È bellissimo questo Paese da costruire, lì fuori

Uscia­mo, ascol­tia­mo le solu­zio­ni, imma­gi­nia­mo il Pae­se che man­ca ai lavo­ra­to­ri, agli inse­gnan­ti, ai neo­lau­rea­ti, alle par­ti­te iva, agli schia­vi a tem­po inder­me­ni­na­to con la pro­spet­ti­va che non arri­va a fine mese e un con­trat­to deter­mi­na­tis­si­mo, agli eso­da­ti (ce li ricor­dia­mo, gli eso­da­ti?), gli anti­ma­fio­si, gli impren­di­to­ri stre­ma­ti, i disil­lu­si, i sen­za spe­ran­za e poi anche quel­li che di spe­ran­ze e idee ne han­no di bel­lis­si­me e riman­go­no inascoltati.

Stia­mo seri. E fie­ri. Fie­ri del lavo­ro di Bea­tri­ce Bri­gno­ne che con i ter­re­mo­ta­ti del­la sua regio­ne, le Mar­che, ha un rap­por­to fat­to di pel­le, di sca­to­lo­ni sca­ri­ca­ti in mez­zo alla neve e le mace­rie rac­col­ti gra­zie al cuo­re dei mar­chi­gia­ni, fie­ri del­l’impe­gno sen­za sel­fie, tito­li dei gior­na­li e paro­le a vuo­to. Una par­la­men­ta­re anche fuo­ri dal Par­la­men­to.

Stia­mo fie­ri di Ste­fa­no Cato­ne che men­tre mol­ti teo­riz­za­no (o caval­ca­no) i biso­gni dei rifu­gia­ti in mez­zo ai rifu­gia­ti lui ci è ritor­na­to dav­ve­ro. Anco­ra. Sul­la rot­ta bal­ca­ni­ca con un’or­ga­niz­za­zio­ne uma­ni­ta­ria sta testi­mo­nian­do i luo­ghi dove l’u­ma­ni­tà s’è per­sa. E la dignità.

Stia­mo fie­ri dei com­pa­gni di Cro­to­ne, infa­ti­ca­bi­li divul­ga­to­ri (e difen­so­ri) di uno scem­pio ambien­ta­le che gri­da ven­det­ta (e richia­ma l’at­ten­zio­ne del Mini­stro Fran­ce­schi­ni) a Capo Colon­na, dove la sto­ria sta per esse­re sep­pel­li­ta dal cemen­to in nome del turi­smo secon­do il Van­ge­lo di Bria­to­re, quel­lo tur­bo­spin­to che vor­reb­be un’I­ta­lia come par­co turi­sti­co e la bel­lez­za una bar­bo­sa com­pli­ca­zio­ne burocratica.

Si fa così la poli­ti­ca. Noi la voglia­mo fare così. La poli­ti­ca ha sen­so se si pra­ti­ca sul ter­ri­to­rio. I lam­bic­chi, le tes­se­re, i con­gres­si per­ma­nen­ti e i poli­ti­ci si sono un’al­tra cosa: sono il gio­co che ha stan­ca­to tut­ti e che ha lascia­to aper­ta al rea­li­smo che abbia­mo subi­to fin qui.

Dai, su. Uscia­mo. C’è un Pae­se bel­lis­si­mo da costrui­re, qui fuori.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.