Il Partito Democratico, quello che dicono essere il più grande partito del centro sinistra in Italia, per bocca del proprio Segretario Enrico Letta, sta facendo sapere che deve aprire una discussione su tutto.
Il che, tradotto, vuol dire che non ha una posizione su niente. Vuol dire che non sa posizionarsi, non sa letteralmente da che parte stare.
Non sull’eutanasia, non sulla cannabis legali.
E, scopriamo ora, non sul salario minimo.
Nel 2021, quello che dovrebbe essere il più grande partito di centrosinistra del nostro Paese ha bisogno di confrontarsi per trovare una posizione unitaria su temi quali la libertà di scegliere una morte dignitosa, o depenalizzare il consumo di una sostanza di cui fanno uso — secondo il Dipartimento per le Politiche Antidroga — sei milioni di italiani.
Come se fossero temi usciti fuori la notte precedente, come se non se ne stesse discutendo da almeno 30 anni. Vale a dire, da ben prima della sua fondazione.
Questo ci dimostra come anni e anni di larghe intese e compromessi – comunque animati non sempre dalle migliori intenzioni – abbiano di fatto annacquato l’azione politica, al punto da fagocitarsi l’identità ideologica.
E ci insegna anche come l’unità ad ogni costo – argomentazione tanto cara al voto utile — non sia salvifica per le sorti della sinistra, né tantomeno per quelle del Paese che non fa altro che avvilupparsi su se stesso una dinamica che è l’esatto contrario di virtuosa.
Perdendo di vista futuro e progresso.
E state sicuri che la stessa scena si ripresenterà ancora e ancora, magari quando tireranno fuori la transizione ecologica da fare a colpi di nucleare, o lo ius soli che pare che se lo siano scordato ormai, o la patrimoniale. Si ripeterà con il contrasto all’emergenza climatica, la progressività fiscale, i diritti civili e quelli sociali.
Perché se sono nella situazione di doverle aprire oggi, certe discussioni, allora vuol dire che non è stata fatta nessuna elaborazione — politica o programmatica — da un pezzo, e in questo pezzo ci sta dentro tutto il tempo che abbiamo perso.
Tempo che abbiamo perso noi elettori, noi cittadini, noi individui e famiglie.
Insieme alle occasioni che hanno sprecato per iniziare a costruire il mondo che ci dicono di volere da almeno 15 anni.
E state sereni, non succederà, nessuno lo farà: almeno non fino a quando sceglierete di mandarci al governo.