Comincia il 25 marzo con un’interpellanza di Ciccio Auletta (Diritti in comune) in Consiglio comunale la vicenda della nuova infrastruttura militare a Coltano, una frazione di Pisa con identità prevalentemente agricola. O meglio, da questo momento la città ne è stata consapevole, in quanto per il governo e gli alti vertici militari (e chi altri?) la cosa era senz’altro nota da tempo, ma è solo con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente del Consiglio che la decisione viene resa pubblica il 23 marzo.
Con l’interpellanza si chiedeva conto al Sindaco, alla Giunta e al Parco di Migliarino San Rossore Massacciuccoli se fossero stati informati e, nel caso, in che modo e con quali possibilità di intervento, della realizzazione della “nuova struttura funzionale dedicata per il Gruppo intervento speciale del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, centri di eccellenza dell’Arma dei Carabinieri, impegnati nell’attività antiterrorismo e nella sicurezza delle rappresentanze diplomatiche a rischio, nonché nelle attività delle forze speciali e delle forze per operazioni speciali delle Forze armate”.
E trattandosi di “opera destinata alla difesa nazionale” si applicano le misure di semplificazione procedurale previste dal decreto legge 77/2021, intitolato: “Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”.
“Con l’enorme ampliamento della ex base militare di Coltano, si può dire addio al Parco. Chi costruirà, si attrezzi con pompe in funzione per anni perché il terreno è paludoso. Il fucile è stato armato”, ha dichiarato l’ex presidente del Parco di San Rossore Giovanni Maffei Cardellini”. Proseguendo: “Per non avere dubbi sulla rapida realizzazione dell’opera, di cui in realtà si sa poco o nulla salvo la dimensione spropositata per quel contesto agricolo e isolato nel paesaggio della pianura, si applicano le misure di semplificazione dell’art. 44 del decreto-legge 31 maggio 2021. È un decreto che promuove uno scempio dall’alto, che passa sopra la testa del Parco e delle amministrazioni locali. Uno scempio territoriale contro una storia amministrativa lunga e faticosa”, cominciata nel 1979 quando la Regione Toscana istituì il Parco, che “doveva offrire un modello di sviluppo alternativo alla fabbrica in crisi e a un turismo che consumava territorio e risorse. Ancora una volta invece, senza una motivazione se non la proprietà dei suoli, si usa la scorciatoia amministrativa, in contrasto con tutti gli atti di pianificazione vigenti: un pessimo esempio per l’intera società civile”.
E non è neppure la prima volta che, di recente, il Parco di San Rossore Migliarino Massacciuccoli è stato piegato ai voleri militari: nel 2017 è stata approvata la costruzione di un nuovo tratto ferroviario per congiungere la stazione dismessa di Tombolo alla base americana di Camp Darby, secondo un accordo tra l’amministrazione statunitense e il ministero della Difesa italiano. L’accordo, che si appellava a ragioni di sicurezza (il trasporto su gomma degli armamenti è considerato meno sicuro rispetto a quello su ferro) e che fu tenuto top secret fino all’ultimo, prevedeva che il nuovo ramo ferroviario attraversasse il Parco e che per fare questo fosse necessario abbattere 937 alberi. In seguito sono state approvate opere di compensazione che tuttavia non hanno modificato la sostanza dell’opera. E anche allora, come oggi, la Regione Toscana fu accondiscendente: “L’intervento non costituisce installazione di nuovi insediamenti o apparati militari di particolare importanza, in questo caso il progetto ha sostanzialmente valenza sulla logistica di una base già esistente”, dichiarò l’assessora Cristina Grieco rispondendo in Consiglio regionale a un’interrogazione di Sì-Toscana a Sinistra. Chissà come nel Partito Democratico toscano si accorgono di essere di “sinistra” solo quando non manovrano più le leve di comando: cinque anni fa il potenziamento della base militare di Camp Darby era ragionevole secondo la Giunta di Enrico Rossi, oggi lo stesso firma e promuove petizioni contro l’aumento delle spese militari. Come si cambia.
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente del Consiglio, che dà il via alla realizzazione della nuova base militare di Coltano, ha preceduto solo di una settimana il voto in Commissione Finanze del Senato sull’Odg presentato da Fratelli d’Italia che, facendo seguito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, ha stabilito l’aumento delle spese militari fino al raggiungimento del 2% del Pil. A favore hanno votato Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico e Italia Viva, configurando così una nuova maggioranza parlamentare (pronta per il prossimo giro?). E confermando una precisa strategia di investimento delle risorse pubbliche.
Ma non sarà neppure con questi “nuovi” fondi che verrà finanziata l’opera militare nel territorio pisano, bensì con i fondi stanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), prova ne è il fatto che venga realizzata secondo le procedure semplificate stabilite dal decreto 77/2021. Piano che, il 22 aprile 2021 nella conferenza stampa con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, fu così presentato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi: “Il Piano dà un impulso decisivo alla trasformazione digitale dell’Italia e alla sua transizione ecologica. Contribuisce a colmare i divari territoriali e a rafforzare la coesione sociale.” Meno male eh.
“Siamo al paradosso che le risorse destinate alla transizione ecologica saranno investite per cementificare una riserva naturale e riempirla di attrezzature belliche”, ha dichiarato Ciccio Auletta nell’intervista al quotidiano Domani. Sulla scia anche Legambiente Pisa che, nel rimarcare il fatto che le risorse necessarie provengono dal PNRR, sottolinea come “la ripresa e la resilienza dovrebbero essere perseguite con un cambiamento di rotta capace di superare la presente crisi economica, ambientale e sociale”, mentre “il sacrificio di un prezioso bene ambientale si muove in direzione opposta”.
Come se non bastasse, il tutto avviene poco più di un mese dopo le dichiarazioni euforiche per l’approvazione della legge costituzionale, che inserisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali fra i principi fondamentali della Costituzione italiana, modificandone gli articoli 9 e 41.
“È una giornata storica per il Paese che sceglie la via della sostenibilità e della resilienza nell’interesse delle future generazioni”, scrivono su Twitter da Palazzo Chigi. “Questo voto del Parlamento segna una giornata epocale”, dichiara il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Ed Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili: “Grande soddisfazione per l’ok del Parlamento alla modifica della Costituzione con inserimento della tutela dell’ambiente e del principio di giustizia intergenerazionale”. Siamo all8 febbraio 2022, neppure un mese prima, ossia il 14 gennaio, Mario Draghi firmava il decreto che stabiliva la realizzazione della base militare di Coltano, sentito anche il ministro Giovannini.
E allora forse è il caso di farsi la stessa domanda che si è fatto l’attuale presidente del Parco Lorenzo Bani: “ Ma se queste sono le idee dei nostri politici perché hanno messo la tutela dell’ambiente in Costituzione?”
Già.