Giuseppe Civati dice — scherzando — di essere diventato vecchissimo, con tutte le ragazze e i ragazzi che si sono iscritti a Possibile negli ultimi giorni.
A me, vi dirò, tutto questo ha fatto l’effetto contrario. Perché ho passato due anni (e passa) difficili, donna tra uomini parecchio maschilisti quando si è trattato della grande politica nazionale (si fa per dire), immersa in questa perenne sinistra di domanda — su se stessa — che è esattamente il contrario della domanda di sinistra, che invece c’è nella società, nelle cose.
Pippo parla di sinistra felice: ecco, nel mio piccolo lo sono, felice, nonostante le difficoltà, nonostante le sfide siano tutte davanti a noi. La fiducia che una piccola formazione politica si è meritata, dopo aver perso il suo fondatore per una vicenda elettorale grottesca, senza un passaggio in tv (preclusa, per motivi di ordine politico, se non lo avevate ancora capito), utile solo a portare acqua a mulini a cui nessuno ha dato manutenzione fin dalla Bolognina, è motivo di orgoglio. Noi abbiamo continuato lo stesso, e lo stesso continueremo. E non ce ne frega niente se sembra strano, se non ci sono risultati immediati, perché la ragione è dentro di noi. Ed è vitale. Ed è bella.