[vc_row][vc_column][vc_column_text]Mentre i cazzari nostrani, pur di aggiungere casino al casino e trovare pretesti per le loro quotidiane sceneggiate securitarie, rendono impossibile entrare e soggiornare in Italia regolarmente, negando l’asilo anche in presenza di una mera denuncia penale, in Germania, quella nota komunista di Angela Merkel consentirà anche ai richiedenti asilo diniegati di chiedere un permesso di soggiorno di sei mesi per cercare lavoro.
Sembra che la Cancelliera abbia copiato – almeno in parte — la proposta di legge (Atto Camera 4551 del 15 giugno 2017) a prima firma Andrea Maestri e Giuseppe Civati della scorsa legislatura.
Ministri normali di un normale paese europeo con una intelligenza, immaginiamo, nella media (europea) e precisamente i ministri dell’interno, del lavoro e dell’economia tedeschi, si sono messi intorno ad un tavolo e hanno trovato una soluzione semplice, legale, trasparente, praticabile, sicura e quindi geniale: invece che ingrossare le file degli irregolari (loro malgrado) e spendere soldi pubblici in espulsioni difficilmente eseguibili, lo Stato indica un canale legale per rimanere in Germania a lavorare.
In tedesco si chiama Spurwechsel, che vuol dire letteralmente “cambio di corsia”: se il migrante trova una strada d’accesso sbarrata (quella dell’asilo), piuttosto che consegnarlo nelle mani di caporali e sfruttatori e della criminalità organizzata (come in Italia), il governo tedesco gli indica una strada alternativa (sei mesi di tempo per trovare un lavoro e quindi continuare a soggiornare in Germania non più come richiedente asilo – diniegato – ma come lavoratore straniero – integrato).
Una risposta seria e potente ai populisti di estrema destra della AFD.
Pensate se, rispettivamente, Salvini, Di Maio e Tria facessero la stessa cosa in Italia: aprire la proposta di legge Maestri-Civati, leggerla, spingersi temerariamente fino a pagina 52 e 53 e ricopiare pari pari gli artt. 9 (Ingresso per lavoro fuori delle quote annuali dei lavoratori stranieri che abbiano svolto nei Paesi di origine specifici corsi finalizzati all’inserimento lavorativo nei settori produttivi italiani) e 10 (Ingressi e soggiorni per ricerca di lavoro).
Questi due articoletti, approvati con un decreto-legge facile facile e veloce veloce, risolverebbero un buon 80% dei problemi che il proibizionismo migratorio (se vuoi entrare in Italia paga i trafficanti e gli scafisti e rischia la vita in mare o nel deserto perché i canali legali sono impraticabili) ha provocato nel nostro paese (e fuori, nei campi di detenzione libici, per esempio).
Ma non lo faranno, perché a loro la Bossi-Fini va benissimo così com’è: senza quella come farebbero ad avere carne fresca quotidiana da frullare nella loro oliatissima centrifuga propagandistica?
«Art. 27-quinquies. – (Ingressi e soggiorni per ricerca di lavoro). – 1. Nell’ambito della programmazione delle quote di ingressi stabilita ai sensi dell’articolo 21 deve essere sempre prevista ogni anno anche una quota di visti di ingresso per ricerca di lavoro da rilasciare agli stranieri che desiderino cercarsi direttamente un’occupazione in Italia.
2. Al fine di poter ottenere il rilascio del visto di ingresso per ricerca di lavoro lo straniero deve in ogni caso dimostrare di disporre dei mezzi economici per il viaggio di andata e di ritorno e di risorse economiche stabili e derivanti da fonti lecite per un anno dal suo ingresso in Italia di importo non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale e di disporre legalmente in Italia di un alloggio ad uso di abitazione e di un’assicurazione per le spese sanitarie o dei mezzi economici necessari per l’iscrizione volontaria al Servizio sanitario nazionale.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]