara.
Sta ancora a noi tutti, cittadini per l’uguaglianza, rimetterci in moto e tornare a crederci, riprendere la costruzione di tanti piccoli e rapidi vascelli, consapevoli che la storia non finisce, che dopo non c’è il diluvio, ma anzi: che il vento sta cambiando e che è tempo di spiegare le vele. Questo è il momento per prendere la parola, per attivarsi, dobbiamo farlo ora e dobbiamo farlo noi. Perché nessuno lo farà.
La strategia dell’Unione europea ha finalità opposte dall’offrire protezione: ha il fine contrario di tenere i profughi ben distanti, di lasciarli a casa loro stringendo le maglie dei confini dei paesi di provenienza e dei paesi di transito
Ci sono responsabilità diverse tra i diversi ruoli che si ricoprono nella stessa azienda, si dirà, ed è giusto che ci siano differenze di retribuzione. Certamente è così ed è giusto che sia così, finché le differenze non si ampliano tanto da configurare vere e proprie ingiustizie sociali, del tutto inspiegabili anche adottando gli strumenti interpretativi della migliore tradizione liberale.
Il Tribunale di Milano si pronuncia nuovamente sulle “migrazioni economiche”, ribadendo gli obblighi gravanti sul nostro Paese.
Una descrizione breve e chiara della crescita esponenziale di questo strumento, che erode anche quei pochi diritti rimasti ai lavoratori
L’ultimo rapporto ISTAT certifica la crescita delle disuguaglianze economiche nel nostro paese, ad un ritmo che non ha eguali negli altri paesi OCSE.
Migranti economici o rifugiati? La questione è spinosa, la distinzione è difficile — a volte impossibile -, e spesso si presta a fini secondari, che non sono quelli della tutela delle persone e dei loro diritti.