Cambiano le rotte, non i principi: la visione del Guardian sulle migrazioni in Europa

Pub­bli­chia­mo la tra­du­zio­ne del­l’edi­to­ria­le del Guar­dian di ieri, un pez­zo mol­to signi­fi­ca­ti­vo, che ci sem­bra impor­tan­te diffondere.

Le migra­zio­ni resta­no al cen­tro del­la cri­si poli­ti­ca e socia­le del­l’Eu­ro­pa. L’in­sta­bi­li­tà in Afri­ca e altro­ve, le guer­re, la per­se­cu­zio­ne, la pover­tà, le ten­den­ze demo­gra­fi­che e l’an­ti­ca urgen­za uma­na nel cer­ca­re una vita miglio­re in regio­ni più sicu­re e più pro­spe­re, signi­fi­ca che que­sta real­tà non sta per cam­bia­re. Due anni dopo che più di un milio­ne di per­so­ne sono venu­te in Euro­pa, il più gran­de arri­vo di immi­gra­ti dal­l’e­ster­no del con­ti­nen­te, le sue isti­tu­zio­ni e gover­ni euro­pei cer­ca­no anco­ra di tro­va­re solu­zio­ni. Anche quan­do ven­go­no ela­bo­ra­te poli­ti­che di buon sen­so, come l’accoglimento con­di­vi­so, per alle­via­re la pres­sio­ne sugli sta­ti “in pri­ma linea”, l’im­ple­men­ta­zio­ne è mol­to lontana.

Lune­dì i lea­der di diver­si sta­ti euro­pei e afri­ca­ni, non tra loro, si sono incon­tra­ti a Pari­gi per cer­ca­re di crea­re una mag­gio­re uni­tà su come affron­ta­re sia l’ur­gen­za uma­ni­ta­ria che le cau­se fon­da­men­ta­li del­le migra­zio­ni. I col­lo­qui sono sta­ti cen­tra­ti sull’arginare i flus­si migra­to­ri più vici­no alla loro fon­te. Ciò ha sen­so, ma solo se ven­go­no rispet­ta­ti i dirit­ti dei migran­ti che han­no biso­gno di pro­te­zio­ne urgen­te. Le stra­te­gie euro­pee non dovreb­be­ro spin­ge­re il pro­ble­ma più lon­ta­no dal­le sue spon­de, piut­to­sto che cer­ca­re di risol­ver­lo.

Le tra­ge­die del Medi­ter­ra­neo sono tut­t’al­tro che fini­te, ma ora i peri­co­li del­le migra­zio­ni si spo­sta­no più a sud, ver­so i deser­ti del Saha­ra e del Sahel. L’UE sta spin­gen­do i gover­ni afri­ca­ni a taglia­re le reti dei traf­fi­can­ti e raf­for­za­re il con­trol­lo sul­le aree di fron­tie­ra più impor­tan­ti. Sono sta­te for­ni­te con­di­zio­ni per l’e­ro­ga­zio­ne di aiu­ti allo svi­lup­po, in par­ti­co­la­re per inco­rag­gia­re la repres­sio­ne dei traf­fi­can­ti. L’UE ha impe­gna­to 640 milio­ni di euro per tali pro­gram­mi solo nel Niger, con alcu­ni risul­ta­ti posi­ti­vi. L’Or­ga­niz­za­zio­ne Inter­na­zio­na­le per le Migra­zio­ni rile­va un for­te calo del nume­ro di per­so­ne che pas­sa­no dal Niger in Libia dal 2016.

Que­ste regio­ni diven­ta­no così la nuo­va fron­tie­ra del­l’Eu­ro­pa con­tro i migran­ti sub-saha­ria­ni ei pro­fu­ghi che si reca­no ver­so il Medi­ter­ra­neo cen­tra­le. Nel 2016, più di 160.000 per­so­ne han­no pre­so que­sta rot­ta ver­so l’Italia, soprat­tut­to tra­mi­te bar­co­ni improv­vi­sa­ti. Un think tank, l’International Cri­si Group, sti­ma che il traf­fi­co di per­so­ne attra­ver­so la Libia gene­ra entra­te annua­li tra 1 e 1,5 miliar­di di dollari.

