È un dato di fatto che le leggi varate dagli ultimi Governi abbiano elevato il precariato a dogma economico e sociale, creando una forza lavoro sottocosto e poco tutelata, ma per certi manager questo non è ancora abbastanza.
È questo il caso della Kavo Promedi, azienda tedesca specializzata in produzione di apparecchiature medico dentali e controllata dal gruppo statunitense Danaher, la cui succursale italiana ha sede a Genova. Nella sola struttura genovese sono più di quarante i lavoratori occupati stabili, ai quali si aggiungono quelli interinali, tre fissi e altri da poco assunti per aumentare la produzione dello stabilimento.
Nonostante i bilanci in attivo, l’ottimo stato di salute e nuovi, recenti investimenti, la Kavo Promedi ha deciso di procedere con una riorganizzazione aziendale e riportare la produzione in Germania.
Fin qui, non ci si stupirebbe più di tanto (tanti gli esempi di delocalizzazione dettati dai motivi più vari, che si sono succeduti in questi anni in Italia), ma qualcosa rende questo caso “unico”; il rispetto delle procedure di legge e dei 75 giorni per le comunicazioni alle parti sociali, infatti, non deve essere sembrato vincolante, poiché la Kavo Promedi ha preferito percorrere un’altra strada.
In primo luogo non si è curata di informare dei suoi progetti sulla succursale di Genova né i lavoratori né i sindacati che avevano incontrato qualche giorno prima delle vicende riportate.
Poi, un venerdì pomeriggio, mentre lo stabilimento si avviava alla normale chiusura serale, alcuni TIR sono stati scientemente imboscati nelle sue vicinanze, in attesa che anche l’ultimo lavoratore terminasse il turno. Questo traffico anomalo non è passato inosservato (siamo a Nervi, tranquilla località del levante genovese ed inoltre in una zona abbastanza isolata e quindi decisamente poco trafficata) ma sul momento non ha suscitato particolari curiosità e soprattutto allarmi.
Col favore della notte e protetta da guardie armate, la Kavo Promedi ha iniziato le operazioni di carico di tutti i macchinari presenti per trasferirli altrove, lasciando il capannone desolatamente vuoto.
Sono stati proprio i lavoratori (uno di loro è passato per caso nei pressi dell’azienda e insospettito dal traffico all’interno dell’azienda ha voluto capire cosa stesse accadendo ed ha avvisato gli altri) ad intervenire per primi sul posto bloccando sabato primo pomeriggio le operazioni ed impedendo che gli ultimi macchinari lasciassero lo stabile. Senza la loro prontezza di spirito, il rapido intervento delle Forze dell’Ordine, dei sindacati e la solidarietà di tutta la città con assessori regionali e comunali, gli sarebbe scomparsa l’azienda e si sarebbero ritrovati da un giorno all’altro senza lavoro. E’ stato solo grazie alla presenza in fabbrica dei lavoratori che non è stato possibile proseguire con lo smantellamento dei capannoni (anzi, gli operai hanno anche fatto scaricare alcuni macchinari dai TIR).
Al momento la Kavo Promedi si è vista costretta a rinunciare al suo “capitalismo da rapina”, ma non ha tuttavia rinunciato alla sua riorganizzazione in Germania, che sarà oggetto del prossimo negoziato e al quale è stata obbligata controvoglia. Nel frattempo la produzione è ferma: ai lavoratori, raggiunti con raccomandata da una lettera di licenziamento, è impedito l’ingresso allo stabile e i macchinari richiederebbero settimane di lavoro per essere riposizionati.
La Kavo Promedi gode di ottima salute. Il bilancio è in attivo e non è in crisi e quindi la sua esigenza di riorganizzazione, specie nelle illegali modalità che ha adottato, non è accettabile. Possibile, attraverso i suoi comitati liguri è stato tra i primi partiti a denunciare e condannare la vicenda, ad esprimere ai lavoratori colpiti solidarietà e la rabbia e l’indignazione di tutta la Città.
Attraverso i nostri rappresentanti, abbiamo chiesto al Comune di Genova di prendere una posizione chiara sull’accaduto e di ascoltare l’azienda nelle commissioni competenti.
Con il deputato Luca Pastorino e il consigliere comunale Gianpaolo Malatesta siamo andati alla Kavo Promedi a Genova Nervi per portare la nostra solidarietà ai lavoratori “scippati” della loro azienda.
Il Comitato di Possibile Full Monty, che si occupa di lavoro, ha promosso il presidio esteso poi a tutti i comitati di Genova. Siamo andati con focaccia e thermos di caffè, un piccolo gesto per dimostrare vicinanza umana oltre che politica. Abbiamo parlato con molti di loro, traumatizzati per una vicenda che non si sarebbero mai aspettati di vivere, dopo così tanti di anni di lavoro prestati con la massima dedizione. Abbiamo visto dolore e shock nei loro occhi, ma anche la volontà di non demordere e di difendere i loro diritti. Questa vicenda non deve diventare un precedente in Italia e dobbiamo evitarlo con tutte le forze.
Per questo motivo, i Comitati liguri di Possibile sentono la necessità di una norma che sanzioni severamente azioni come quelle della Kavo Promedi, affinchè non si ripetano più.
Per questo motivo, lunedì 15 febbraio abbiamo portato la nostra solidarietà partecipando anche alla manifestazione in corteo dai cancelli dell’azienda in Via del Commercio 34 a Genova Nervi.
Cristina Gagino
Andrea Guiducci
Comitato “Lavoro e Mobilità — Full Monty”