Eppu­re, bloc­ca­re le rot­te ser­ve a poco per impe­di­re che altre ven­ga­no uti­liz­za­te, a vol­te in cir­co­stan­ze anco­ra più peri­co­lo­se. Recen­te­men­te, ci sono sta­te segna­la­zio­ni di traf­fi­can­ti che abban­do­na­no il loro cari­co uma­no in mez­zo al deser­to. Ciò acca­de quan­do temo­no l’ar­re­sto da par­te del­le for­ze di sicu­rez­za loca­li o se i vei­co­li si rom­po­no. I migran­ti ven­go­no poi lascia­ti a loro stes­si tra le sab­bie, sen­za acqua, cibo o rifu­gio, in tem­pe­ra­tu­re tor­ri­de. Il nume­ro tota­le di deces­si è dif­fi­ci­le da quan­ti­fi­ca­re, pro­prio come per quan­to riguar­da quel­li in mare, ma gli osser­va­to­ri riten­go­no che tale bru­ta­li­tà sia diven­ta­ta più fre­quen­te. Le agen­zie del­le Nazio­ni Uni­te e le ONG han­no suo­na­to cam­pa­nel­li di allarme.

Nei due anni da quan­do l’UE ha lan­cia­to la sua “agen­da per le migra­zio­ni”, ci sono sta­ti dei risul­ta­ti, ma il qua­dro gene­ra­le rima­ne fosco. Dopo che la rot­ta bal­ca­ni­ca è sta­ta inter­rot­ta dal­l’ac­cor­do UE-Tur­chia nel 2016, sfor­zi altret­tan­to con­tro­ver­si si sono con­cen­tra­ti sul lavo­ro con la guar­dia costie­ra libi­ca e per­si­no per osta­co­la­re il lavo­ro del­le ONG, accu­sa­te di crea­re un fat­to­re di attrazione.

L’Eu­ro­pa sta, di fat­to, esten­den­do i suoi pro­ble­mi migra­to­ri ai pae­si afri­ca­ni, dopo aver­li par­zial­men­te ester­na­liz­za­ti in Tur­chia. Tut­ta­via, al cam­bia­re del­le rot­te migra­to­rie, le tra­ge­die uma­ne sem­pli­ce­men­te si spo­sta­no con esse.

L’u­ni­ca solu­zio­ne vera­men­te soste­ni­bi­le e uma­na sareb­be quel­la di crea­re per­cor­si lega­li sicu­ri per i richie­den­ti asi­lo, ma que­sto è sta­to ampia­men­te igno­ra­to da poli­ti­ci ner­vo­si, come acca­de in Ita­lia. Aiu­ta­re a sta­bi­liz­za­re e svi­lup­pa­re pae­si che subi­sco­no un’emorragia del­la loro gio­ven­tù per man­can­za di oppor­tu­ni­tà eco­no­mi­che o di sicu­rez­za fon­da­men­ta­le richie­de indub­bia­men­te un impe­gno a lun­go ter­mi­ne. Ma osta­co­la­re il movi­men­to del­le per­so­ne cer­can­do di costrui­re più bar­rie­re signi­fi­ca che le poli­ti­che euro­pee non rie­sco­no a cor­ri­spon­de­re ai pro­pri valo­ri dichia­ra­ti. Insi­ste­re che i gover­ni o le mili­zie afri­ca­ne resti­tui­sca­no per­so­ne dispe­ra­te a luo­ghi dove la loro vita è in peri­co­lo è per­si­no peggio.

Il reim­pa­trio dei migran­ti che non han­no dirit­to all’asilo è una poli­ti­ca neces­sa­ria. Ma deve esse­re fat­to uma­na­men­te, dopo due pro­ces­si, e solo quan­do il prov­ve­di­men­to è accet­ta­bil­men­te sicu­ro. L’i­dea di sta­bi­li­re “hot spo­ts” del­l’UE in luo­ghi mol­to peri­co­lo­si come la Libia deve esse­re abban­do­na­ta. Nel frat­tem­po biso­gna pre­sta­re mag­gio­re atten­zio­ne a ciò che si acca­den­do nel deser­to, e le risor­se van­no inve­sti­te in ope­ra­zio­ni di sal­va­tag­gio. Il fat­to che mol­te di que­ste tra­ge­die stia­no avve­nen­do lon­ta­no dagli occhi euro­pei non giu­sti­fi­ca l’i­na­zio­ne.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.